Non è ancora finita la pandemia che si torna al passato, ad immaginare soluzioni di problemi ventennali come quello delle liste d’attesa pensando che la responsabilità sia degli altri, ossia dei medici, e non dell’incapacità di coloro che governano o amministrano a trovare soluzioni. Così, mentre in tutta Italia finalmente la salute torna ad essere un obiettivo strategico per lo Stato ed i medici vengono invitati dal Presidente Mattarella ad aprire la sfilata del due giugno o ad essere presenti con lui alla cerimonia in onore di San Francesco Patrono d’Italia ad Assisi in segno di riconoscimento per l’impegno, la dedizione e la passione per assicurare cure ed assistenza contro il Covid in un servizio sanitario nazionale falcidiato dai tagli, la politica non trova di meglio che rispolverare una legge, già bocciata nella precedente legislatura dal Consiglio Regionale della Puglia, quella sulle liste d’attesa, che introduce sanzioni contro i direttori generali ed il blocco dell’attività libero professionale dei medici.
Hanno ragione i sindacati che chiedono risposte vere ai problemi e il rispetto dei professionisti unitamente ad un lavoro che garantisca la dignità di coloro che esercitano la professione.
Quello che sembra venir meno è proprio il rispetto e la dignità del lavoro dei medici e dei professionisti sanitari.
Lo scenario che abbiamo di fronte è sconfortante. Secondo i dati delle associazioni professionali mancano in Puglia 1600 medici, circa 5000 infermieri oltre ai tecnici, psicologi, ostetriche e altre professioni sanitarie. Il super lavoro, le ferie non godute, il tempo sempre più limitato per la propria famiglia e per se stessi insieme ad un aumento del fenomeno del burnout, ossia di una vera e propria malattia professionale che porta ansia e depressione, stanno costringendo molti medici a lasciare il posto di lavoro. Lo scorso anno oltre il 4% dei medici si è licenziato ed il fenomeno è in forte aumento.
“La mancanza di medici, di infermieri e tecnici rende di fatto impossibile assicurare con gli attuali strumenti una risposta efficiente alle prestazioni sanitarie richieste dai cittadini”, afferma Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari – “Servono risorse, la definizione del numero delle prestazioni non ancora erogate e soprattutto la disponibilità degli operatori pubblici e convenzionati a smaltire le liste di attesa. Serve soprattutto flessibilità e non una nuova legge regionale che introduca inutile rigidità ad un sistema complesso già normato da leggi nazionali”.
Si stima che siano oltre 200 milioni le risorse appostate nei bilanci delle Asl e non utilizzate per la mancata assunzione di personale sanitario. Quelle risorse potrebbero essere utilizzate per finanziare un piano straordinario per ridurre le liste d’attesa ed evitare così che i cittadini paghino di tasca propria le prestazioni erogate anche in libera professione.
“Si tratterebbe ovviamente di una soluzione ponte”, afferma Anelli, “da finanziare attingendo ai fondi preventivati per l’assunzione di nuovo personale, che al momento non sono utilizzabili perché non si trova nuovo personale da inserire negli organici”.
“Non servono nuove leggi, né soluzioni rigide che non farebbero altro che aggravare la situazione – continua Anelli – In questa fase serve invece flessibilità. E l’acquisto di prestazioni in libera professione o da personale convenzionato da parte del servizio pubblico potrebbe introdurre proprio la flessibilità di cui abbiamo bisogno. Quanto alla posizione dei Direttori Generali, sarà la politica a decidere secondo quali parametri valutare l’efficienza del loro lavoro e come eventualmente sanzionare le loro carenze organizzative”.
Autore: Redazione