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OMCeO Benevento. Nel ricordo di Roberto Stella e di tutti i Colleghi caduti nella battaglia contro Covid-19

In queste settimane noi, Medici e Odontoiatri, siamo passati dal ruolo di responsabili dei disservizi della Sanità Pubblica, dal bersaglio di violenze gratuite da parte di chi riteneva e ritiene di poterci aggredire impunemente ad EROI. Non saprei dire se siamo Eroi o Angeli, so solo che quotidianamente operiamo nel rispetto del nostro Codice Deontologico e del Giuramento di Ippocrate per la difesa della Salute delle Persone. Tra i tanti messaggi inviati all’Ordine mi piace condividere con Voi la lettera scritta dagli alunni della I-II-III Cc del “Liceo Scientifico G. Rummo” di Benevento, una vera e propria dichiarazione d’amore per la nostra Professione.

 

Cari medici, infermieri e operatori sanitari,
questo mondo è fatto di pochi metri di separazione tra platea e palcoscenico. In un lampo, in un istante si accendono i riflettori, si avvolge frettolosamente il sipario e noi, da spettatori appartati, diveniamo delle volte protagonisti della tragedia. Quest’anno, la data magica del 20-20, tutti noi ci auguravamo avesse in serbo delle grandi sorprese. Per ora, la sorpresa è questa, destabilizzante e distruttiva. Un Paese, il nostro, a piangere troppe vittime, mentre vive la responsabilità di un primato europeo mai desiderato. Così, abbiamo d’improvviso imparato a riconoscere, nelle persone segnate dalle visiere protettive, una nuova sponda di salvezza. L’unica possibile per un’Italia bisognosa di umanità, prima di tutto. Voi, medici, infermieri, operatori sanitari. Abbiamo riposto le nostre speranze in voi, consapevoli di aver aumentato il carico sulle vostre spalle. Perciò vi scriviamo questa lettera, dimostrazione del nostro riconoscimento.
Giorno dopo giorno, siete voi a combattere un conflitto ben diverso da qualsiasi altro affrontato prima d’ora. Voi, soldati appagati dalla vittoria di un sorriso dei guariti. Non avete abbandonato nessuno di noi, mossi in avanscoperta da senso civico, da un giuramento sacrosanto a cui far fede, dalla passione di portare aiuto. Qualcuno potrebbe dire che questo è semplicemente il vostro lavoro, ma è evidente che non è solo una firma sul contratto a farvi andare avanti. In questo momento state affrontando moltissime difficoltà, una tra le tante è il dover guardare uomini morire costantemente, avvertendo il macigno dell’impotenza. Voi medici, infermieri e personale sanitario siete ormai i genitori di questa piccola e dolorante Italia, che cerca disperatamente di tornare alla normalità. Certo, in queste settimane il senso di sacrificio si respira ovunque nelle nostre ore così diverse. La stessa parola sacrificio diventa forse più vera e autentica, meno comune e scontata, perché sperimentata nelle nostre vene. Il sacrificio più grande tuttavia è il vostro: sempre pronti a donare un sorriso e uno sguardo amorevole, pronti a soffrire con chi soffre e a dare speranza a chi l’ha persa. Giornali, programmi televisivi e radiofonici vide finiscono eroi, ma molti di voi non si rivedono in questa parola. “Non c’è nulla di eroico nel proprio lavoro”, ci ripetete. Eppure, con l’obbligo morale di non tornare a casa, rinunciate agli affetti per dare affetto, riducete la misura dell’amore alle lacrime di una video chiamata in famiglia. Spesso non tornate a casa, sforate di molto i vostri turni lavorativi, continuate a lottare anche quando le gambe cedono, per dare speranza a coloro che, soli e impauriti, cercano un conforto dietro la visiera. Voi sapete bene quanto sarebbe più facile mollare, quanto pesi il non arrendersi. Voi vi armate di coraggio, dietro una mascherina che nasconda innanzitutto l’inquietudine che vi lacera. Perché a noi non arrivi l’urto. Voi tranquillizzate qualsiasi respiro che si spezza, nonostante abbiate l’anima a pezzi.
Il motivo per cui noi tutti vi ringraziamo, e che ci ha spinti a scrivere questa lettera, è che per voi questo non è un sacrificio, per voi è una nuova vita, a cui si è senza indugi adattato il grande senso di responsabilità che vi contraddistingue. Così, mentre studiamo le gesta dei grandi condottieri greci e romani, dei paladini medievali, dei noti leader del secolo scorso, ci rendiamo conto che i veri eroi possono essere parte delle nostre vite senza accorgercene, possono parlare con le labbra di chi ci augura il buongiorno e possono lavorare con le mani di chi ogni giorno prepara da mangiare ai propri figli.
Il nostro pensiero, in particolare, è rivolto anche ai giovani medici e infermieri che proprio in questo periodo si sono trovati costretti a terminare prematuramente gli studi e l’apprendistato, e sono in prima linea a combattere il virus. Ragazzi costretti al grande salto prima del tempo, costretti in fretta ad uno stile di vita che non fa sconti.
Sperare è l’unico obbligo che a noialtri resta. Desiderare e credere in tutta la passione, la dedizione e l’inventiva che riponete nel vostro lavoro, nonostante qui al Sud gli ospedali suppliscano con la buona volontà alle carenze di fondi. Anzi, siete corsi voi in aiuto del Nord.
Ecco, se abbiamo ricevuto finalmente un Paese unito, l’uno per l’altro, il merito è vostro. Lascerete un’impronta indelebile non solo nel respiro, quanto soprattutto nel cuore di chi avete curato. Del resto, è ciò che fate durante questo periodo di difficoltà e per tutto l’anno. Che le generazioni future siano coraggiose quanto voi!
Con tanto affetto, dalle nostre case,
I-II-III Cc Liceo Scientifico “G. Rummo” (Bn)

 

Il presidente

Dr. Giovanni Pietro Ianniello

Autore: Redazione

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