OMCeO Biella. Il ricordo di Giorgio Falcetto del presidente Franco Ferrero

Riceviamo e diffondiamo la lettera di Franco Ferrero, presidente OMCeO Biella, in ricordo del collega Giorgio Falcetto.


Perdere un Collega con il quale hai lavorato per tanti anni lascia un vuoto, ma perderlo in questo modo così atroce lascia attoniti, increduli senza parole.

Conoscevo Giorgio perché ho lavorato con lui nel Nostro ospedale, andavamo spesso in sala insieme e l’ultima volta che l’ho visto all’Ordine dei medici era Ottobre di quest’anno.

La solita battuta “lavori ancora Giorgio?” e la sua pronta risposta “si non mi pesa, mi tengo in forma e poi dai Franco il nostro è il mestiere più bello del mondo.”

Così mi aveva risposto affermando che il lavoro di medico era per lui motivo per star bene, stare in salute, e non gli pesava.

Non gli pesava perché lui non faceva il medico, lui era un medico.

Era sempre presente anche nei momenti di aggregazione dell’Ordine: l’assemblea dei medici, le premiazioni dei colleghi anziani.

Era stato anche nel Consiglio dell’Ordine dal 2006 al 2008 perché il suo senso di appartenenza alla categoria era radicato nella sua coscienza.

Era presente perché si sentiva parte di una comunità, quella medica, quella comunità che lui conosceva bene, fatta di rinunce, di sacrifici, di ore di studio, di orari e cene saltate di festività in corsia, ma anche di soddisfazioni immense.

C’era sempre nei momenti in cui la nostra categoria si riuniva, era la sua occasione per vedere i colleghi e gli amici, per stare con Noi.

Giorgio aveva scelto come specialità la chirurgia, scelta e praticata fino all’ultimo, la sua conoscenza delle cose andava di pari passo con la sua lunga esperienza, nonostante studiasse ancora.

Tuttavia la sua curiosità, tenacia e perfezionismo non erano le uniche qualità che lo avevano reso un bravo chirurgo.

Lui era bravo perché amava il suo lavoro, era bravo perché davanti al suo camice bianco non c’era un malattia, ma un paziente, un essere umano.

Giorgio non si chiedeva mai: “chi te lo fa fare” lo faceva perché gli piaceva farlo.

Mi piace pensare che nonostante la sua fine sia stata ingiusta e crudele, nonostante riempia di dolore noi Colleghi e la sua famiglia, Giorgio ha però avuto il privilegio di fare fino all’ultimo quello che sapeva e amava fare nella sua vita: il medico.

Per lui la medicina era la maggiore gratificazione, la fiducia dei suoi pazienti il premio più grande, e la passione per lo studio hanno ritmato incessantemente la sua esistenza.

Circolano notizie inquietanti circa le motivazioni dell’aggressione ovvero la possibilità che l’aggressore potesse essere in qualche modo un ex paziente insoddisfatto.

Questo aggiungerebbe ulteriore rabbia nei confronti di questo gesto: un medico non può essere aggredito al termine di un turno di lavoro.

Una società che non difende i suoi medici non difende se stessa.

Lui aveva iniziato nel 1970 un viaggio laureandosi a soli 24 anni, un viaggio che gli aveva dato soddisfazioni ma che inesorabilmente gli aveva chiesto tanti sacrifici, un viaggio in cui i pazienti con le loro fragilità erano le mete da raggiungere.

Nonostante il triste epilogo Giorgio è stato un uomo fortunato ha potuto fare ciò che amava fare nella vita ovvero dedicarsi alla scienza e ai pazienti con l’entusiasmo e la freschezza del giorno della sua laurea.

 

Franco Ferrero
Presidente OMCeO Biella


 

In foto: la spilla che Falcetto avrebbe ricevuto per i 50 anni di laurea, e che sarà consegnata alla sua famiglia.

Autore: Redazione

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