“L’esperienza della emergenzialità durante e dopo la pandemia da Covid-19”
Aspetti clinici, etici e deontologici.
Si riparte dalla qualità della cultura medica.
Si è tenuto lo scorso 9 ottobre il convegno “L’esperienza della emergenzialità durante e dopo la pandemia da covid-19” organizzato dal’OMCeO e dall’ OPI di Imperia.
In una fase di risposta sanitaria alla pandemia da Covid-19, il convegno si è posto come obiettivo una riflessione profonda e complessa sull’impatto che la pandemia ha avuto e continua a esercitare sull’assetto organizzativo e assistenziale del Servizio Sanitario Nazionale con particolare riferimento alla quotidianità professionale e ai vissuti personali degli operatori sanitari.
Autori di rilevanza nazionale, con prospettive interdisciplinari, si sono riuniti per confrontarsi e riflettere su ciò che l’emergenza ha insegnato e ha lasciato nella quotidianità.
La giornata è stata anche una ripartenza per il rinnovato Gruppo di Lavoro Etica e Deontologia dell’Ordine Provinciale dei Medici e degli Odontoiatri di Imperia e per tutto il sistema ordinistico.
Più di 200 medici riuniti in una location d’eccezione: il Roof del teatro Ariston di Sanremo che per l’occasione è diventato un punto di interesse per la professione medica e per tutta la cittadinanza. Un cuore pulsante all’interno della città per sancire la necessità di rilanciare l’incontro culturale di qualità profonda, dal punto di vista antropologico, scientifico ed etico.
Al Presidente dell’OMCeO di Imperia abbiamo chiesto alcune riflessioni su questa giornata che è appunto un segnale di rinascita e di rilancio sulla cultura medica.
Dott. Alberti, come è nata questa scelta?
“Abbiamo scelto un teatro come location per puntare su numeri alti di ripartenza in presenza dopo un lungo e sofferto silenzio. Non eravamo certi di arrivare fino qui, ma oggi possiamo dire che l’incertezza è stata un elemento di grande forza e fiducia.
L’Ariston è cultura ed è spettacolo. Un convegno medico fatto qui significa condividere un forte messaggio: ripartiamo insieme, nel segno della cultura e della tradizione.
Questa sede è stata concessa gratuitamente al nostro Ordine come messia di grande riconoscenza e alleanza e non potevamo attendere di meglio”.
Un argomento come quello della fragilità è molto impegnativo e al contempo può rischiare di essere dissonante rispetto a uno scenario di vitalità da rivendicare, dopo un lungo percorso di sofferenze e difficoltà. Quali le sue riflessioni?
“Il nostro Ordine – che collabora da molto tempo con l’Istituto di Bioetica dell’Università di Genova annesso all’Istituto di medicina legale – ogni anno propone un argomento declinato dal punto di vista bioetico. Ci è sembrato che partire dalla fragilità fosse l’atto più etico verso i nostri pazienti.
Abbiamo scelto questo tema come lente di lettura di un periodo pandemico che ha messo in evidenza anche patologie del tutto sommerse e le ha messe in luce in modo molto forte, crudo e impietoso. Oggi noi vogliamo ridare senso a un pezzo di storia tragica per la nostra comunità e per tutta la nostra Professione.
Abbiamo davvero guardato oltre, pensando a ricostruire, risignificare una relazione, quella tra medico e paziente, che la pandemia ha messo a dura prova. Immaginiamo il fitto sistema di falsificazioni che oggi popolano la rete a diversi livelli, innescando comportamenti pericolosi e progressivi contagi di disinformazioni: su questo abbiamo voluto ragionare insieme ai massimi esperti del settore per capire cosa possiamo fare, dove possiamo migliorarci.
Con il nostro Convegno abbiamo voluto mettere a sistema tutto questo, da una parte il vissuto di colleghi che hanno attraversato l’emergenza, portando le loro narrazioni, i loro dubbi e le paure. Dall’altra raccontando le strategie di reazione e adattamento che la Professione ha messo in atto per arrivare sempre a meta: per salvare la vita di molti pazienti. Tutto questo ancorandoci fortemente all’evidenza clinica e al rigore deontologico a partire da tre parole chiave per il nostro convegno: persona, missione, resilienza”.
“Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”: questo pensiero di Papa Francesco è stato un’eco costante per tutto il Convegno. Perché il pensiero di qualità è più forte del pregiudizio e non è mai divisivo.
Un Convegno quello dell’OMCeO di Imperia che lascia una traccia forte come a ribadire l’importanza di tornare a fare cultura, a costruire sodalizi intellettuali che rompono argini e confini e vanno oltre.
Per un’oltranza della passione medica che qui si è espressa al massimo grado.
Autore: Redazione