L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Oristano esprime profonda indignazione per la sistematica distruzione di ospedali e presidi sanitari nella Striscia di Gaza e per le vittime tra civili, pazienti e personale sanitario. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre metà delle strutture ospedaliere a Gaza non è più in grado di funzionare. Le immagini di neonati senza incubatrice, medici costretti a operare senza anestesia, ambulanze bombardate non sono solo cronaca: sono ferite aperte inflitte all’umanità intera. Il Diritto Internazionale Umanitario stabilisce in modo inequivocabile che strutture e operatori sanitari, ambulanze e farmacie devono essere rispettati e protetti. Colpirli significa violare la più elementare regola di civiltà.
Tra le vittime vi sono migliaia di bambini: i più indifesi, che non possono e non devono mai essere considerati “danni collaterali”. Allo stesso modo, gli ostaggi civili devono essere liberati senza condizioni: nessun essere umano può essere privato della libertà o usato come strumento di guerra.
Il Codice di Deontologia Medica ci ricorda che il compito del medico è prendersi cura di ogni persona, senza alcuna discriminazione, tutelandone la vita e la salute in ogni circostanza, indipendentemente da torti, ragioni o appartenenze.
Per questo l’Ordine di Oristano:
Condanna senza ambiguità ogni attacco a ospedali, ambulanze, operatori sanitari, pazienti e civili.
Chiede il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario e l’apertura immediata di corridoi umanitari sicuri per far arrivare cure, acqua, cibo ed energia.
Esprime solidarietà alle vittime innocenti, in particolare ai bambini, che non devono mai pagare il prezzo della guerra.
Invoca la liberazione immediata e incondizionata degli ostaggi civili, in nome dello stesso principio umanitario che tutela i malati, i bambini e i civili sotto le bombe.
Sostiene tutte le iniziative pacifiche e nonviolente che richiamino l’urgenza di proteggere la vita e favorire un cessate il fuoco, comprese veglie e momenti di digiuno civile.
Chiede il pieno coinvolgimento delle Nazioni Unite e indagini indipendenti della Corte Penale Internazionale per accertare le responsabilità delle violazioni contro civili e strutture sanitarie.
Come comunità professionale, ribadiamo con forza che i medici non sono e non devono mai essere parte del conflitto. Sono parte della cura, della speranza e della vita.
Ufficio Stampa OMCeO Oristano
Autore: Redazione