La valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale passa dall’innovazione delle tecniche diagnostiche, fondamentali per gli interventi di restauro
Nasce in Sicilia il primo team italiano di specialisti dedicato alla diagnostica per immagini applicata all’arte. Obiettivo, sviluppare e affinare le metodologie di restauro dell’immenso patrimonio culturale del Paese per garantirne l’ottimale fruizione nel tempo attraverso l’innovazione delle tecniche diagnostiche, necessarie agli interventi di restauro.
A lanciare il progetto, a Villa Magnisi venerdì 23 ottobre, nel corso dell’incontro “Radiologia e Arte: il Medioevo”, il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, membro della Federazione nazionale FNOMCeO. Che ha detto “Se l’arte si serve della scienza è necessario entrare nel suo mondo, sviluppando due pilastri: educazione alla prevenzione e scienza”.
A guidare il team di specialisti sarà il radiologo Giuseppe Salerno, insignito dall’Unesco del titolo ‘Tesoro umano vivente’, che da oltre 35 anni utilizza la sua professione per scoprire i segreti di tanti capolavori. “Nonostante il ruolo fondamentale della diagnostica per immagini – ha spiegato l’esperto – sia conosciuto e considerato necessario tra le metodiche d’indagine non invasive applicate all’archeologia, a dispetto delle sue enormi potenzialità non rientra ancora tra quelle applicate di routine nella diagnostica artistica ed archeologica. Sono pochissimi, infatti, i musei e i centri di restauro che dispongono di sezioni radiologiche autonome dedicate. Probabilmente è questa la causa del ritardo tecnologico della radiologia applicata all’arte, insieme alla mancanza di operatori. A differenza della radiologia medica, ambito in cui non si parla più di radiologia ma di diagnostica per immagini, proprio per sottolineare la molteplicità delle metodiche disponibili (radiologia digitale, Tc, Pet, ecografia, risonanza magnetica e altre), una rivoluzione tecnologica che ha consentito ai medici diagnosi una volta impensabili, ma che nell’arte sono ancora poco disponibili, nonostante da anni assistiamo al tentativo di internazionalizzare il prodotto di punta del nostro Paese: la cultura. La cui ricchezza non è solo un elemento identitario, ma un credibile ed auspicabile fonte di reddito e di occupazione”.
Secondo gli specialisti, al percorso di valorizzazione del patrimonio storico e artistico deve corrispondere lo sviluppo delle metodologie di restauro e delle tecniche diagnostiche perché
sono tante le analogie tra arte e medicina, soprattutto nell’ambito della prevenzione. “Un’attività silenziosa – come l’ha definita l’architetto Guido Meli, portando ad esempio il crollo del ponte Morandi di Genova – , che non fa rumore come i danni che arrivano quando non si interviene preventivamente. Così come bisogna andare dal medico quando non si sta bene, se si ha a cuore il patrimonio culturale, è necessario intervenire prima che si arrivi al degrado”. Perché, come ha detto Giuseppe Imburgia “l’esperto tocca un’opera d’arte come il medico tocca la pancia del paziente”.
Autore: Redazione