OMCeO Parma. Convegno nazionale su “Atto e ruolo medico”

Anelli: “Il medico è il garante della democrazia del bene”

Muzzetto: “Serve una normativa che riconosca il medico come responsabile unico del percorso clinico del paziente. Con le altre professioni sanitarie la strada è quella di un lavoro collegiale nel rispetto di ruoli e specifiche competenze”


Si rende necessaria una normativa che si esprima nel riconoscimento del medico come responsabile unico del percorso clinico del paziente e che, al contempo, precluda ogni decisione unilaterale amministrativa che vada a incidere sugli ambiti di professionalità peculiari del medico. I recenti approcci verso una task shifting con le altre professioni sanitare sono infatti impensabili se si vuole garantire il bene salute, che si assicura solo con un lavoro collegiale, nel rispetto di ruoli e specifiche competenze acquisite con la formazione e l’esperienza.

È quanto emerso durante il convegno nazionale “Atto e ruolo medico dieci anni dopo – Aspetti professionali, etici e deontologici”, che si è svolto al Campus universitario di Parma, con la partecipazione del Presidente nazionale FNOMCeO Filippo Anelli, del Presidente nazionale ENPAM Alberto Oliveti, esperti di diritto ed esponenti del Comitato Centrale della Federazione, della Consulta deontologica nazionale e del Comitato nazionale di Bioetica.

Al centro, appunto, il ruolo medici di fronte all’integrazione con le professioni sanitarie nell’ambito della cura, dell’assistenza e della tutela della salute del cittadino.

“Il medico è il garante della democrazia del bene. E credo rappresenti un valore fondamentale all’interno della nostra Repubblica, come custode dei principi costituzionali, tra cui il diritto alla salute, ma anche alla vita, all’autodeterminazione e all’uguaglianza. In base a questa convinzione crediamo occorra una normativa in grado di definire esattamente il suo ruolo, riconoscendo la sua funzione sociale, ampiamente dimostrata durante la pandemia. Sin dalle prime fasi dell’emergenza, infatti, ha messo in campo le sue competenze non solo cliniche ma anche organizzative, ha elaborato strategie e piani di intervento, è stato protagonista di progetti di ricerca e sviluppo di terapie in grado di fronteggiare la malattia. E soprattutto ha posto al centro il bene comune, con abnegazione e spirito di sacrificio. Un’evidenza circa l’indispensabilità del suo ruolo, che stona con un orientamento politico amministrativo che, di fronte a una vacatio legis, sta ingenerando un clima conflittuale e di confusione con le altre professioni sanitarie, circa chi deve fare cosa, soprattutto in campi di confine come l’emergenza-urgenza. Ma non solo. Ecco perché bisogna differenziare e ben definire l’agire, tra funzioni e responsabilità, partendo dalla storia, dall’esperienza e dalla cultura”, spiega il Presidente FNOMCeO Filippo Anelli.

Sulla stessa linea Pierantonio Muzzetto, Presidente OMCeO di Parma e coordinatore della Consulta Deontologica nazionale FNOMCeO: “Una buona sanità presuppone che i risultati trovino compimento in un lavoro collegiale fondato sulla collaborazione multiprofessionale, nel rispetto delle singole autonomie individuali. Non sono contemplabili a nostro parere modelli organizzativi “liquidi e indefiniti”, dettati da stilemi “politici” che nulla hanno a che vedere con la buona sanità, ma traggono origine da intenti economicistici”.
Autonomie individuali che non possono che derivare esclusivamente dal percorso di studi effettuato e da cui derivano ruoli, funzioni e responsabilità.

“Il naturale sviluppo delle professioni deve essere garantito nel rispetto del limite dell’agire di ciascuna figura e del ruolo e funzione determinati dalla formazione, ufficiale e riconosciuta. Ogni competenza non acquisita secondo il riconosciuto piano formativo, condurrebbe ad improprie e pericolose duplicazioni professionali con problemi di responsabilità dell’agire e nel coordinamento degli interventi di salute”, aggiunge Muzzetto.

Ecco perché, se si vogliono attribuire funzioni mediche ad altre professioni, bisognerà riscrivere corsi di laurea che abilitino alla competenza, tirocini e percorsi di aggiornamento continuo compresi.

Ecco perché si rende necessaria una definizione legislativa che riconosca il medico come unico leadership nel sistema di cura e assistenza. Anche perché la professione sottende, oltreché il possesso di specifiche competenze, un rapporto fiduciario binario, basato sul consenso, sulla conoscenza e sull’esperienza, secondo un principio di responsabilità inderogabile e di garanzia nei confronti del cittadino e dello Stato.

Ed ecco infine perché è urgente colmare l’attuale handicap legislativo che vede l’abbondante messe normativa che riguarda le professioni sanitarie oltremodo sproporzionata a fronte dell’inesistenza di una garanzia giuridica.

Sull’importante tema per la professione sono intervenuti diversi presidenti OMCeO d’Italia: Salvatore Amato di Palermo, Guido Giustetto di Torino, Giuseppe Guerra di Cuneo, Marco Ioppi di Trento, Giovanni Leoni di Venezia (Vicepresidente Nazionale FNOMCeO), Claudio Lucia di Asti, Antonio Magi di Roma, Roberto Monaco di Siena (Segretario FNOMCeO), Umberto Quiriconi di Lucca, Bruno Zuccarelli di Napoli.

Hanno portato le loro tesi anche Maurizio Benato, Componente Comitato Nazionale di Bioetica (CNB), Claudio Buccelli, professore emerito di Medicina legale Università Federico II di Napoli, Gianfranco Iadecola, Giurista già Magistrato della Corte Cassazione e Antonio Panti, già Presidente OMCeO Firenze.

Buona parte degli intervenuti sono parte della Consulta deontologica nazionale FNOMCeO.

Autore: Redazione

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