Venerdì 29 luglio, h. 17, incontro al Meeting europeo di Fridays for Future
Gli effetti negativi che il cambiamento climatico provoca sulla salute, ma anche il ruolo che possono svolgere i medici nel sensibilizzare i cittadini e nel promuovere comportamenti più corretti e rispettosi dell’ambiente. A cominciare da quanto accade nei sistemi sanitari che, secondo alcuni studi, incidono sul riscaldamento globale per almeno il 4-4,5 per cento.
Di questo si discuterà venerdì 29 luglio a Torino, nell’ambito del Meeting europeo di Fridays for Future, in occasione dell’incontro “La crisi climatica è una crisi sanitaria” (Campus Luigi Einaudi – ore 17).
Parteciperanno:
- Paolo Vineis, professore ordinario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra;
- Anna Ravetti, medico, coordinatrice della Commissione Medico e Ambiente dell’Ordine dei Medici di Torino;
- Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei Medici di Torino;
- Claudio Gianotti, medico – ISDE Giovani
La presenza dei medici al meeting di Fridays for Future non riveste un semplice significato simbolico ma vuole, in concreto, rappresentare un nuovo spunto di discussione sulla crisi climatica in corso. Innanzitutto, attraverso una stima dell’impatto che il cambiamento climatico sta avendo sulla salute delle persone. In Italia, come spiegherà il professor Vineis nel corso del suo intervento, c’è stato ad esempio un costante aumento dei giorni di esposizione a ondate di calore, con una media annuale di quasi 100 milioni di giorni-persona in più nel 2010-2020 nel confronto con il 1986-2005. Un valore destinato a peggiorare.
Verrà poi affrontato un tema ancora poco conosciuto: come anche il sistema salute, con le prestazioni sanitarie che vengono erogate ai pazienti, incida per una quota nel fenomeno del riscaldamento globale.
“Si stima che possa contribuire per circa il 4-4,5%, in gran parte a causa dell’energia usata e dei materiali utilizzati nell’effettuazione degli esami – sottolinea il presidente dell’Ordine Guido Giustetto -. Ad esempio, ogni mille test del sangue inquiniamo, attraverso la produzione di CO2, come se percorressimo 700 chilometri in automobile. O ancora, una macchina per la risonanza magnetica che lavori per un anno mediamente produce una quantità di CO2 corrispondente all’inquinamento prodotto da un’auto che viaggi per 500mila chilometri. Se consideriamo che circa il 20-30% delle prestazioni mediche sono ritenute inappropriate, è evidente ci possono essere margini per intervenire su questo aspetto”. (l’intervento sul sito FNOMCeO).
“Noi crediamo – aggiunge Giustetto – che il medico possa avere un ruolo molto importante nel sensibilizzare la popolazione, ma anche i propri colleghi, sulle problematiche di carattere ambientale. L’Ordine da tempo si occupa di questo tema, anche con la sua Commissione Medico e Ambiente: tutelare l’ambiente significa anche proteggere la salute delle persone”.
Autore: Redazione