Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, a Gaza gli ospedali non funzionano più e si sono trasformati in cimiteri: non più un luogo di cura ma un luogo di morte.
Se esiste forse qualcosa di peggiore di una guerra, per un medico è l’idea che ci siano feriti gravissimi e di non poterli soccorrere. Che ci siano pazienti curabili, ma non più l’elettricità e i farmaci per poterli curare.
Eppure i medici, da cosa raccontano gli organi di informazione, rimangono lì, negli ospedali, sotto i bombardamenti, senza acqua, cibo, elettricità. I medici e gli infermieri non sono obbligati se non
dall’etica, che è la stessa per tutti noi, a stare accanto ai pazienti, anche se non possono quasi più fare nulla per loro.
Noi siamo i medici di Gaza, come siamo i medici di tutti i territori in guerra. Per questo ci uniamo all’appello della Croce Rossa internazionale per chiedere urgentemente la protezione del personale sanitario, dei pazienti e il risparmio degli ospedali. E ci uniamo alla richiesta dell’Onu di un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. Perché l’orrore si fermi.
Autore: Redazione