The Lancet ha pubblicatoun interessante articolo nel quale viene valutato il livello di tutela dellasalute delle donne che hanno scelto di interrompere medicalmente ochirurgicamente una gravidanza in corso nel periodo tra il 2014 e il 2014. Perfarlo gli autori hanno elaborato matematicamente delle stime statisticheutilizzando il Teorema di Bayes partendo da dati empirici disponibili sull’aborto, suddivisi secondo tre livellidi classificazione, in base alla definizione dell’OMS di aborto non sicuro.
Dei 55, 7 milioni di aborti praticati ogni anno nel Mondo tra 2010-14, gliautori dell’articolo stimano che soltanto 30,6 milioni di interventi abbiano rispettato gli standard di sicurezzaper la salute delle donne. 25 milioni emezzo di interventi non sono stati eseguiti in sicurezza e otto milioni diquesti hanno messo a repentaglio la vita delle donne causando spesso la loro morte.
Nella ripresa di questoarticolo pubblicato da The Lancet da parte di molti giornali non medici si èsottolineato che la sicurezza della pratica abortiva è direttamenteproporzionale al livello economico del Paese dove l’aborto viene eseguito: gliinterventi meno sicuri risultano infatti quelli praticati in molti Stati dell’Asia,dell’Africa e del Sudamerica.
Questo dato, per quantograve, ingiusto e necessario di correttivi urgenti da mettere in atto nel piùbreve tempo possibile, era purtroppo atteso e, più di una vera notizia, quellasottolineatura costituisce l’ennesima verifica sperimentale di una notiziapurtroppo nota da moltissimo tempo. Meno scontato invece il dato che mette inrelazione la sicurezza dell’aborto con le leggi che regolano questa praticamedica: la percentuale di aborti non sicuri era significativamente più alta in Paesiche si sono dotati di leggi molto restrittive sull’aborto. Si può dire quindi che il proibizionismofavorisce la pratica dell’aborto clandestino, focalizzando nel contempo ilruolo protettivo per la salute svolto dalla buona disponibilità economica individuale.
In fondo un’altra conferma,questa, di una notizia nota da tempo e che riguarda anche gli abitanti delPaesi più sviluppati economicamente: chi è più ricco, ha la possibilità diavere più istruzione e quindi più informazioni, si nutre meglio, vive piùserenamente, ha più risorse per curarsi… e quindi vive più a lungo.
Fonti
Autore: Redazione FNOMCeO