Report. n. 58/08
OSPEDALI & SALUTE: VI Rapporto Annuale 2008
Premessa
E‘ stato presentato in questi giorni, a cura dell‘AIOP (Ass. Italiana Ospedalità Privata), il VI rapporto annuale 2008 Ospedali & Salute.
Un impegno assunto dall‘AIOP ormai da tempo come funzione di servizio nei confronti degli operatori, dei decisori della sanità e dell’opinione pubblica, attesa anche l‘importanza strategico-sociale del settore ospedaliero che assorbe un importo enorme del Paese pari al 56,9% della spesa pubblica globale e coinvolge ben 650.000 operatori e 12 milioni di italiani.
Ovviamente l‘AIOP auspica che rimanga sempre viva la “tensione“ della effettiva parità di trattamento tra strutture pubbliche e strutture private accreditate di fronte allo sviluppo qualitativo e quantitativo della domanda di salute e di spedalità secondo quelli che sono i parametri applicativi stabiliti negli accordi e la linea di progressiva liberalizzazione dei servizi vigente ormai nell‘unione Europea.
Una domanda matura di ospedalità
La maturità della domanda di servizi si manifesta sul piano delle propensioni a scegliere la struttura ritenuta migliore nell‘ambito dell‘offerta ospedaliera complessiva tra la struttura pubblica, il privato accreditato e il privato.
Nel corso del 2008 12 milioni di persone adulte hanno avuto accesso ai servizi ospedalieri e di esse il 20,2% ha scelto l‘ospedale pubblico (25,7% nel 2003); il 37,5% ha scelto l‘ospedale privato accreditato (46,1% nel 2003) ed il 37,4% ha scelto una clinica privata (56,6% nel 2003).
Nel rapporto viene evidenziato come sia cresciuta, nel corso degli anni, la conoscenza delle possibilità di utilizzare gli ospedali privati accreditati anche da parte di chi ha utilizzato negli ultimi dodici mesi un ospedale pubblico: in cinque anni, infatti, la proporzione dei bene informati sale dal 63,7% al 68,1%; rimane il problema che 1/3 degli utilizzatori effettivi di una struttura ospedaliera nel 2008 non conosce ancora a possibilità di curarsi presso un ospedale privato accreditato senza dover sostenere alcun onere aggiuntivo.
Da un‘ultima intervista effettuata nel 2008 sui servizi ospedalieri risulta che 9 persone su 10 ritengono importante non tanto la qualità giuridica della struttura scelta, quanto un insieme di altri fattori, come ad esempio la specializzazione di cui si ha effettivamente bisogno in un determinato momento, la qualità delle prestazioni, la vicinanza dell‘ospedale rispetto all‘abilitazione (per cui si può prestare una migliore assistenza da parte dei famigliari).
Tutti i dati presentati nel rapporto (e sono tantissimi) tendono a dimostrare come lo sviluppo di un sistema ospedaliero misto porti non solo ad un miglioramento dei processi organizzativi, ma anche ad un potenziamento delle dotazioni delle strutture di entrambi i settori.
L‘esempio più eclatante, superata la competizione qualitativa, di una logica collaborativa così detta “dal basso“ è quella che può essere messa in atto allo scopo di “scolmare“ le liste di attesa grazie anche ad accordi tra Sistemi Sanitari Regionali e ospedali privati accreditati.
Secondo l‘indagine Ermeneia nel 2008 il 61,4% degli utenti pazienti hanno sperimentato le liste di attesa. Di questi 11,6% si è trovato ad attendere oltre i 60 giorni e fino a 120 e un ulteriore 8,3% al di là dei 120 giorni.
Appositi accordi stipulati tra Sistema Sanitario Regionale e ospedali accreditati in Lombardia e in Emilia Romagna hanno ridotto progressivamente i tempi di attesa da un minimo del 60% ad un massimo dell‘81% nel periodo 1997-2008 altri esempi di possibile collaborazione “dal basso“ sono l‘offerta dei servizi di emergenza, la crescita dell‘attività protesica (nuca – ginocchio – spalla) e infine il settore più delicato, dove il sistema pubblico ha deciso di impegnarsi meno, come quello della riabilitazione o della lungodegenza.
Il contenimento della spesa
La spesa ospedaliera totale (pubblica + privata accreditata) è stata nel 2007 pari a 47.1 miliardi di euro pari al 54,9% della spesa sanitaria pubblica totale (85,8 miliardi di euro); la spesa per gli ospedali privati accreditati è stata pari, nel 2007, a 3.535 miliardi di euro pari al 4,1% della spesa totale.
Di fronte a questi dati il rapporto evidenzia:
– una stabilizzazione del 4,1%, negli ultimi quattro anni dopo una graduale contrazione tra il 1999 e il 2003, rispetto alla spesa sanitaria pubblica totale;
– una riduzione rispetto alla spesa ospedaliera pubblica totale;
– una stabilizzazione rispetto al PIL (0,28%) mentre il rapporto tra spesa ospedaliera pubblica totale e PIL risulta in sostanziale crescita nel tempo raggiungendo il 3,66% nel 2007.
A tutto ciò si aggiunga un rapporto delle spese per paziente dimesso che risulta essere 2,3 volte minore (dati 2007) per gli ospedali privati accreditati rispetto a quelli pubblici: 1.831 euro contro 4.206 euro in media.
Appare dunque evidente – si sottolinea nel rapporto – come il contributo della componente ospedaliera privata accreditata manifesti, nel tempo, una dinamica di controllo/contenimento dei costi. Anche perché la diminuzione eventuale della spesa
pubblica per l‘ospedalità in generale passa di preferenza attraverso le strutture private, stante la rigidità dei costi che presentano quelle pubbliche.
E‘ stato possibile offrire solo uno stralcio del rapporto che si compone di 334 pagine ed una infinità di tabelle comparative (le opinioni dei cittadini sugli ospedali italiani – intramoenia e liste di attesa – la mobilità ospedaliera – le famiglie italiane e l‘ospedalità – sistema ospedaliero misto ecc…),
La conclusione politica è che si tratta di decidere una volta per tutte quale sia il ruolo di un soggetto (ospedalità pubblica accreditata) che può giocare un ruolo positivo sia sul piano della competizione sia sul piano della collaborazione nei confronti dell‘ospedalità pubblica, per distribuire opportunità di accesso migliori ai servizi ospedalieri da parte dei cittadini che risiedono nei diversi territori del Paese in condizioni, possibilmente, di pari opportunità.
P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO
Roma, 22/12/2008
Autore: Redazione FNOMCeO