Presidente Benato, come si integra la tutela dell’ambiente con la mission del Medico?
Lo scopo della medicina fin dagli albori è sempre stato totalizzante. Questo concetto è chiaramente espresso anche nel giuramento ippocratico “… giuro su Igea e Panacea prendendo come testimoni tutti gli dei e le dee….” Le dee Igea e Panacea incarnano la prima l’igiene e la prevenzione, la seconda il rimedio e la cura. Il medico è quindi tenuto non solo ad applicare una medicina curativa ma a promuovere anche una medicina della salute. D’altro canto il moderno pensiero bioetico suggerisce che una medicina giusta e seriamente intesa deve essere pronta a sottrarre denaro e risorse al dominio tecnologico per destinarli altrove. Il fine è quello di creare un più forte senso di responsabilità personale nei confronti della propria salute e dell’ambiente che ci circonda. Sotto questo profilo la medicina quindi si colloca, tra le pratiche dell’attività umana, non solo quale arte e scienza della diagnosi e del trattamento della malattia ma anche del mantenimento della salute. Voglio ricordare che la sola assistenza medica ha contribuito in misura comparativamente modesta allo stato di salute della popolazione, mentre i più importanti successi realizzati nei secoli passati sul piano della salute vanno sicuramente attribuiti allo sviluppo comportamentale e culturale. E’ quindi compito del medico ricercare nella pratica l’equilibrio tra la medicina moderna curativa – PANACEA – con la pratica della igiene e prevenzione – IGEA –
Ricomponendo queste due metà, si eviterebbe di curare il male in una società e in un mondo che è la prima fonte dei problemi sanitari, spesso infatti lo sviluppo, la modernizzazione, l’avanzamento tecnologico, portano con sé parecchi disastri, in campo ecologico ma anche antropologico e sociale.
E come può contribuire l’esperienza della medicina alla creazione di una coscienza ecologica o, più concretamente, all’obiettivo di un ambiente più sano ed a misura d’uomo?
Nell’interpretazione del significato ippocratico più recondito, la medicina deve servire non solo per riparare ai mali naturali, o prodotti dal disagio sociale e ambientale, ma essendo essa una sintesi di scienza, pensiero esistenziale ed etica deve servire per porci le domande giuste nei confronti di ciò che sta alla base della nostra vita. La medicina ha sempre messo sullo stesso piano la conoscenze e l’etica al fine di
favorire una autonomia professionale e di evitare condiscendenza a posizioni di potere così come a posizioni ideologiche dogmatiche.
Riscoprire la dimensione etica significa rafforzare le scelte morali, radicare l’ethos di un popolo e penso che anche questo sia una parte essenziale dei compiti della medicina. La crisi ecologica odierna è frutto di un’economia e di una società il cui aspetto distruttivo prevale su quello costruttivo. Sul piano educativo, i medici hanno la responsabilità di suggerire stili di vita virtuosi richiamandosi ai principi di sempre, un po’ dimenticati nell’euforia dello sviluppo economico senza precedenti. Uno sviluppo che, accanto a tante potenzialità, si è spesso esaurito in uno sconsiderato spreco di massa. Gli esempi non mancano: alimentazione inadeguata, abuso di sostanze tossiche e
carenza di attività fisica, per non parlare della permanenza in luoghi fortemente inquinati che aumentano considerevolmente l’incidenza di malattie cardiocircolatorie, respiratorie e tumorali.
Si dimentica l’esperienza del passato, in cui le vittorie della medicina sulle grandi epidemie peste, tifo colera tubercolosi sono state ottenute sul piano della prevenzione, con interventi pubblici prima ancora di conoscere in dettaglio i fattori patogeni.
Quindi, come procedere?
Sul piano della comunicazione scientifica, la professione si propone quale supporto agli organi di governo nazionale, regionale e locale, partecipando alla pianificazione degli obiettivi strategici e alla programmazione delle azioni per la promozione e la protezione dell’ambiente e della salute.Tutto ciò non dimenticando il rapporto con i cittadini, favorendo l’informazione e la loro partecipazione alla formazione delle decisioni istituzionali, sulla base di un processo interattivo di scambio di informazioni e opinioni tra individui, gruppi, esperti e istituzioni. Le conoscenze scientifiche in questo campo sono sicuramente la componente necessaria anche se spesso non sufficienti ma una razionale costruzione scientifica permette di evitare posizioni prettamente ideologiche.
Un bel po’ di lavoro…
Non mi nascondo le difficoltà per lo sviluppo di una coscienza ecologica ai vari livelli personale e comunitario, anche perché dovrebbe essere accompagnato da adeguati interventi sul piano politico, per assicurare le condizioni di uno sviluppo sostenibile, mediante il controllo della gestione dell’ambiente, che richiede integrazione di approcci: da quello biologico, a quello economico, da quello industriale a quello giuridico ed etico.
Regole e strategie per la difesa ambientale e per la salute pubblica saranno dettate dalla Carta di Padova. Ci può dare qualche anticipazione, anche se di carattere generale?
Come ho già avuto modo di dire, la medicina nel suo svolgimento storico, ha acquisito stabilmente nel proprio ambito concettuale la categoria di Ambiente e non per ultima la categoria Politica di Salute Pubblica per cui viene superato il concetto della cura individuale ad personam per rivolgersi ad una difesa della salute applicata ad societatem. Tutto questo e’ recepito nella Carta di Padova, con l’impegno della Professione medica a creare e comunque sviluppare l’approccio interdisciplinare con altre professioni per risolvere con la maggiore efficacia possibile le diverse problematiche ambientali nel loro rapporto con la salute degli individui e della collettività.
Autore: Redazione FNOMCeO