Tra poche ora a Padova si apre il convegno “Ambiente e salute“. Qui verranno presi in esame i rischi, le emergenze ecologiche, i loro effetti sul benessere individuale e sulla sanità pubblica. Alla fine del Convegno verranno codificate le strategie da adottare. Sarà una “Carta per la tutela dell’ambiente e della salute” a mettere, infatti, nero su bianco i principi per una corretta analisi e gestione dei problemi ambientali nei loro rapporti con la salute collettiva. Questa Carta è il risultato di oltre un anno di lavoro comune tra la Fnomceo e Isde Italia, Associazione Medici per l’Ambiente (International Society of Doctors for the Environment). Il manifesto sarà presentato a Padova il 10 Maggio, a conclusione del convegno.
“Noi medici”, afferma Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo “siamo i primi testimoni delle ricadute che il danno ambientale provoca sulla salute dei nostri pazienti. I medici di medicina generale constatano la diffusione sempre maggiore e l’abbassamento dell’età di incidenza dei tumori, i pediatri vedono l’aggravarsi nei bambini di asma, rinite allergica, bronchiti, neoplasie, gli specialisti rilevano il costante aumento di patologie cronico – degenerative, soprattutto cardiocircolatorie e respiratorie”. Aver registrato le ricadute del danno ambientale sulla salute pubblica, insomma, ha posto la classe medica di fronte alla responsabilità di orientare il proprio ruolo professionale e civile verso scelte sempre più decise a favore di uno sviluppo ambientale sostenibile.
“Il medico è tenuto non solo ad una medicina curativa, ma alla promozione della salute”, afferma Maurizio Benato, vice-presidente Fnomceo, membro dell’Isde e promotore dell’evento. “Molti nemici del benessere si possono combattere con una strategia efficace, in grado di agire sulle condizioni socio-ambientali per ridurre il peso di malattie che gravano sulla collettività”.
Il 75% delle patologie e delle cause di morte è infatti associato al degrado ambientale e a stili di vita scorretti. La correlazione tra inquinamento dell’aria e cancro al polmone è fatto assodato: varie analisi condotte in Europa e negli Usa valutano che per ogni aumento di concentrazione di 120 yg/m3 di aria di particelle con diametro inferiore a 2,5 y (PM2,5), cioè in grado di penetrare nei polmoni, si registra un incremento tra l’8 ed il 14% di neoplasie polmonari. Secondo un’indagine dell’OMS condotta in 13 città italiane nel periodo 2002-2004, inoltre, ben 8820 morti per anno, di cui 742 per cancro al polmone, sono da attribuire a concentrazioni di particelle inalabili (PM10) oltre la soglia di 20 yg/m3.
“Queste morti potevano essere evitate”, ammonisce Paolo Crosignani, dell’Istituto Tumori di Milano, membro dell’Isde, “decessi che si stimano come effetto dell’inquinamento atmosferico non sono una semplice anticipazione di eventi che sarebbero comunque accaduti, ma un risultato netto di una mortalità che si sarebbe evitata se i livelli di inquinamento fossero stati inferiori”.
La partecipazione al convegno “Ambiente e Salute” permetterà di acquisire 5 crediti ECM.
Autore: Redazione FNOMCeO