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Padova: il 3-4 aprile conferenza internazionale CUAMM, presente anche Maurizio Benato

Conferenza internazionale CUAMM il 3 e 4 aprile
La “Salute globale” è di scena a Padova

Ogni anno 500.000 donne muoiono per complicazioni legate alla gravidanza e al parto, l’85% di esse vive in Africa e in Asia; ogni anno più di un milione di persone muore per la malaria; nel 2004 erano 7,7 milioni i medici al lavoro nel mondo: di questi solo il 2% operava  nel sud, ovvero nelle aree più popolate.
E’ solo l’inizio di un lungo elenco di ingiustizie, non più accettabili, riguardanti la salute intersa come diritto umano fondamentale, universalmente riconosciuto.

Per riflettere su questi temi e proporre iniziative concrete di azione, Medici con l’Africa CUAMM e i 29 partner e associati italiani e stranieri propongono la Conferenza Internazionale Equal opportunities for health: action for development  che si terrà nei giorni 3 e 4 aprile prossimi a Padova  presso il Dipartimento di Sociologia della Facoltà di Scienze Politiche ( Via Cesarotti, 12).
L’obiettivo della Conferenza è quello di riunire studenti, accademici, professionisti, ricercatori, rappresentanti di organizzazioni, istituzioni sanitarie e della formazione e rappresentanti di imprese del settore, per creare nuove sinergie, rafforzare reti e partenariati nell’ambito di un piano d’azione per promuovere e insegnare la “Salute globale”.

Alla manifestazione prenderà parte Maurizio Benato, presidente dell’Ordine di Padova, nonché riconfermato vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, che porterà ai partecipanti il saluto della professione medica.

Presidente Benato, di fronte al dramma delle diseguaglianze sociali che incidono inevitabilmente  sulla salute quale ruolo deve assumere oggi la medicina ?

«La medicina nell’accezione comune ha come propri  obiettivi la sopravvivenza e la qualità di vita degli individui, per quanto possono essere condizionate dalle malattie. Una definizione che considero tuttavia insufficiente , perché a mio avviso  non basta  occuparsi di cure e di salute se non ci si occupa  parallelamente dei grandi processi dello sviluppo. Il rischio che si corre, in questo caso, è quello di restare  esperti “muti”,  capaci di rapportarsi soltanto  con una parte del mondo che ci circonda.
In realtà la medicina, secondo il significato ippocratico più recondito, deve servire non solo per riparare i mali naturali o prodotti dal disagio sociale e ambientale ma,  essendo essa  una sintesi di scienza, pensiero esistenziale ed etica,  anche a stimolare un confronto  con ciò che  sta alla base della  nostra vita.
Il tema della tutela  della salute globale è pertanto un tema dalle forti implicazioni umane  e sociali, tali da  rendere ineludibile un confronto tra la dimensione etica della politica e la responsabilità  della  professione medica e quindi l’ethos del professionista  medico .
In effetti, la sopravvivenza e la qualità della vita possono essere compromesse oltre che dalle malattie, anche dalla fame, dalle guerre, dalla disoccupazione, dai danni esistenziali e, non per ultima, dall’impossibilità di mangiare regolarmente».

Cosa vuol dire essere medico in un contesto di estremo disagio sociale ?

«Praticare la medicina ed essere operatore di salute in un contesto in cui la speranza di vita raggiunge a malapena in 50 anni anni non è certo  la medesima  cosa  che farlo in una società in cui essa  tocca gli 80.
La posta in gioco  nei due casi non è la stessa anche perché nel primo caso non possono moralmente essere  concessi molti margini di errore.
Valutazione sbagliate, visioni non pertinenti dei problemi, interpretazioni non corrette, possono portare a conseguenze anche gravi, perché di fatto risultano incapaci di interrompere la catena del dolore che opprime milioni di persone che vivono in paesi in via di sviluppo.
Trascinata nel mare aperto della globalizzazione, alla medicina   viene richiesto  di rivolgere la propria osservazione  verso processi sociali dalle dimensioni inusuali, verso aree continentali  con le quali  ha avuto, in passato, poco a che fare».

Quale è il messaggio che la medicina vuole inviare agli esponenti politici della comunità internazionale ?

«Ci troviamo di fronte ad uno scenario globale ancora indefinito e contradditorio  dove  la   salute risente fortemente del divario ancora esistente tra “nord  e sud”.  Basti considerare le impietose statistiche relative alla speranza di vita, alle spese sanitarie pro capite, alla diffusione della malattie epidemiche  e dell’Aids, per rendersi conto  che ogni evento  negativo che accade sul pianeta, come guerre civili,  catastrofi naturali,  crisi istituzionali, incide negativamente sulle condizioni di salute.
Per  dipanare  questa matassa non basta  relegare il problema alle aree interessate , particolarmente infelici e periferiche,  ma avere la consapevolezza che quello che succede in alcune zone circoscritte interessa in realtà l’assetto complessivo delle relazioni tra società e salute dell’intero pianeta,  compresi  i paesi più avanzati.
Ritorna pertanto con forza il  tema dell’interdipendenza nel campo della salute,  un tema  che  richiede un nuovo e più costruttivo approccio  per essere affrontato.
A tale riguardo particolare importanza assume il Manifesto di Padova sulla Tutela della Salute Globale, approvato dalla FNOMCeO a maggio dello scorso anno, con il quale la professione medica considera "la tutela della salute il riconoscimento di un fondamentale diritto umano quale fattore indispensabile per uno sviluppo economico durevole favorente la riduzione delle disuguaglianze" ed assegna alla comunità internazionale il "ruolo guida nel definire politiche attive di promozione della salute ….. e il compito di sostenere i sistemi sanitari nel loro ruolo di programmazione e regolazione dei servizi per garantire la tutela in un’ottica di universalità di accesso ai servizi"».

E sul piano  pratico – presidente Benato – quali dovrebbero essere le linee di intervento ?

«C’e bisogno innanzitutto  di informazioni attendibili  e di una corretta interpretazione sociologica dei fenomeni. Occorre confrontarsi sui perché della fuga dei medici dai paesi africani , su come far funzionare  al meglio le citta e i paesi affinché vengano  migliorate le condizioni di salute della popolazione, su come migliorare la qualità dei servizi sanitari nei paesi in via di sviluppo e come valorizzare gli operatori sanitari disponibili attraverso le tecnologie della comunicazione.  Sono  temi, come è facile capire, di rilievo politico e, di riflesso, anche medico-organizzativo, che aprono vasti campi di  indagini sui quali peraltro sarebbe il caso di attivare un più sistematico programma di ricerca e di cooordinamento.
Credo sia auspicabile giungere quanto prima ad una visione della salute che vada ben oltre la realtà medica , che richiami scenari in cui i principali attori in gioco siano le istituzioni , locali, nazionali e internazionali, i governi e le associazioni della società  civile, perché  Il filo conduttore , in fondo, é soltanto quello dell’affermazione della salute come un diritto  universalmente sancito e riconosciuto».

(in allegato il programma dell’evento)

Autore: Redazione FNOMCeO

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