Pagni: quando la FNOM iniziò ad occuparsi di pari opportunità

Ricostruiamo con Aldo Pagni, Past President FNOMCeO, il percorso di crescente attenzione della Federazione verso la presenza delle donne nella professione medica.

Dottor Pagni: lei era, come tecnico, di fianco al ministro della sanità Elio Guzzanti quando fu creata la prima Commissione che tenesse conto della presenza femminile in sanità. Cosa può dirci di quel periodo?
La Commissione per lo studio del problema delle donne medico fu istituita dal presidente Danilo Poggiolini nel 1995, quando anch’io ero membro del Comitato Centrale. Era un’iniziativa doverosa e legittima. Poi nell’aprile del 1966, Poggiolini si dimise per impegni parlamentari, e fui nominato presidente della Fnomceo dal Comitato Centrale. Nel nominare una nuova commissione, nel 1997 decisi di cambiarle nome e la trasformai in Commissione nazionale FNOMCeO per le pari opportunità: ero sostenuto da un desiderio corale di modificare il “paternalismo” insito nella prima denominazione.
Nel 1999 si svolse così a Roma il seminario “Pari opportunità -le leggi e le esperienze- aspetti metodologici nel processo di cambiamento ". Negli atti si leggono qeuste sue parole "pari opportunità sta a significare la messa in atto di concrete iniziative per rimuovere tutti gli ostacoli nel lavoro nella vita quotidiana e sociale…”
In quegli anni era aumentata la sensibilità alle differenze di “genere” ed avevo ricevuto molte denunce da parte di colleghe del disagio professionale nel quale operavano.
Il Comitato Centrale – costituito allora da rappresentanti dei sindacati maggiori, e dagli odontoiatri – organizzò, con la Commissione per le pari opportunità, quel Seminario a Roma. Laura Balbo, ministro per le Pari Opportunità, fu presente al seminario dicendo che non si poteva più prescindere dal patrimonio, di ricerca e di cultura, al femminile accumulato negli anni. L’iniziativa ebbe un qualche successo, almeno simbolico, perché a dire il vero non vi era nel CC una reale sensibilità al problema, e nel Consiglio nazionale dei presidenti di ordine le donne non sono mai state più di una o due….

Infatti lei in quel convegno diceva “bisogna impegnarsi per portare donne nei Consigli degli Ordini, affinchè questa presenza possa creare un confronto permanente. Potrebbe esserci una corrispondenza, negli Ordini provinciali, fra la percentuale delle iscritte e quella delle colleghe presenti nei consigli?

La ridotta presenza delle donne ai livelli apicali e nei consigli degli Ordini è un complesso problema culturale, sociale, universitario e di programmazione sanitaria. Bisogna che le donne medico facciano sentire di più la loro voce anche negli Ordini. In parte ciò sta accadendo in alcune provincie, anche se questa istituzione reclama un impegno sempre più gravoso….e non retribuito!

Per arrivare al Convegno di Firenze: quanto dobbiamo ancora riflettere per ri-organizzare il mondo del lavoro in sanità?
La medicina ha “meditato” a sufficienza sui tanti temi, e oltre alla femminilizzazione mi sembra giusto pensare ai rapporti tra le tecnologia e l’esercizio della professione. La frammentazione specialistica consente una accresciuta capacità del medico di “guardare dentro” un corpo umano, ma anche un progressivo allontanamento del rapporto fisico e diretto con il malato. Ricordo una frase di Tiziano Terzani “Il malato si sente sempre meno capito dal medico specialista che è esperto solo di un pezzo del suo corpo e di quel pezzo si occupa come se non fosse parte di qualcuno”. Nel 1999 poteva essere comprensibile fermarsi alle buone intenzioni. Oggi, che la professione è in crisi a tutti i livelli, sarà difficile farlo. Spero che le donne ci aiutino a mettere in atto strategie e a trovare soluzioni. Su questi temi dovremmo riflettere attentamente ed è auspicabile che il convegno del prossimo 1 aprile, a Firenze, li affronti concretamente.

Autore: Redazione FNOMCeO

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