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Palermo: Amato precisa la posizione dell’Ordine sulle non technical skills

A volte la televisione, quella della “informazione dalla parte dei cittadini”, quella che scopre e smaschera inganni, dà l’impressione di scivolare sulla buccia di banana. Oppure di dare enfaticamente voce a “brutture” che forse tali non sono. In ambito medico è così possibile che trasmissioni anche importanti, finiscano per… scivolare, provocando per errore qualche sconcerto, risultato di servizi informativi non corretti. E’ il caso, ad esempio, di quello che è accaduto alcune settimane fa a Palermo, presso l’Ordine provinciale. Qui un corso Ecm dal titolo “Bridge, sport della mente” è stato oggetto di un servizio de Le Iene piuttosto scanzonato e forse leggermente superficiale nel definire poco educativo il percorso formativo in oggetto: per formare i medici “a Palermo cosa si sono inventati? Una bella partita a carte…” .

La vicenda è ampiamente ricostruita in una lettera e in una videointervista di Salvatore Amato, presidente dell’Ordine (clicca qui), e proprio con lui abbiamo voluto analizzare “il caso”. I motivi della attenzione sono molteplici: come mai questo servizio così “caustico” quando molto spesso in ambito medico si ricorre a formule di training che giungono da settori differenti? Come mai ha fatto scalpore il bridge a Palermo, visto che questo sport (la cui Federazione internazionale fa parte del Comitato Olimpico) è già utilizzato in altri contesti formativi? A queste domande, come è naturale, si aggiunge l’interrogativo se il corso che utilizzava metodiche desunte dal bridge era davvero utile per la formazione medica. A tutto questo abbiamo chiesto al presidente Amato di dare risposta.

Presidente Amato: nelle ultime settimane ha fatto sensazione un corso di formazione nel quale i medici passavano il tempo giocando a bridge. Ci può illustrare un po’ meglio cosa è accaduto?
Il corso citato prevede una formazione teorica che, partendo dalle tecniche utilizzate pure nel gioco del bridge, sviluppa e favorisce le cosiddette "non technical skill", cioè quelle capacità che oggi vengono richieste ai medici nella propria attività professionale, dal rapporto medico-paziente, al rapporto con gli altri operatori sanitari al rapporto con gli altri attori dell’organizzazione sanitaria. Al termine della lezione, i docenti hanno voluto esemplificare quanto illustrato precedentemente con una simulazione utilizzando appunto il gioco del bridge. Gli attori, non giornalisti, che si erano infiltrati all’interno della sede, ovviamente con lo scopo di dare una loro versione del corso, hanno pubblicizzato solo quest’ultima fase, omettendo di trasmettere la prima parte e le interviste che i colleghi avevano rilasciato. Il risultato è che le immagini trasmesse, estrapolate dal contesto complessivo nelle quali erano state realizzate, hanno raccontato una realtà che era completamente differente: persone che pareva stessero trascorrendo il tempo di training giocando a carte, il tutto raccontato con forte ironia, tentando di gettare le cose in commedia…

Lei comunque ha scritto una lettera nella quale chiedeva la sospensione dell’accreditamento del corso. Perchè l’ha fatto?
Visto il clamore, principalmente suscitato dai social network e ripreso da qualche testata giornalistica, ho ritenuto opportuno chiedere la sospensione dell’accreditamento per un senso di rispetto nei confronti dei tanti colleghi e delle istituzioni che venivano coinvolte. Questo per evitare fraintendimenti o ambiguità, visto che non avevamo la possibilità di fornire in tempi brevi le opportune spiegazioni e chiarimenti sul corso e sul suo razionale.

Spesso in ambito medico si ricorre a formule di training che giungono da settori differenti, si pensi alla gestione delle situazioni di crisi in ambito di pilotaggio di aerei. Lei cosa pensa di queste modalità di formazione? Il corso che utilizzava metodiche desunte dal bridge era davvero utile per la formazione medica?
Attualmente c’è un ampio dibattito in merito. Ci sono sostenitori dei corsi che prevedono solo corsi inerenti le tecniche, altri che negano l’utilità dei corsi su tematiche strettamente connessi alle tecniche, ritenendo che l’apprendimento sia quasi nullo, altri ancora che pensano che in nuovo contesto sociale il medico debba formarsi su quelle tematiche, non ancora trattate nei corsi di formazione universitaria, quali la comunicazione,il management, il problem solving, il ruolo nella e della squadra delle multiprofessionalità. Basta guardare il numero e i titoli dei corsi che sono effettuati quotidianamente sulle tematiche non tecniche, per farne oggetto di una opportuna riflessione. A questo punto posso anticipare che penso di organizzare un seminario sull’argomento "utilità e ricadute dei corsi di formazione sulle non technical skill". Faccio presente che l’ultima versione del codice deontologico prevede che il medico si formi e si aggiorni anche nelle competenze non strettamente tecniche.

Nella lettera nella quale lei spiega i fatti ai medici iscritti al suo Ordine riporta altri esempi di corsi Ecm nei quali si utilizza il bridge come "sport della mente". Come mai allora si è voluto attaccare così tenacemente il corso realizzato a Palermo?
Ho qualche difficoltà a rispondere a questa domanda, anche perché ancora oggi ricevo da parte di tanti colleghi sia critiche che consensi. Tutti si esprimono nei modi corretti e rispettosi verso l’istituzione che ho l’onore di presiedere. Purtroppo però non sempre le critiche e le posizioni sono nell’ambito del rispetto trasparente: la modalità e il linguaggio scelto da alcuni personaggi, legati a enti e fondazioni che della formazione fanno un business economico, mi fa pensare male. Ma preferisco non proseguire in questa riflessione e rimanere concentrato sugli obiettivi concreti dell’Ordine che presiedo.

Autore: Redazione FNOMCeO

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