"Questo terzo convegno nazionale ha un impianto e un approccio decisamente innovativo perchè di fianco alla parte piu tradizionalmente attenta alle problematiche di genere, abbiamo anche voluto introdurre un’area di contenuti congressuali dedicata alla formazione di coloro che poi nei percorsi di cura hanno a che fare con pazienti femminili. Ecco quindi i contenuti specifici per infermieri, per care and cure, di virologia ed epidemiologia, di oncologia e cardiologia, tutti nell’ottica di sviluppare un percorso formativo in cui il genere, finalmente, diventi valore centrale nell’approccio al paziente".
E’ Sergio Pecorelli, presidente dell’Aifa a illustrare al portale FNOMCeO le linee guida del terzo Convegno nazionale sulla medicina di genere (Padova, 10-11 ottobre), un evento promosso e presieduto da lui e da Giovannella Baggio, geriatra ed autentica driving force della medicina di genere nel nostro Paese.
Un congresso verso cui la comunità medica e sanitaria italiana sta offrendo particolare attenzione, anche perchè di "genere" oggi si parla più che nel passato ad ogni livello della vita sociale italiana e mondiale. "Ma attenzione", sottolinea Pecorelli, "quando usiamo la definizione medicina di genere, non ci riferiamo ad una particolare attenzione da avere verso le pazienti di sesso femminile, bensì ad un’autentica rivoluzione copernicana di tutto il sistema delle cure, della ricerca, della sperimentazione, e anche della produzione farmaceutica. Un approccio che possiamo definire di rinovamento culturale, scientifico e formativo che ci deve far domandare se è ancora possibile che oggi ci siano farmaci per intere aree terapeutiche in cui la popolazione prevalente è rappresentata da soggetti di sesso femminile, farmaci – dicevamo – testati all’interno di trials in cui i pazienti coinvolti sono per lo piu di sesso maschile".
L’argomento ricerca e sperimentazione è uno dei più "caldi" del momento, come dimostrato anche dalle attenzioni offerte alla questione da tutte le agenzie regolatorie del mondo, a partire da FDA ed EMA. Per questo, tra le relazioni e le lezioni magistrali del congresso (tra cui quelle di Andrea Lenzi, Giorgio Palù, Luciano De Biase, Arturo Cuomo, Marek Glezerman) ci sarà anche l’intervento di Luca Pani (direttore generale Aifa) che proporrà un approccio nuovo proprio agli aspetti regolatori del rapporto tra farmaci e genere.
"Ma qui sta una delle novità che vogliamo introdurre con questo appuntamento padovano", prosegue Pecorelli: "noi sappiamo che globalmente si sta sviluppando una nuova cultura della ricerca pre clinica e clinica. Si sta cioè diffondendo un’attenzione specifica al fatto che il 65% della spesa mondiale in sanità è dedicata al mondo degli over 65, una fetta di popolazione dove il genere femminile è numericamente preminente. Ecco: tutti i soggetti del sistema globale della salute sanno che il futuro delle cure sarà sempre più appropriato ed aderente in misura in cui sapremo identificare con correttezza i soggetti reali delle cure. Questo significa ad esempio sviluppare farmaci all’interno di trials in cui l’ingaggio dei pazienti sia quantitativamente coerente all’effettiva popolazione anziana e femminile".
A latere dei lavori principali, l’appuntamento padovano prevede anche un simposio parallelo dedicato alla gestione del diabete nelle pazienti di sesso femminile, a cui parteciperà anche Stefano Del Prato, attualmente presidente della Societa italiana di Diabetologia e uno dei piu noti diabetologi italiani nel panorama clinico internazionale.
Il convegno, che ha avuto il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Padova, sarà aperto da una serie di saluti istituzionali, tra i quali anche quello di Maurizio Benato, vicepresidente nazionale della FNOMCeO.
Il Congresso terminerà con una tavola rotonda che metterà a tema la presenza della medicina di genere nel curriculum universitario, a sottolineare l’importanza dell’inclusione di questa visione "globale" nella formazione dei nuovi medici, "importanza che deve portare tutti noi a rivedere profondamente molti concetti su cui si basano le nostre scuole mediche", è la conclusione di Sergio Pecorelli, "Nella convinzione che la formazione in medicina oggi deve essere disposta a rimettersi in gioco non solo con piccoli aggiustamenti, ma con un ripensamento radicale".
Autore: Redazione FNOMCeO