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Peperoni: da oggi si diffonde la “cultura della conciliazione”

E venne il fatidico giorno: 21 marzo, la data della conciliazione. Il meccanismo introdotto dal D.lgs 28/2010 e dal Decreto 180/2010 è da ieri attivo come nuovo strumento per comporre contenziosi di varia natura, tra cui quelli d’ambito medico-sanitario sono particolarmente rilevanti, sia per numero che per peso specifico sociale. Abbiamo chiesto a Gabriele Peperoni, presidente dell’OMCeO di Napoli e responsabile dell’apposita commissione della Federazione nazionale dei medici, di commentare l’avvio di questo nuovo strumento.

Presidente, il cammino della conciliazione è ormai avviato: il “fatidico 21 marzo” è ormai raggiunto. Cosa possiamo attenderci realisticamente da oggi?
Direi che ci troviamo di fronte ad una data che serve per tutti semplicemente come riferimento formale. Serviranno mesi e probabilmente anni per giungere ad una situazione stabile ed uniforme in tutto il Paese, visto che non è d’abitudine rivolgersi ad un organo conciliatore. Però questa data è fondamentale perché finalmente può iniziare concretamente a diffondersi una “cultura della conciliazione” di cui abbiamo tutti assolutamente bisogno.

Quanto tempo ci vorrà affinché il meccanismo complessivo possa entrare "a regime"?
Non vorrei sembrare pessimista, ma credo che un paio di anni siano il tempo necessario per portare a regime il sistema in tutte le sue componenti. Ma, ripeto, la cultura della conciliazione può già iniziare a diffondersi e questo è il dato più importante.

Una domanda che purtroppo aleggia: ma si potrebbe tornare indietro?
Diciamo che ogni tanto percepiamo messaggi negativi da aree della componente degli avvocati. C’è anche una proposta di legge, presentata dal senatore Benedetti-Valentini, nel quale si mette in dubbio l’obbligatorietà della conciliazione, rendendone praticamente nulla la portata. Abbiamo però segnali che il Ministro di Grazia e Giustizia continuerà a percorrere la strada già imboccata e quindi credo che non torneremo indietro…

Sono molti gli OMCeO già attivi sulla conciliazione e sulla figura del mediatore: le sembra che il mondo degli avvocati sia altrettanto dinamico?
E’ naturale che ci sia un interesse diffuso verso il meccanismo della conciliazione e verso il dialogo, perché è un modo per accedere a tempi brevi alla risoluzione di situazioni tese senza entrare in cause spesso lunghe ed estenuanti. So anche che alcuni avvocati prevedono che con la conciliazione si allungheranno i tempi naturali dei contenziosi, ma ricordo che al contrario di quanto si dice il procedimento può avvenire anche alla presenza di una sola delle parti, con tempi teoricamente anche brevissimi. Ribadisco che è solo un problema di cultura…

Quanto ci vorrà per dar vita alle scuole di formazione in partnership tra medici e avvocati?
Gli Ordini sono interessati a questa piccola rivoluzione sia per far parte degli organismi di conciliazione che per avviare le scuole di formazione. Ricordiamoci che gli Ordini sono organismi di tutela del cittadino, in primis: questo fa si che gli Ordini stessi si sentano investiti per natura del ruolo di mediatore. Intenzione nostra, quindi, è dar vita insieme agli avvocati a scuole di formazione purché questi riconoscano al medico il ruolo di mediazione che gli è proprio. Pensiamo semplicemente ai casi di danno biologico in cui solo il medico può dare risposta, come in incidenti automobilistici o sul lavoro. Insomma: i medici possono e debbono essere mediatori e non possono accettare la lettura di chi li vuole ridurre a submediatori.

Presidente Peperoni, quali sono i problemi ancora irrisolti in questo nuovo strumento?
Sono parecchi: l’assicurazione durante il contenzioso cosa fa? Delega o tratta lei? Altro problema: nel caso di lavoro in equipe, sul territorio o in camera operatoria, chi risponde al mediatore? Si identifica un unico responsabile o si tratta con sei o sette persone? Altro tema ancora: la territorialità. Se io ho operato a Napoli, ma sono convocato in contenzioso dal conciliatore di Palermo, perché il cittadino che si è rivolto a lui è del capoluogo siciliano, cosa succede? Ma sto enumerando una serie di casi che probabilmente l’esperienza aiuterà a chiarificare, costruendo una conoscenza pregressa su cui basarsi..

Quando il meccanismo sarà ben oliato: chi ne trarrà più vantaggio? Il medico, il cittadino, le strutture, le assicurazioni?
Tutto il sistema, i cittadini in primis e anche i medici come cittadini. Nell’intenzione della legge – a parte le liti condominiali e i problemi connessi alla responsabilità civile auto, che sono stati posticipati – tutto potrà essere fatto attraverso la mediazione. Questo genererà un meccanismo di relazione molto più leggero, che potrebbe nel tempo anche prevedere premi abbassati da parte delle assicurazioni.

E la FNOM cosa sta facendo?
La Federazione segue con attenzione il percorso, attraverso un rapporto stretto con il Consiglio Nazionale Forense nelle figure del suo presidente Guido Alpa e dei consiglieri Fabio Florio e Bruno Piacci che seguono quotidianamente questa tematica. Abbiamo steso una bozza omogenea di Scuola di formazione da realizzare congiuntamente sul territorio, basata su programma unico e specifico. E’ un percorso che ci vede collaborare strettamente e che crediamo sfocerà in un accordo tra noi e il Consiglio Nazionale Forense a Como, probabilmente già nel prossimo mese di aprile.

Autore: Redazione FNOMCeO

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