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Piemonte indenne dalla TBC bovina: un fiore all’occhiello per l’IZS di Torino

Sembra sempre più vero quello che affermava il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach nell’Ottocento: che cioè “siamo ciò che mangiamo”. Non a caso uno dei fattori che hanno prodotto il record di longevità della popolazione italiana è ritenuto essere, opinione tra le più autorevolmente accreditate, la qualità del nostro cibo. La nostra dieta mediterranea e un’industria alimentare, che per molti aspetti è un punto di riferimento a livello internazionale, sembrano quindi gli ambiti determinanti che hanno contribuito ad allungare la nostra vita media sino a scalare i vertici delle classifiche mondiali. A questo c’è da aggiungere ovviamente la componente genetica, quella epigenetica e il ruolo del nostro SSN.

Per capitalizzare demograficamente i vantaggi di un buon cibo occorre però dotarsi degli strumenti idonei per tenere sotto controllo costante la qualità degli alimenti. In questo campo non sono infatti ammesse rendite di posizione e occorre mettere quotidianamente in campo un impegno sanitario difficile da realizzare, che si avvale di una complessa rete di istituzioni ed enti che fanno capo al Ministero della Salute e alle Regioni (deputate ad organizzare i servizi di tutela della salute a livello territoriale in Italia) in grado di lavorare in modo sinergico e in molti casi anche in rete.

In questo panorama un punto focale è rappresentato dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS) che sono dieci nel nostro Paese. Quello che ha sede a Torino e che presiede alle attività istituzionali in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, diretto dalla Dott.ssa Maria Caramelli, grazie al suo intenso, quotidiano e competente lavoro ha tra l’altro recentemente permesso che il Piemonte ottenesse dalla Commissione Europea il riconoscimento della qualifica di area ufficialmente indenne per tubercolosi bovina. Un impegno operativo che dal 2002 ad oggi può configurarsi con un dato: nei suoi laboratori diagnostici sono stati effettuati più di 100 mila “gamma interferon test” (vedi), un esame di laboratorio molto sensibile, per la prima volta qui utilizzato e ottimizzato, in grado di svelare precocemente gli animali infetti presenti in un focolaio.

Il risultato è molto importante a livello di prevenzione per la tutela della salute pubblica. Come si afferma infatti sulle pubblicazioni ufficiali dell’IZS di Torino, “La tubercolosi umana causata da Mycobacteriumbovis è una patologia poco conosciuta, ma non scomparsa… Si stima che il3-4% della tubercolosi umana sia causata da Mycobacteriumbovis, micobatterio tipico del bovino, ma che può colpire altri animali e l’uomo causando in quest’ultimo una malattia polmonare ma anche extrapolmonare. Maggiormente a rischio sono le persone che vivono in zone extraurbane e gl i“addetti ai lavori” (veterinari, macellatori, addetti zoo) ma anche soggetti immunocompromessi (HIV). L’uomo può infettarsi per contatto diretto con animali infetti (in allevamento e nei mattatoi) o attraverso l’ingestione di prodotti lattiero caseari ottenuti da latte non trattato termicamente. Nell’Unione Europea, la tubercolosi umana causata da M. bovis è un’infezione rara, con 145 casi nel 2014 e un tasso di incidenza di 0.03 casi/100.000 abitanti. In Piemonte, nel 2014, sono stati segnalati sei casi. La distinzione però tra M. bovis e M. tuberculosis, microbatterio tipico dell’uomo e responsabile della maggior parte dei casi, non viene fatta sistematicamente nei laboratori umani, e pertanto i casi da M. bovis potrebbero essere sottostimati”.

Per chiarire il termine “Sperimentale” che fa bella mostra di sé nell’acronimo “S” dell’Istituto (IZS), basti conoscere il livello di qualità operativa spesa in questa lotta vittoriosa alla tubercolosi bovina. Sempre sulle pubblicazione dell’IZS di Torino si può leggere: “Dal 2001 ad oggi, abbiamo analizzato il DNA di più di 2000 ceppi di M. bovis isolati negli animali e di 34 ceppi isolati nell’uomo. In 20 ceppi umani è stata evidenziata la stessa ‘impronta genetica’ di quella ritrovata negli animali a testimonianza del fatto che M. bovis ha delle importanti ripercussioni sulla salute umana. Il raggiungimento della qualifica di territorio ufficialmente indenne, con la conseguente rimodulazione dei controlli negli animali, consente un evidente risparmio di risorse che possono essere così indirizzate al potenziamento del controllo di altre malattie. Lo status, inoltre, rappresenta un innegabile vantaggio sia per l’allevamento bovino poiché facilita le movimentazioni di animali vivi, sia per le relazioni negoziali con i Paesi terzi, rafforzando la credibilità e l’affidabilità del nostro sistema di controlli veterinari”.

Dentro l’IZS di Torino

Ma è visitando l’Istituto, entrando nei laboratori e parlando col personale impiegato che si ha immediatamente una precisa sensazione della qualità del lavoro svolto. Un lavoro che ha seguito l’evoluzione sempre più tumultuosa delle scoperte scientifiche in ambito medico, zoologico, biologico che hanno rivoluzionato la sanità e contribuito ad allungare, in modo incredibile ancora negli anni ’50, la vita media degli italiani.

Una storia affascinante che inizia nel 1913 e che si può ripercorrere nei tratti più importanti navigando nel sito dell’Istituto a questo indirizzo: vedi

I suoi ambiti istituzionali consistono nel fornire servizi di tipo tecnico-scientifico a livello regionale e nazionale in relazione alla sanità e al benessere animale e all’igiene e alla sicurezza alimentare, anche attraverso l’analisi statistica dei rischi, la ricerca e la formazione.

L’Area di Sanità Animale si esplicita attraverso la sorveglianza e il controllo della salute e del benessere animale e il controllo delle zoonosi, le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo (vedi).

L’Area di Sicurezza Alimentare prevede la sorveglianza sull’igiene e della salubrità degli alimenti, il controllo delle tossinfezioni alimentari, il controllo delle frodi in campo alimentare.

Gli utenti dell’IZS di Torino sono i Servizi veterinari delle ASL competenti, i Servizi SIAN (Servizio Informativo Agricolo Nazionale, vedi) delle ASL competenti, i NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma Carabinieri, vedi), i PIF (Posto d’Ispezione Frontaliero) e UVAC (Uffici Veterinari per gli Adempimenti degli obblighi Comunitari).

“Non bisogna dimenticare – afferma la Dott.ssa Caramelli che dirige l’IZS di Torino – che questo complesso sistema di tutela della salute pubblica opera a pieno titolo nell’ambito della Prevenzione ed è inserito in un apparato molto più grande, di caratura continentale. Gli input operativi partono spesso dalla Comunità Europea, vengono recepiti dall’Italia come dagli altri Stati Membri attraverso il Ministero della Salute che attiva la Regione e questa i Servizi Veterinari che fanno capo all’IZS. A volte gli input operativi arrivano invece dalla Magistratura impegnata ad indagare sull’esistenza di eventuali reati da accertare in ambito di Sanità e benessere animale e di igiene e sicurezza alimentare”.

Il lavoro svolto dall’IZS di Torino è aumentato nel tempo. “La globalizzazione, caratteristica sempre più importante della nostra cultura e del nostro modo divivere – sostiene la Dott.ssa Caramelli – ha significato anche globalizzare i rischi alimentari. Immigrazione, ristorazione etnica, facilità sempre maggiore di viaggiare per merci e persone, ci hanno messo a disposizione alimenti nuovi e modalità alimentari per noi sconosciute fino a qualche anno fa. Proprio per questi motivi una parte del nostro lavoro consiste oggi anche nel cercare di risolvere alcuni problemi di informazione che potrebbero mettere a rischio qualsiasi attività svolta nell’ambito della prevenzione sanitaria (vedi). Non a caso oggi pubblichiamo e diffondiamo manifesti e pieghevoli informativi multilingue per intercettare anche i bisogni di informazione dei nuovi italiani”.

La visita ai Laboratori di Sanità animale e di Sicurezza Alimentare dell’IZS di Torino restituisce immediatamente la percezione della competenza e della passione spesa dal personale specializzato nel fare un lavoro che richiede rigore scientifico, capacità tecnologica, necessità di aggiornare continuamente le proprie conoscenze e anche molta flessibilità. Caratteristiche che per essere messe nella giusta luce devono essere tarate sulla mole del lavoro svolto. Soltanto per monitorare le principali malattie degli animali, dal 2009 al 2013 sono stai fatti 2.500.000 controlli.

Nell’ambito della Sicurezza Alimentare si ricercano virus, batteri, parassiti, farmaciadditivi, anabolizzanti, contaminanti ambientali come le diossine (vedi) e (vedi), fitosanitari (pesticidi e diserbanti), metalli pesanti. Ricordiamo a quest’ultimo proposito il tropismo del Mercurio per il SNC, del Cadmio per il rene, del Piombo per le ossa, come l’importanza del Nickel nello sviluppo di molte allergie. Nell’IZS di Torino esiste anche un laboratorio dedicato al controllo del latte e ai prodotti lattiero-caseari che effettua 30 mila analisi/anno e certifica la commercializzazione del latte di Alta Qualità.

In totale, dal 2009 al 2013, sono stati effettuati oltre 150.000 esami sugli alimenti e di questi il 2,2% è risultato non conforme alla normativa vigente.

Le emergenze

L’esercizio istituzionale quotidiano della sorveglianza veterinario-alimentare-sanitaria viene chiamato ad un supplemento di impegno nel caso di emergenze. Tra le più recenti ricordiamo:

– il virus dell’Epatite A nei frutti di bosco che ha prodotto dal 2013 un Piano Speciale dedicato

– il Cesio nei cinghiali: svolti circa 750 controlli e varo del Piano Speciale sulla fauna selvatica

– i casi gravi di infezione da E.Coli in Piemonte dal 2008 al 2013 con varo di Piani Speciali di controllo su latte crudo e carne cruda

– le biotossine algali nelle cozze con oltre 300 ricoverati in Piemonte e che ha prodotto l’intensificazione nei controlli relativi alle possibili frodi alimentari nelle carni e nei pesci.

A questo surplus si deve aggiungere l’attività di sorveglianza per la Febbre West Nile,veicolata dalla puntura di zanzare del genere Culex (vedi). Attività che è iniziata con il posizionamento di trappole per zanzare negli aeroporti, nei porti e all’Ospedale di Torino per la cura e lo studio dellemalattie infettive, Amedeo di Savoia.

Con analoghi metodi si attua la sorveglianza sul Virus Zika, particolarmente temibile per laformazione del SNC in formazione nel feto, che per fortuna non è stato identificato in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria (vedi).

Un ultimo dato che pone questo Istituto torinese in un alto e non meno importante profilo di eccellenza è il numero delle dipendenti: su 451 assunti le donne rappresentano il 72% del totale. Una percentuale che arricchisce di altri importanti contenuti, non soltanto scientifico-sanitari, la caratura professionale del Direttore, Dott.ssa Maria Caramelli.


Nicola Ferraro

Autore: Redazione FNOMCeO

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