Problema fumo: 7 su 10 riprendono quasi subito

Report n. 80/2010

PROBLEMA FUMO: 7 SU 10 RIPRENDONO QUASI SUBITO

Nel corso della Storia il fumo fu oggetto di forti contrasti tra chi come G. Baruffaldi che nel 1714 scrisse la Tabacheide, incoraggiando all’uso del tabacco, e chi promosse campagne contro il fumo come lo scià di Persia Abbas il Grande (la pena consisteva nel taglio delle labbra o addirittura nel rogo), e chi come Giacomo I° di Inghilterra fustigava i fumatori e chi come Pio XII° invitò i sacerdoti a non fumare.

La prima ragione per smettere è molto semplice: per vivere più a lungo. Ci sono molte statistiche che danno la vita persa per ogni sigaretta fumata. Ma evidentemente non sono abbastanza coinvolgenti perché nessuno si mette a calcolare quanti anni di vita in media si perdano. Un fumatore perde in media un numero di anni pari alla metà del numero di sigarette fumate al giorno.

I benefici per chi smette di fumare si manifestano già dopo una settimana, ma diventano veramente sensibili dopo qualche anno, a volte ristabilendo una situazione perfettamente normale. Concludere che si deve smettere di fumare per la propria salute è un’affermazione che molti fumatori incalliti rigettano dicendo (in parte anche giustamente), che ognuno è libero di decidere la propria sorte (e la propria morte…).

Smettere di fumare è una sfida difficile. In sette casi su 10 chi decide di spegnere la sigaretta la riaccende entro pochi mesi. Ma la possibilità di successo è cinque volte superiore se ci si rivolge al medico o ai centri anti fumo. Uno degli strumenti per ridurre l’abitudine al fumo, spiegano gli esperti, sono divieti, a cui, tra l’altro gli italiani sono piuttosto favorevoli. «Bisogna rafforzarli nei luoghi della salute e della cultura», precisa Piergiorgio Zuccaro, Presidente dell’Osservatorio dell’Iss. Dai dati Doxa elaborati dall’ Istituto, in occasione del XII° Convegno nazionale “Tabagismo e S.S.N”. emerge che l’84,9% degli intervistati è favorevole all’estensione del divieto di fumo nei cortili e negli spazi all’aperto di proprietà delle scuole. Con percentuali minori sono favorevoli all’estensione del divieto nelle aree aperte degli ospedali, il 78,6% degli intervistati; negli stadi il 70,70%; nei giardini pubblici il 67,8%; alla guida l’83,4%. Ma ci sono anche strumenti per agire sul comportamento. I fumatori sono convinti che possono smettere di fumare quando vogliono ,ma si tratta di un’illusione. I dati dell’indagine, infatti, rilevano che tra coloro che hanno tentato di smettere, ha ripreso a fumare il 70% dopo pochi mesi

Importante intervenire anche sulla prevenzione, visto che lo studio ha rilevato che l’età in cui si accende la prima sigaretta è tra i 15-17 anni. Iniziano a questa età il 34,2% delle donne e il 40,5% degli uomini. I nuovi dati mostrano, inoltre, che bisogna agire su diversi fattori. Anche istituzionali. Ogni anno il Governo stabilisce quale deve essere l’introito fiscale derivante dalle vendite di sigarette e quest’anno è stato di 10,5 miliardi di euro. Può sembrare una buona entrata per le casse dello Stato, peccato che per ogni euro incassato se ne spendano 2-3 per curare le malattie legate al fumo. Quindi il fumo non è un investimento per lo Stato ma sempre una perdita.     

Roma 28/07/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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