Il coordinamento femminile nazionale della CIMO, Sindacato rappresentativo di medici dipendenti, sceglie di presentare in un convegno le proprie linee programmatiche per il 2014. L’evento, che si svolgerà presso l’hotel “Massimo D’Azeglio”, in via Cavour 18 a Roma, s’intitola “Evoluzione organizzativa in Sanità” (programma in allegato).
Nel termine evoluzione vengono sintetizzati molti significati: la necessità di riconoscere che gli assetti ormai in vigore da venti anni non sono più attuali e che non è più possibile nascondersi dietro alla gattopardesca massima “cambiare tutto per non cambiare niente”; il dovere di garantire un futuro previdenziale alle nuove generazioni di medici, in maggioranza donne (come ci informa puntualmente la reportistica FNOMCeO), consentendo loro di accedere ai posti di lavoro resi disponibili dallo sblocco,almeno parziale, del turnover in ospedali e distretti, e/o costruendo fondi integrativi; l’impegno a riconoscere che i cambiamenti sociali stravolgono i modelli familiari del passato, nei quali la donna poteva ( o doveva) permettersi di lavorare solo in casa, e che la professionalità medica femminile è di alta qualità e va incoraggiata.
Un recente studio ha quantificato in una cifra superiore ai 70000 euro il valore del lavoro domestico di una casalinga: paradossalmente, oggi, le donne medico italiane guadagnano mediamente molto meno di questa somma ,pur accollandosi spesso il doppio lavoro casa/ospedale-ambulatorio, dopo almeno undici anni di Università, con l’incertezza di una collocazione lavorativa dignitosa e la minaccia di dover scegliere o la maternità o la professione. In occasione del Congresso Nazionale Elettivo CIMO del settembre 2013, il Presidente Riccardo Cassi ha scritto: “In un momento di risorse scarse occorre abbandonare posizioni ideologiche, soprattutto quando si sono rivelate fallimentari e onerose, e scegliere l’interesse del cittadino e dell’operatore”.
In questa frase colgo quasi il compendio del pensiero femminile sull’argomento “lavoro”. Per anni abbiamo cercato una motivazione per lo scarso accesso alle posizioni apicali in Sanità delle donne: oggi sappiamo che molte scelte organizzative, che hanno privilegiato in termini economici e di potere l’aspetto gestionale a scapito di quello professionale del medico, possono aver distolto le colleghe da quell’obiettivo. Come conciliare la perdita di ore di lavoro medico, a favore di riunioni burocratiche, con gli spazi da dedicare alla famiglia? A molte è sembrato più utile e professionale entrare nelle Società Scientifiche, che, almeno, tentano di garantire il riconoscimento della Professionalità medica e l’aggiornamento specialistico. A molte è sembrato più soddisfacente guadagnare meno soldi, accettare il ruolo di travet che timbrano un cartellino, ma salvaguardare il privato familiare. Molte hanno tentato di sfondare la “volta di cristallo” con una dedizione quasi totale al lavoro, ma hanno colto il risultato , il più delle volte, acquisendo i difetti del concetto maschile di “far carriera”.
E’ arrivato il momento di cambiare, correggere e razionalizzare, e le trasformazioni degli attuali assetti devono passare attraverso una maggiore considerazione del lavoro medico femminile con la revisione del sistema degli incarichi, del sistema previdenziale, delle garanzie di sicurezza di cura e di lavoro che sono dovute agli operatori sanitari ed ai pazienti,del supporto alla maternità,realizzato non solo con congedi, ma con la creazione di strutture che tali congedi consentano di ridurre. Il compito di un’organizzazione diffusa capillarmente e che ingloba tutte le categorie di medici, dai liberi professionisti ai dirigenti ospedalieri, come la FNOMCeO, sarà impegnativo ed importante in tutti gli aspetti presi in considerazione dal convegno del Coordinamento Femminile Nazionale CIMO. Un convegno rivolto a Colleghi e Colleghe, perché la Professione Medica deve essere svolta con pari impegno, dignità e riconoscimenti dagli Uomini e dalle Donne che ad essa si dedicano .
Autore: Redazione FNOMCeO