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Quando la Sanità fa notizia Quiz per l’accesso a Medicina, Conte su Stampa e Doctor33

Luigi Conte intervistato da Ilario Lombardi della Stampa e da Marco Malagutti di Doctor33.
Una selezione, secondo la Fnomceo, è assolutamente necessaria, tanto da chiedere di abbassare a settemila gli ingressi. Ciò perché, spiega Conte a “La Stampa”, “dei 9.500 che riusciranno a entrare, più di 3 mila, tra sei anni, non potranno accedere ai contratti di specializzazione”, rimanendo di fatto esclusi da ogni possibilità di lavoro. Così, conclude infatti il Segretario su Doctor33, “Gli studenti che oggi rivendicano il libero accesso all’Università sono i laureati che domani rivendicheranno posti di lavoro”

Doctor33
Test medicina, Conte: coi quiz sistema di selezione valido
Marco Malagutti

«Gli studenti che oggi rivendicano il libero accesso all’Università sono i laureati che domani rivendicheranno posti di lavoro». Così Luigi Conte, segretario generale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici risponde agli studenti che, all’indomani dei test per l’accesso alla facoltà di Medicina, svoltisi in tutta Italia hanno chiesto a gran voce l’abolizione dei quiz e del numero chiuso. «Non c’è un criterio logico per selezionare un così basso numero di aspiranti medici. Nei prossimi anni visti i pensionamenti ci sarà bisogno di camici bianchi» dicono da Rete della Conoscenza. «Questo sistema affida al caso la definizione del futuro dei giovani» rincara l’Unione degli universitari. «Il test a quiz è l’unico a essere veramente valido per fare selezione» sottolinea invece Conte. «Anche perché» aggiunge «chi è preparato adeguatamente risponde ai quiz». A conferma il segretario di Fnomceo porta alcuni dati significativi. «Negli ultimi 15 anni, da che in sostanza è in vigore il test a quiz, si è ridotta la percentuale di abbandoni». Non solo «È anche aumentata la percentuale di chi arriva alla laurea in sei anni». Conte è perplesso anche sulla possibilità che il sistema a risposta multipla aumenti il rischio di ricorsi. «Non è il quiz ad aumentare il rischio di ricorsi ma la modalità della prova. Laddove ci sono controlli adeguati» spiega «il rischio diminuisce. Del resto il numero degli accessi è raddoppiato per colpa dei ricorsi» aggiunge. Possibile porre un freno a quest’onda? «Solo la magistratura può arginare, ponendosi il problema di dove va a parare il ricorso. Al di là, naturalmente, di singole problematiche meritevoli. Non si può derogare alle regole» conclude Conte. «Ne va del lavoro dei futuri medici».

La Stampa
Ilario Lombardo
Le professioni e la lotteria dei numeri
“Perché tanti posti da architetto?”
L’ordine: situazione drammatica, serviva più selezione
«Servono più medici». «Più ingegneri!». «Architetti!». Quante volte abbiamo disquisito sui mestieri che serviranno a risollevare le sorti dell’umanità? L’argomento ritorna guardando i numeri degli studenti che ogni anno fanno i test universitari sognando di mettere il camice o di diventare il nuovo Renzo Piano, o il nuovo Daniel Libeskind. Per accaparrarsi uno dei 7.802 posti disponibili in Architettura ci hanno provato in 10.994. Molti di più quelli che hanno affrontato i quiz di Medicina: 60.639 per 10.994.
Ma sono pochi o sono tanti quei posti messi a disposizione? Bisogna immergere le cifre nella realtà per capirci qualcosa di più. Per la semplice logica domanda/offerta, quasi 8 mila futuri architetti, nelle attuali condizioni di lavoro, sono «troppi». A ribadirlo è il presidente del Consiglio degli architetti Leopoldo Freyrie: «Sì, i posti sono ancora troppi, nonostante ci sia stata una diminuzione in tutte le facoltà» La situazione dei 153 mila architetti italiani è drammatica. La crisi dell’edilizia morde. La media di uno stipendio non arriva ai 15 mila euro. «Manca l’ orientamento professionale. I ragazzi continuano a iscriversi senza rendersi conto delle reali condizioni di mercato, e nessuno gliele spiega». Freyrie lamenta una disattenzione, un tantino dolosa, delle università: «Abbiamo mandato ricerche senza ricevere risposta. Ma si sa, con l’autonomia, gli studenti sono ridotti a clienti». E più clienti hai, più entrate ti garantisci. Ogni singolo ateneo propone un numero sulla base del potenziale della propria offerta formativa, il ministero dell’Istruzione valuta e si riserva l’ultima parola.
Il meccanismo
Il meccanismo è un po’ più complicato per Medicina. In sintesi: per definire il reale fabbisogno di tutte le professioni sanitarie, il ministero della Salute si relaziona alle Regioni e, contestualmente, agli Ordini e alle Federazioni. Ognuno spara i propri numeri: le Regioni hanno chiesto, per quest’anno, 11 mila ingressi universitari, la Federazione nazionale medici e odontoiatri, Fnomceo, massimo 7 mila. Infine, vengono coinvolti Miur e le università. E qui il discorso torna ai conti da tenere in ordine: il fabbisogno calcolato è molto più alto, circa 14 mila per le iscrizioni 2015/16. «Non possiamo continuare a sfornare professionisti che non vengono assorbiti dal mondo lavoro» spiega Rosanna Ugenti, direttore generale per le professioni sanitarie al ministero.
Ma il punto è che i numeri sono i più disparati. C’è chi prevede, per il 2025, una carenza per decine di migliaia di medici e chi invece come Luigi Conte, segretario della Fnomceo, fotografa una realtà in Italia in cui i medici sono già abbastanza, e molti di loro costretti a rimanere fuori dai corsi di specializzazione. «Dei 9.500 che riusciranno a entrare, più di 3 mila di loro, tra sei anni, non potranno accedere ai contratti di specializzazione». Sì, perché il contingentamento nazionale prevede circa 5 mila accessi ai corsi dopo la laurea. Quest’anno, in via del tutto eccezionale, sono 6 mila. Chi resta fuori o si accontenta e fa la guardia medica, oppure se ne va all’estero. Per questo, l’Italia ha aderito a un progetto europeo che si pone l’obiettivo di definire la metodologia per stabilire reale fabbisogno e relativa offerta formativa: «Basta numeri sparati a caso – chiude Ugenti – Servono criteri scientifici e concordati».

Autore: Redazione FNOMCeO

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