Rapporto Oasi 2009: analisi sulle “perfomance” sanitarie regionali

Report n. 50/2010    

RAPPORTO OASI 2009: ANALISI SULLE “PERFORMANCE” SANITARIE REGIONALI

L’Italia dei paradossi non poteva che emer­gere anche nella gestione del sistema sanita­rio: Ie Regioni che offrono Ie performance più modeste in termini di qualità dell’assi­stenza sono anche quelle con il maggior di­savanzo. E’ questo uno dei dati più eclatanti sottolineati dal Rapporto Oasi 2009 – ­L’Aziendalizzazione della sanità in Italia.

Sicuramente il nostro è un sistema sanitario che dà buoni se non ottimi risultati dal pun­to di vista sia dell’equità nell’accesso sia del­l’efficacia; ha avuto una crescita contenuta della spesa, come dimostrano i dati relativi al periodo 1995-2010, che attualmente assorbe il 6,5 per cento del Pil contro il 10 per cento di altre nazioni con cui ci confrontiamo, co­me Francia e Germania, anche se tale per­centuale pare comunque eccessiva rispetto all’equilibrio complessivo delle finanze pubbliche italiane. Il tutto è messo in evidenza da Francesco Longo, direttore del Cergas Bocconi, du­rante la presentazione del Rapporto.

Accanto alle luci ci sono tuttavia molte om­bre. Entrando più nel dettaglio dei risultati del Rapporto Oasi, si può constatare come siano ancora troppe Ie prestazioni inappro­priate: circa il 30 per cento di ciò che si fa nell’ ambito del Ssn è inutile, anche se si trat­ta di percentuali decisamente inferiori ri­spetto ad altri Paesi.

Un’altra delle criticità è lo sviluppo dei si­stemi territoriali. La Medicina generale e soprattutto l’assitenza domiciliare, che rende conto solo dell’uno per cento della spesa del Ssn, sono poco sviluppate, proprio perchè si tratta di servizi a rete e multidisciplinari dif­ficili da organizzare.

C’è poi il fenomeno preoccupante della mobilità interregionale, che innesca un cir­colo vizioso per Ie Regioni deboli, in particolare Campania, Calabria e Sicilia che oltre a subire un depauperamento finanziario vedono delegittimata la loro immagine, e un circolo virtuoso per le Regioni forti, i cui ospedali possono acquisire i migliori professionisti e le migliori attrezzature con i soldi altrui.

I dati finanziari delle spese regionali, tuttavia, sono quelli che mostrano più chiaramente un divario abbastanza netto tra Nord e Sud del Paese. II Meridione, e alcune Regioni in particola­re, offrono servizi inferiori per quantità, peg­giori per qualità ed efficacia, riuscendo a spendere di più: questo è l’aspetto più criti­co, che lascia tuttavia spazio alla speranza, perchè indica che il miglioramento non pas­sa necessariamente per un maggior impe­gno finanziario.

Come mostrano Ie statistiche, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Veneto hanno valori di disavanzo regionale che sono in media un decimo di quelli di Campania, Sicilia e soprattutto Lazio, i cui abitanti hanno accumulato in media 2.000 euro di deficit. II disavanzo complessivo del 2-3 per cen­to non è un dato drammatico di per sè, il problema è che tre Regioni sono responsa­bili dell’80 per cento de! deficit. Lazio, Campania e Sicilia so­no Ie tre Regioni più popolose dopo la Lombardia e hanno un disavanzo struttura­Ie, ne! senso che è prodotto dalla cattiva rete di offerta. La Sicilia, per citare un esempio, ha 600 laboratori analisi privati più altret­tanti pubblici, ovvero un laboratorio ogni 5.000 abitanti, quando gli studi scientifici mostrano che dovrebbero essere al minimo uno ogni 50mila abitanti.

Roma 17/05/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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