Report n. 3/09
RAPPORTO UNICEF 2009
Un rapporto, a dir poco drammatico, quello dell’UNICEF sulla “Condizione dell’infanzia nel mondo 2009” dedicato alla salute materna e neonatale.
Ogni anno più di mezzo milione di donne muore per cause associate alla gravidanza e al parto e circa 4 milioni di neonati muoiono entro 28 giorni dalla nascita.
Altri milioni di donne sono colpite da disabilità, malattie, infezioni e lesioni.
E’ diminuito in tutto il numero dei decessi sotto i 5 anni che rimane pur sempre drammatico: siamo passati da 13 milioni del 1990 a 9,2 milioni nel 2007.
L’attenzione principale del rapporto si concentra sull’Africa subsahariana e Asia meridionale, le regioni con le cifre e i tassi più alti di mortalità materna ed infantile.
Gli aspetti principali del rapporto sono l’imperativo di creare un ambiente di sostegno per la salute materna e infantile basato sul rispetto delle donne e la necessità di istituire un’assistenza continuativa per le madri, i neonati ed i bambini, associandoli a programmi per la salute riproduttiva, la maternità sicura, l’assistenza neonatale nonché la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo infantile.
Dal rapporto emerge chiaramente e duramente che i decessi materni rimangono un grande problema irrisolto; una donna di un Paese meno sviluppato, infatti, è 300 volte più esposta al rischio di morire nel corso della vita a causa di complicazioni dovute alla gravidanza e al parto rispetto ad una donna che vive in un Paese industrializzato.
Gli obbiettivi di sviluppo del Millennio relativi alla salute materna infantile approvati dall’assemblea Generale dell’ONU prevedono, quale primo traguardo, di ridurre di tre quarti il tasso annuo di mortalità materna entro il 2015; di due terzi il tasso di mortalità sotto i 5 anni nel 2015 e di ottenere l’accesso universale alla salute riproduttiva entro lo stesso 2015.
Nel rapporto viene riportata una lunga nota di Sua Maestà la Regina Rania di Giordania che è il primo difensore emerito dell’UNICEF per i bambini, nella quale ci si chiede come sia possibile che in un’epoca in cui si fanno grandi progressi e addirittura miracoli in campo medico non riusciamo a proteggere adeguatamente le donne nell’atto di perpetuare la razza umana.
La risposta, naturalmente, è che sebbene la salute pubblica abbia compiuto progressi straordinari, i vantaggi non sono equamente divisi ne tra i Paesi o le aree geografiche, nè tra i gruppi sociali che li popolano.
Anche se le cause delle complicazioni della gravidanza sono identiche in tutto il mondo le loro conseguenze sono molto diverse da Paese a Paese e da Regione a Regione.
Oggi, per una giovane donna in Svezia il rischi di morire per cause associate al parto nel corso della vita è pari a 1 su 17.400. In Sierra Leone questo rischio è pari a 1 su 8.
La Regina Rania ritiene che “lo svantaggio sociale” delle donne in molti Paesi abbia un riflesso sulla salute materna e infantile. L’ampliamento degli interventi medici, dunque, è soltanto uno degli strumenti per migliorare la salute materna e infantile.
Quello di gran lunga più importante è aumentare “l’empowerment” delle donne in tutto il mondo.
Dunque accrescimento culturale, politico, sociale e spirituale delle donne. Avere fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità individuali. Madri e figlie istruite potranno cambiare il futuro. Solo così le bambine diventate donne che scelgono di diventare madri considereranno la gravidanza e il parto un evento da celebrare, non da temere.
P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO
Roma 05/02/2009
Autore: Redazione FNOMCeO