La denuncia della CAO parte da lontano, ed è stata in parte quantificata con il Rapporto Eures, presentato lo scorso 24 maggio: i falsi dentisti non provocano solo enormi danni alla Salute dei cittadini, curando male le carie, rovinando denti e sorrisi, provocando la trasmissione di patologie trasmesse attraverso il sangue, come le epatiti e persino l’Hiv.
Ma “costano” alle casse dello Stato, in termini di cure “riparatrici”, e anche di evasione fiscale. Senza dimenticare i soldi spesi dalle forze dell’ordine per smascherarli.
Ad Arezzo, il 26 ottobre, tutti questi oneri “nascosti” saranno, forse per la prima volta, organicamente portati alla luce: il direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità, Monica Bettoni, quantificherà le spese per malattie iatrogene dovute all’abusivismo; i Nas di Firenze computeranno i costi delle indagini; la Guardia di Finanza denuncerà l’ammontare dell’evasione fiscale.
A tirare le somme, l’Ufficio Stampa ha chiamato il presidente della CAO nazionale, che, ad Arezzo, aprirà i lavori, forte delle cifre – costantemente aggiornate – del rapporto Eures: Giuseppe Renzo.
Presidente, al Convegno di Arezzo saranno quantificati con precisione, oltre ai danni sulla Salute, tutti i costi economici per lo stato del fenomeno dell’abusivismo. Può spiegarci in quali modi i falsi dentisti “rubano” non solo ai clienti, ma a tutti noi?
Da tempo la CAO Nazionale sta promuovendo, nell’ambito della lotta all’abusivismo, il tema del danno economico che da questo fenomeno deriva alla collettività. Laddove esiste, infatti, un abusivo, esiste immancabilmente un evasore fiscale e abbiamo cercato di evidenziare – grazie anche al rapporto Eures – gli enormi danni economici che derivano all’erario dai mancati versamenti su prestazioni professionali svolte sia pure da chi non è abilitato. Tengo a precisare che il vero problema è ovviamente quello primario della tutela della Salute, non solo odontoiatrica, posta in pericolo dall’esercizio abusivo. Ma non è secondario sottolineare anche i gravi danni economici che il fenomeno comporta.
Non dimentico certo i professionisti che forniscono “copertura legale”agli abusivi. Anzi: nel novanta per cento dei casi il fenomeno del mancato rilascio della fattura è imputabile a queste realtà.
“Se non vuole la fattura le faccio lo sconto del venti per cento, cioè dell’IVA”: quanti si sono sentiti fare questa proposta. Ma quanti sono coscienti di chi sia in realtà a proporre l’illecito baratto? La fattura va richiesta e pretesa e il suo rilascio da parte del professionista è a tutela del professionista stesso, oltre che del paziente.
Disegni di Legge per inasprire le pene per i reati di abusivismo e prestanomismo sono stati periodicamente presentati nelle scorse legislature; poi, però, non sono sfociati in un’azione concreta. Crede che, questa volta, i tempi siano davvero maturi?
Tutti sappiamo quanto sia complessa la procedura parlamentare per l’approvazione di una Legge. Tali procedure diventano ancora più defatiganti quando si tratta di modificare un articolo del Codice Penale: in questo caso l’art. 348, che sanziona il reato di esercizio abusivo della professione.
È necessario, per raggiungere il nostro traguardo, creare il giusto allarme sociale e coinvolgere l’intera opinione pubblica sui rischi che derivano dall’abusivismo: è proprio quello che la CAO Nazionale sta facendo con risultati che lasciano ben sperare.
Voglio anche ricordare che l’esercente abusivo, che ovviamente non può garantire il rispetto delle necessarie regole di igiene, è un potenziale “untore” per malattie pericolose come ad esempio l’epatite virale.
Quella dell’Odontoiatra è stata sempre considerata una professione remunerativa e con sbocchi sicuri: è ancora così?
È vero, in passato la professione odontoiatrica sembrava garantire ottime prospettive occupazionali e soddisfazioni anche di carattere economico. In realtà, allo stato attuale, non è più così: non per niente si parla ormai di “sindrome della poltrona vuota “ e di crisi della domanda di prestazioni odontoiatriche.
Le cause sono due: da un lato, la crisi economica che colpisce anche il settore delle professioni, causando una evidente limitazione dell’accesso alle cure sanitarie.
Dall’altro, l’eccessivo numero di esercenti la nostra professione, che ad oggi sono circa sessantamila, con continui inserimenti di professionisti italiani e non, formati spesso in modo non verificato nei paesi comunitari e non comunitari.
La verità è questa: fare il dentista oggi in Italia non è più “conveniente”. I costi non sono comprimibili e la gestione dei nostri studi è dieci volte più onerosa che negli altri paesi comunitari. Posso affermare con serenità, pertanto, che chi ancora pensa ad una classe di privilegiati non sa di cosa sta parlando.
Autore: Redazione FNOMCeO