Report n. 99/2010
CONTINUA A CRESCERE IL “MAL DI VIVERE”
La depressione è in continuo aumento: sono circa 60 milioni in Europa le persone colpite, di cui oltre la metà soffre di una forma grave e invalidante. In Italia, un adulto su quattro nel corso della vita è interessato da un episodio di depressione maggiore, le donne più degli uomini (12,8% contro il 5,9%). Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la malattia rappresenterà nel 2020 la seconda causa di disabilità nel mondo, dopo le patologie cardiache.
Un problema serio che coinvolge famiglie e mondo del lavoro e non di facile soluzione: una persona depressa su 3 lo è ancora dopo un anno, una su 10 deve continuare la terapia dopo 5 anni dal primo episodio, oltre la metà avrà una ricaduta nell’arco della sua esistenza. Sono le cifre sulle quali si discute nel Congresso nazionale ”La psichiatria del nuovo millennio: bisogni formativi, competenze cliniche e rischi professionali” organizzato dalla Società dei giovani psichiatri della SIP (Società Italiana di Psichiatria).
Secondo alcuni studi, questa condizione riguarda fino al 50% delle persone che hanno avuto un ictus, dal 17 al 23% di chi ha subito un infarto miocardico acuto, può arrivare al 27% nei diabetici, al 22% in chi soffre di BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e ipertensione. I malati di cancro soffrono di depressione in una percentuale che va dal 18 al 39%, mentre dal 10 al 37% di pazienti con malattia di Parkinson ne sono affetti.
La depressione in contemporanea con altre malattie tocca, insomma, circa la metà dei malati ed è associata a una peggiore qualità della vita e a scarso miglioramento clinico dopo le cure: per questo va affrontata con ogni mezzo a disposizione dei medici e trattata insieme alla patologia organica che colpisce il paziente depresso.
Solo il 40% dei 4.200.000 italiani in terapia antidepressiva ottiene remissione dei sintomi, cioè benefici sul tono dell’umore, sul sonno, l’appetito, l’interesse per la vita sociale. Uno dei motivi principali dell’insoddisfazione dei pazienti è il ritardo dell’efficacia delle terapie finora disponibili, che si avverte solo a 3-6 settimane di trattamento.
Effetti collaterali come aumento di peso e problemi alla sfera sessuale possono indurre ad abbandonare le cure.
Roma, 18/10/2010
Autore: Redazione FNOMCeO