Report n. 11/2011
COSTI FARMACEUTICI
Pillole e sciroppi pagati dallo Stato, fanno segnare un calo dell’1,7% rispetto a un anno fa. Ma continuano a crescere i costi per i farmaci in ospedale con un rosso (per le finanze regionali) che ha toccato quota 1,63 miliardi. Mentre i ticket per i medicinali a carico dei cittadini fanno segnare un nuovo record: in dodici mesi sono cresciuti del 15,7%, raggiungendo un valore di 807 milioni.
Dalle analisi dell’Aifa (Agenzia del farmaco), la spesa farmaceutica pubblica segna ancora una volta un andamento bifronte. A fine ottobre 2010, secondo gli ultimissimi dati disponibili, il tetto del 13,3% della farmaceutica convenzionata è stato rispettato, con un margine di risparmio di 42 milioni nonostante l’incremento del 2,7% delle ricette prescritte, che denota lo spostamento delle prescrizioni sempre più verso i medicinali a prezzo più basso anche per effetto della scadenza dei brevetti.
Malissimo invece continua ad andare la spesa farmaceutica ospedaliera, su cui pesano ormai gran parte dei più costosi farmaci innovativi, a partire dagli anti-tumorali: il risultato è che la farmaceutica ospedaliera ha raggiunto il 4,3% della spesa sanitaria totale, quasi raddoppiando il tetto (2,4%) imposto per legge.
Un mosaico complesso, soprattutto per le marcate differenze regionali. La spesa farmaceutica ospedaliera ha superato il budget in tutte le regioni, col picco massimo in Sardegna (6,6%) e quello minimo nel Molise (2,9%). Mentre in farmacia il record è stato della Sicilia (15,9%, rispetto al tetto di legge del 13,3%) e il valore più basso è stato registrato a Trento (10,1%). Sommando la spesa farmaceutica convenzionata e quella ospedaliera, il budget teorico annuo del 15,7% ha retto tra le grandi regioni soltanto in Lombardia (15,4%), oltreché in Valle d’Aosta, a Bolzano e a Trento.
Particolarmente significativa l’impennata degli incassi per i ticket pagati dai cittadini: il gettito è cresciuto di più in Calabria (+36,8%) e meno nel Lazio (+6,9%). E questo non solo per effetto dei nuovi livelli di compartecipazione via via imposti nel corso dell’anno in alcune regioni.
A far premio, secondo Federfarma, l’associazione dei titolari di farmacia, è stato l’aumentato gettito del prezzo di riferimento pagato dagli assistiti che hanno scelto, anziché i generici, i farmaci griffati a prezzo superiore: il maggior onere per i cittadini è dovuto in gran parte «alle polemiche strumentali» che hanno investito i farmaci generici «accusati di scarsa efficacia, e la sostituzione da parte del farmacista». Polemiche che avrebbero ingiustamente reso «diffidenti» gli assistiti verso i farmaci generici, orientandoli appunto a scegliere i più costosi (ma di pari efficacia) farmaci di marca
Roma, 28/02/2011
Autore: Redazione FNOMCeO