Report n. 117/2010
CURE PALLIATIVE E LISTE D’ATTESA
Liste di attesa anche per accedere alle cure dell’ultimo tratto dell’esistenza. Secondo il decreto ministeriale del 2007 che definiva gli standard dell’assistenza ai malati terminali, dovrebbero passare non più di 72 ore dalla segnalazione all’accesso alla rete. Per l’11% dei centri, però, c’è da aspettare di più. La situazione è particolarmente critica nel 40% delle strutture di Lazio e Puglia.
Questa la denuncia lanciata dalla Società italiana di cure palliative, al XVII Congresso nazionale. In Italia la rete di cure palliative è ancora una sfida da completare. Nonostante gli sforzi fatti in questi anni la risposta assistenziale è, ad oggi, lacunosa e disomogenea.
Una situazione che segnala il persistere, nel nostro Paese, di profonde disuguaglianze di accesso anche per le cure palliative. Disuguaglianze che coinvolgono ogni anno 250 mila persone affette da patologie oncologiche. Dal 2006 al 2010 l’implementazione delle cure a casa, fornite dagli hospice ad integrazione della degenza, è stata solo del 5%, spiega Giovanni Zaninetta, Presidente della Società italiana cure palliative.
Le due indagini condotte sul sistema delle cure palliative in Italia evidenziano peraltro che le cure domiciliari esistono solo nelle regioni del nord e nel Lazio, mentre, ad esempio, in regioni come l’Abruzzo e la Campania siamo vicini all’anno zero.
E neanche le cure palliative sfuggono al fenomeno delle liste d’attesa. Analizzando 203 Centri su 312, emerge che il 32% dei pazienti in carico nel 2008 è stato assistito entro 24 ore dalla segnalazione, il 38% tra 24 e 48 ore, il 20% tra 48 e 72 ore ed infine il 10% oltre 72 ore dalla segnalazione.
A livello regionale, le maggiori percentuali di pazienti presi in carico entro 24 ore (su pazienti assistiti) si trovano nella Provincia autonoma di Bolzano (100%), in Lombardia (71%). Tassi che scendono a livelli minimi in Sardegna (2%), Lazio (5%) e Puglia (10%). Nel Lazio il 53% dei pazienti viene assistito oltre 72 ore dalla segnalazione.
Proprio gli hospice, soprattutto grazie alla legge 39 del 1999, sono andati incontro ad un rapido sviluppo mentre le cure domiciliari stanno tuttora vivendo grandi difficoltà che, in moltissime Regioni italiane, ripetono, amplificandoli, i limiti della sanità territoriale. Queste difficoltà sono diventate ancor più evidenti proprio a causa della crescente offerta di ricovero in hospice che, di fatto, ha creato una potenziale concorrenza con le cure domiciliari. Con la legge 38/2010 sulle cure palliative e le terapie del dolore, si pongono finalmente le basi per il superamento di queste criticità.
L’integrazione delle cure palliative domiciliari con le strutture di degenza rappresenta un obiettivo inderogabile e strategico nella realizzazione della continuità di cura, quale caratteristica fondamentale di qualità e di efficacia.
L’appello che scaturisce dal Convegno è rivolto al Governo affinchè, con i decreti attuativi già praticamente completati, chiuda al più presto il percorso legislativo, per dare inizio alla fase operativa della legge.
Roma, 15/12/2010
Autore: Redazione FNOMCeO