Report da Alessandria

Domenica 19 ottobre si è concluso il XXVIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Donne Medico, dal titolo “MEDICINA DI GENERE: NUOVA FRONTIERA – dalle peculiarità anatomiche agli aspetti clinico – terapeutici e sociali”.


Il tema della medicina di genere è stato affrontato sia negli aspetti clinici che nel campo della ricerca scientifica. Oltre a sottolineare come le differenze fisiologiche tra uomini e donne abbiamo un ruolo importante nel determinare la comparsa di una malattia, anche la risposta terapeutica può essere diversa nei due generi, riportando la necessità di una sperimentazione clinica e farmacologica che tenga conto di questa differenza. Infine è emersa la possibilità che esista una discriminazione sessuale nell’accesso alle risorse a causa dell’abitudine a pensare che ci sia una prevalenza di sesso per determinate patologie. E’ necessario confrontare non solo il numero di ricoveri maschili e femminili, ma anche la gravità dei pazienti perché una diversa gravità tra i due sessi porterà a concludere che i pazienti più gravi sono discriminati per il sesso.


La prof.ssa Franca Franconi  ha presentato il progetto italiano “La salute delle donne”, nato da un tavolo tecnico istituito presso il sottosegretariato alla salute, al quale partecipano l’Istituto Superiore di Sanità, l’Agenzia Italiana del Farmaco, l’ASSR, l’Università di Sassari e la Società Italiana di Farmacologia. Obiettivo principale è arrivare alla formulazione di linee guida sulle sperimentazioni cliniche e farmacologiche che tengano conto delle variabili di genere.
La Prof.ssa Leonardi, dell’Istituto Besta di Milano, ha invece parlato degli importanti progetti che si rivolgono alle persone con disabilità, chiedendo in particolare la collaborazione per la creazione di un “archivio” nazionale dei pazienti in stato vegetativo persistente. Al suo intervento si è collegata la Dott.ssa Vincenza Palermo che nella sua relazione “Implicazioni di genere in ambito lavorativo, familiare e relazionale” ha evidenziato come, se si considerano le diseguaglianze di salute legate ai fattori di rischio socio economici (classe sociale, povertà, età avanzata), le donne risultino più sfavorite: rispetto agli uomini di analoghe condizioni socio economiche, infatti, hanno una maggiore speranza di vita, ma proprio per questo spesso vivono sole e in condizioni peggiori di salute.


A conclusione del convegno, la Dott.ssa Roberta Chersevani, Presidente dell’Ordine dei Medici e Chirurghi di Gorizia, reduce dal concomitante Congresso Nazionale di Olbia “sanità per le Donne. Donne per la Sanità”, promosso dalla Federazione degli Ordini della Sardegna e dalla FNOMCeO, ha sottolineato le criticità di una prossima sanità “troppo” declinata al femminile, rispetto alla quale non è preparato ne il mondo universitario, e per questo ha presentato i numeri delle iscrizioni alle scuole di specialità, dove ancora le colleghe prediligono in misura marcata solo alcune branche, ne il mondo del lavoro, la cui organizzazione non è a misura di donna.


Ne è seguito un acceso dibattito, che ha toccato anche il tema, molto attuale, della scarsissima rappresentanza femminile nei Consigli ordinistici: la platea, composta prevalentemente di colleghe, dato il contesto, ha respinto l’ipotesi delle “quote rosa” come “gentile concessione”, evidenziando piuttosto come dovrebbe essere data a quanti lo desiderino la possibilità concreta di presentarsi come candidati per i rinnovi degli organi direttivi degli Ordini. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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