Report: donne e osteoporosi

Report n. 41/2010    

DONNE E OSTEOPOROSI

L’osteoporosi si predispone a diventare malattia durante l’infanzia. È in questo periodo della vita, infatti, che le nostre bambine accumulano il calcio necessario che poi servirà in età avanzata. Ed è questo il miglior modo di prevenire una malattia che oggi incide sui costi del Servizio Sanitario Nazionale per un miliardo e mezzo di euro all’anno, con 90 mila fratture contando solo quelle femorali. Invece oggi, il 60% delle italiane crede che non si possa fare nulla. Secondo una ricerca svolta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna, l’osteoporosi viene, infatti, ricondotta a fattori “ineluttabili” come l’età e la menopausa, senza prendere in considerazione il proprio stile di vita e in particolare la dieta alimentare e l’attività fisica.

Inoltre, solo metà del campione conosce il ruolo fondamentale della vitamina D per la salute delle ossa e sa che l’esposizione al sole ne stimola la produzione. Va meglio per il calcio: 9 donne su 10 sanno che è importante e si trova nel latte e nei suoi derivati. Ma il dato più allarmante è che non esiste alcuna consapevolezza riguardo alla possibilità di svolgere una corretta prevenzione sia della malattia in età giovanile che delle fratture in età avanzata. Solo al Nord una esigua minoranza (18%) sa che l’osteoporosi si previene, invece, fin da bambini e che l’accumulo di calcio e vitamina D insieme all’attività fisica regolare a questa età è fondamentale per costituire ossa forti. La stragrande maggioranza delle intervistate (oltre l’80%) dichiara che il momento per iniziare a prevenire la malattia è durante la menopausa o, addirittura, dopo una frattura.

“Alla lettura di questi dati – spiega Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da. – abbiamo deciso di agire contestualmente in due direzioni. Da un lato migliorare la prevenzione primaria delle fratture cercando di consentire la prescrizione dei farmaci antifratturativi anche prima della comparsa di fratture da fragilità. Si pensi che nel 2008 è stata approvata in Senato una mozione promossa da O.N.Da grazie alla quale il Ministero ha deciso di istituire un registro nazionale delle fratture da fragilità. A questo però non è ancora seguita una revisione dei criteri di selezione dei pazienti da trattare. Per questo O.N.Da è promotrice di un nuovo documento da proporre a Governo e Parlamento. Dall’altro puntare anche sul ruolo del pediatra, finora quasi sempre escluso, per sensibilizzare alla prevenzione e ad una educazione agli stili di vita sani le future donne. Non a caso 9 su 10 apprezzerebbero maggiore comunicazione e informazione sul tema”.

“Le proiezioni epidemiologiche delle fratture da fragilità e dei costi delle fratture nella popolazione anziana – spiega Maria Luisa Brandi, Dipartimento di Medicina Interna, Università di Firenze e Presidente F.I.R.M.O. Fondazione Raffaella Becagli – richiederebbero un intervento programmatico più organico di informazione della popolazione sugli stili di vita, la diagnosi tempestiva, il trattamento farmacologico, la riabilitazione ed il recupero funzionale. Si pensi che solo le fratture femorali superano le 90 mila all’anno, con una spesa tra costi diretti e di riabilitazione di oltre 1 miliardo di euro. A queste si devono aggiungere quelle vertebrali, di omero, radio, piede, tibia e perone. Il costo totale per la popolazione italiana anziana è, quindi, di circa 1 miliardo e mezzo all’anno”.

“L’osteoporosi – precisa Claudio Cricelli, Presidente SIMG Società Italiana di Medicina Generale – rappresenta per la popolazione italiana un rilevante fattore di rischio predisponente a fratture ossee. La malattia va, quindi, scientificamente e professionalmente inserita tra le attività di prevenzione primaria e secondaria, attraverso interventi e tecniche di identificazione della popolazione a rischio e delle misure più idonee alla prevenzione con particolare riguardo ai comportamenti alimentari, alle attività motorie e all’eventuale terapia farmacologica. Ma la vera prevenzione inizia in età pediatrica”.

“L’unica prevenzione efficace – afferma Stefano Mora, Laboratorio di Endocrinologia Infantile, Servizio di MOC Pediatrica e BoNetwork, Istituto Scientifico San Raffaele – si attua da giovani. È quindi, fondamentale trattare l’osteoporosi come ‘malattia’ pediatrica. E’ in questo momento, infatti, in cui si riesce ad aumentare in modo sensibile la massa ossea attraverso tre punti. Il primo è quello alimentare seguendo una dieta equilibrata. In genere questo è sufficiente a garantire il corretto apporto di calcio e vitamina D. Secondo: esercizio fisico regolare. Terzo: adeguata esposizione ai raggi solari. Anche quando c’è carenza di vitamina D, questo è il miglior sistema per produrla. Puntare, quindi, sul pediatra, troppo spesso escluso, può essere il segreto per una migliore informazione delle donne sulla malattia. E il pediatra stesso dovrebbe essere maggiormente sensibilizzato riguardo al suo fondamentale ruolo”.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO.

Roma 19/04/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.