A Bari non c’è stata solo riflessione “italiana”. Riuniti attorno al tavolo delle conferenze c’erano anche – nella giornata di sabato – i membri del GIPEF, il gruppo di lavoro che riunisce una serie di ordini professionali di Paesi europei per costruire un comune cammino ordinistico e professionale e per far giungere agli uffici di Bruxelles (Parlamento,
Commissione….) interventi, pareri, richieste da parte del mondo medico.
Erano presenti le delegazioni di Francia (con i professori Vorhauer e Montané), Albania (la delegazione più numerosa: Toska, Gjika, Trepca, Ushtelenca), Cipro (Demetriou), Spagna (Huerta, Rodriguez, Diaz Vilarig), Belgio (Lemye, Kerzmann) e Italia (rappresentata da Bianco, Livrea, Peperoni e Ibba).
Dopo il saluto di Livrea e Bianco (“tutti gli stati nazionali hanno differenti approcci ai temi che oggi mettiamo a confronto: vorremo a partire da qui provare a ragionare sull’armonizzazione all’interno dell’Unione europea dei criteri di programmazione degli specialisti. Cercando di evitare il trionfo delle logiche di mercato che, se prese acriticamente, possono compromettere qualità, efficacia e sicurezza delle prestazioni professionali”), le singole delegazioni hanno presentato le situazioni dei propri Paesi in ordine alle tematiche formative e di programmazione, sulla base di un questionario di assessment che era stato precedentemente condiviso.
Sono state così delineate le situazioni diversissime di Belgio (dove una commissione opera dal 2004 per l’armonizzazione dei percorsi formativi tenendo conto di differenze linguistiche, di genere, di richieste locali delle varie realtà federative), Cipro (dove non esiste una scuola medica e dove quindi i 100-150 nuovi studenti all’anno si recano ad Atene per il proprio corso di studi), Albania (dove, a causa di un periodo di completa riforma sanitaria c’è la necessità di studiare i sistemi migliori degli altri Paesi europei). Così da un lato si è vista la capacità di programmazione belga, che già è arrivata alle proprie proiezioni di necessità specialistiche fino al 2034, cui ha fatto da contraltare la difficoltà spagnola, dove l’arrivo di numeri importanti di medici dall’America latina ha creato una situazione di scompenso all’interno di un Paese che vive ancora un forte differenza di assistenza medica nella grandi città e nelle aree rurali. Dal canto suo la Francia ha reso un quadro interessante del proprio caleidoscopio professionale, con 250.000 medici iscritti, di cui 10.000 medici stranieri, 18.000 francesi con laurea straniera e alcune specialità in fortissima crisi: ostetricia, oftalmologia, chirurgia generale.
La giornata si è arricchita di confronti e commenti degli ospiti stranieri sulle presentazioni della delegazione italiana (soprattutto per le slides illustrate da Roberto Stella, sulla situazione italiana in Medicina Generale) a cui è seguita da parte di Francis Montané l’illustrazione di una proposta per una direttiva del parlamento europeo in tema di Diritti dei pazienti relativi all’assistenza transfrontaliera.
Concludendo i lavori, Amedeo Bianco ha sottolineato l’importanza dell’avere “una cabina di regia in grado di governare la programmazione delle specializzazioni” e ha anticipato il grande progetto di celebrazione dei 100 anni FNOMCeO, che il prossimo anno vedrà impegnata la Federazione in una serie di attività. Tra i momenti forti di questo cammino, ce n’è uno che coinvolge proprio le esperienze ordinistiche internazionali e si tratta di un workshop che si terrà a Sanremo nella prossima primavera. A tema ci saranno l’armonizzazione degli orientamenti deontologici su consenso informato, protezione dei pazienti, records clinici, rapporti tra professionisti e pubblicità sanitaria.
Autore: Redazione FNOMCeO