Report: gli italiani a tavola

Report n. 93/2010

GLI ITALIANI A TAVOLA

4 italiani su 10 «frustrati» a tavola. «Vorrei mangiare più sano, ma non ci riesco»: è questa l’affermazione che descrive meglio il rapporto con il cibo di quasi il 37% degli italiani (quota che sale al 40,5% tra i 30-44enni, ad oltre il 40% tra le donne e sopra il 43% tra le casalinghe). È quanto emerge dal Primo Rapporto Censis/Coldiretti sulle abitudini alimentari degli italiani, dal quale si evidenzia che i «frustrati» a tavola sono in numero superiore al 33% di italiani che invece dichiarano di seguire una dieta sana perché l’alimentazione è tra i fattori importanti per la salute. E sono soprattutto gli anziani (40,3%) e i laureati (37,6%) a praticare questa tendenza salutista.

Informarsi sul cibo per gli italiani, infatti, è sempre più importante: quasi il 62% degli intervistati si dichiara molto informato sui valori nutrizionali, le calorie e i grassi riguardanti i vari alimenti. Il 34% degli intervistati ritiene, poi, che la propria alimentazione dipenda in via prioritaria da scelte soggettive (che hanno bisogno di tante informazioni per essere adeguate), per il 30,4% dalla tradizione familiare, e per poco meno del 19% da quello che ci si può permettere, tenuto conto del reddito e dei prezzi.

Quanto alle principali fonti di informazione sugli alimenti, oltre alla televisione è il web (51,1%) la fonte primaria; seguono i quotidiani, i settimanali e i periodici (34%), poi i familiari e gli amici (25,5%), mentre il 25,6% ricorre invece ai negozianti e al personale del punto vendita.

Emerge una importante segmentazione dei comportamenti, con un terzo degli italiani che riconosce il valore dell’alimentazione e si comporta di conseguenza, un terzo che per stili di vita, tentazioni e stress pur consapevole non riesce a comportarsi correttamente, e un terzo che non è attento alla tavola per mancanza di conoscenza.

Le malattie collegate direttamente all’obesità sono responsabili di ben il 7% dei costi sanitari dell’Unione europea, poiché l’aumento di peso è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l’ipertensione, l’infarto e certi tipi di cancro. Sulla base dei dati della Commissione Europea, le spese socio-sanitarie correlate all’obesità in Italia sono stimate in circa 23 miliardi di euro annui, per più del 60% dovute all’incremento della spesa farmaceutica e ai ricoveri ospedalieri.

È l’era del politeismo alimentare, che spinge le persone a mangiare di tutto, senza tabù, generando combinazioni soggettive di alimenti e anche di luoghi ove acquistarli, neutralizzando ogni ortodossia alimentare. La recente crisi ha rinforzato questa dinamica dei comportamenti sociali. Il rapporto con il cibo è una dimensione sempre più soggettiva, espressione dell’io che decide e che, a partire dalle proprie preferenze, abitudini, prassi e aspettative, nonché dalle risorse di cui dispone, definisce il contenuto del carrello della spesa e della tavola.

Roma 01/10/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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