Report: infertilità, disagio sociale

Report n. 32/2010    

INFERTILITA’, DISAGIO SOCIALE

Le coppie con problemi di fertilità soffrono di una sorta di sospensione esistenziale legata alla genitorialità mancata. Il trascorrere del tempo senza riuscire ad ottenere una gravidanza rappresenta una delle cause principali di disagio (per l’87,3% delle coppie). Poco meno della metà (44,5%) soffre per il sentimento di diversità legato alla condizione di infertilità. Il 44% vive questo problema come un assillo, sembra non riuscire a pensare ad altro. In gran parte le coppie sono però fiduciose che riusciranno, prima o poi, ad avere un figlio (il 70,8%), e se la terapia cui si stanno sottoponendo non avrà successo, ci riproveranno (per il 65% circa, e quasi il 5% ha già deciso che lo farà all’estero).

L’indagine realizzata dal Censis per la Fondazione Cesare Serono su un campione di 606 coppie prese in carico da un Centro di procreazione medicalmente assistita (l’età media degli uomini è pari a 37,7 anni, quella delle donne a 35,3) evidenzia altre sacche di disagio profondo che, seppure minoritarie, sono sintomatiche delle implicazioni psicologiche, sociali ed affettive dell’infertilità. Una coppia su dieci non ha confidato a nessuno né l’esistenza del problema, né di essere in cura; il 20% circa non trova comprensione presso amici e parenti; quasi il 30% lamenta un peggioramento della qualità della vita sessuale. Ma 7 coppie su 10 indicano invece che questa esperienza ha consolidato il rapporto.

Oltre la metà delle coppie (il 56,2%) ha inoltre lamentato difficoltà nel conciliare le esigenze della terapia con i tempi lavorativi, sommando così ai disagi emotivi e pratici anche una problematica professionale. "L’infertilità è un problema diffuso che in Italia riguarda 1 coppia su 5 di quelle in età fertile" afferma Giovanni Scacchi, Presidente della Fondazione Cesare Serono. L’accesso a un Centro di procreazione medicalmente assistita rappresenta il punto di arrivo di un percorso che spesso taglia fuori le coppie più deboli sotto il profilo culturale ed economico. Le donne del campione intervistato sono laureate nel 30,3% dei casi (la quota corrispondente nella popolazione generale è pari al 17,7%), gli uomini sono laureati nel 26,9% dei casi (contro il 14,2% della popolazione generale maschile).

Il tempo intercorso tra i primi tentativi di diventare genitori e il primo contatto con il medico (21,4 mesi in media) passa da 15,5 mesi per le coppie con titoli di studio più elevati a 30 mesi per quelle con basso tasso di scolarizzazione. Ad aver ottenuto una diagnosi certa sulle cause dell’infertilità è il 63,8% delle coppie, il 29,1% non l’ha ottenuta, mentre nel 7,1% dei casi è rimasta incertezza sulle cause possibili.

Il ruolo del ginecologo si conferma centrale. È sua la diagnosi nel 48,4% dei casi in cui ne è stata formulata una. Il 47,4% delle coppie ha però dovuto interpellare più medici prima di arrivare a una diagnosi. Il valore aumenta ancora una volta tra le coppie residenti al Sud (55,1%) e tra quelle con livelli di istruzione più bassi (56%). Le coppie intervistate sono abbastanza compatte nel ritenere che l’attuale quadro normativo le sfavorisca rispetto agli altri Paesi europei (80,5%) e che danneggi soprattutto le coppie con minori possibilità economiche (77,4%). In maggioranza sentono che la legge 40 ha di fatto ridotto le loro possibilità di diventare genitori (77,4%) e più della metà sono disposte a recarsi in un centro all’estero (55,5%). Infine, è pari al 32,5% la quota di coppie disposte a sottoporsi a fecondazione eterologa.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma 24/03/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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