Report: la cooperazione sanitaria italiana

Report n. 35/09

LA COOPERAZIONE SANITARIA ITALIANA

L’art.1 della L.49/87 definisce la cooperazione allo sviluppo come “parte integrante della politica estera dell’Italia”, che persegue “obiettivi di solidarietà tra i popoli e di piena realizzazione dei diritti   fondamentali dell’uomo”. Per dare attuazione alla legge, a fine estate, il Comitato Direzionale degli Affari Esteri ha approvato un documento particolarmente atteso su ”Salute globale: principi della cooperazione italiana". Gli ultimi, e primi Principi Guida risalgono al 1989. Dopo venti anni la Cooperazione italiana definisce, con uno strumento agevole e aggiornato, le priorità di intervento nel settore Sanitario che ruotano su 7 punti:

1) La lotta alla povertà;
2) L’accesso equo e universale ai servizi Sanitari;
3) La partecipazione delle Comunità;
4) La ricerca scientifica e le reti di conoscenza ;
5) Le emergenze complesse;
6) I sistemi sanitari nazionali;
7) L’efficacia dell’aiuto allo sviluppo per la salute globale;

Il documento si colloca nell’ambito delle iniziative intraprese dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) per migliorare la coerenza delle politiche italiane di aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e l’efficacia dello stesso.
Nella prefazione viene descritta la complessità del settore sanitario, il mutato contesto della salute globale dove le crescenti disuguaglianze contribuiscono ad alimentare la relazione ricorrente tra povertà e salute tanto da giustificare le scelte di politica sanitaria, contenute, appunto, nei principi Guida. Particolare attenzione, nel documento, viene dedicata alla nutrizione, all’istruzione e dall’igiene ambientale, mirando con ciò al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio e a fronteggiare le sfide globali emergenti, inclusa quella climatica.
L’obiettivo finale è la promozione della salute “in ogni politica” con il coinvolgimento di tutte le parti interessate nei processi decisionali relativi al funzionamento degli aiuti per la salute, a tutti i livelli, per garantire l’efficacia e la trasparenza (ownership democratica); viene inoltre sottolineata l’importanza delle iniziative in grado di conferire potere e responsabilità alle donne.
L’approccio integrato di cure Primarie (PHC=Primary Health Care) è indicato quale strategia chiave per raggiungere l’accesso universale ai servizi Sanitari coniugato alla protezione sociale per garantire le fascie più vulnerabili della popolazione.
Particolare attenzione è quindi rivolta al rafforzamento dell’assistenza materno-neonatale e infantile, ai diritti inerenti alla salute sessuale e riproduttiva, alla nutrizione con particolare riferimento all’allattamento fino a 6 mesi, alla lotta contro l’AIDS, la tubercolosi, la malaria, la poliomelite e contro le altre malattie infettive comprese le malattie tropicali.
Viene altresì data priorità ai programmi di riabilitazione, salute mentale, salute orale, medicina scolastica e la salute integrata umana-animale.
Il rafforzamento dei sistemi sanitari risulta, nel documento, precondizione essenziale per migliorare lo stile di salute delle popolazioni e la promozione di sistemi pubblici fondati sulla PHC (cure primarie) costituisce obiettivo irrinunciabile.
Infine la partecipazione della comunità e “l’empowerment”, delle donne in particolare, sono ritenuti fondamentali per la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, la programmazione e la valutazione della performance dei servizi sanitari.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma, 24/09/2009

Autore: Redazione FNOMCeO

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