Report: la salute “corre” sul social network

Report n. 07/2012

LA SALUTE “CORRE” SUL SOCIAL NETWORK

Si stima che su Google, il 5% di tutte le ricerche riguarda la salute. Un’indagine condotta negli Stati Uniti e pubblicata all’inizio del 2011, dimostra come Internet sia la pri­ma fonte di informazione per il 59% dei cittadini americani. Simile è il trend in Italia, dove tale percentuale è stimata intorno al 30%.

Tra le informazioni più spesso ricercate sulla rete, come dimo­stra la stessa indagine americana. vi sono quelle relative alle pa­tologie, ai trattamenti e alle procedure mediche, oltre alle informazioni che riguardano medici, ospedali e strutture sanitarie.

L’uso degli strumenti collaborativi del web 2.0 è sempre più frequente tra gli utenti per reperire queste informazioni.
Una recente indagine, anch’essa con­dotta negli Stati Uniti, ha infarti stimato in circa il 44% la percentuale dei cittadi­ni americani che usa strumenti di social media e social network per cercare le informazioni che riguardano la propria salute, con una certa predisposizione nei confronti dei social network genera­listi (in testa Facebook, Twitter) e delle on line communities rivolte specificata­mente ai pazienti.

Questi dati trovano ulteriore conferma in un altro recente studio che indica nel 60% la percentuale degli utenti di internet che ricercano informazioni me­diche attraverso applicazioni del web 2.0 come forum on line, social network, blog, sistemi di recensione di medici, di ospedali e di altre strutture sanitarie. Lo stesso studio dimostra anche un’altra cosa im­portante: le persone che ricercano in rete in­formazioni sulla pro­pria salute sono più abituate a usare stru­menti di web 2.0 e so­cial media (in qualun­que campo, non necessariamente legato alla salute) rispetto a quegli utenti di Internet che non vanno alla ricerca di queste informazioni

Come a dire che chi soffre (o pensa di soffrire) di una malattia in generale è più propenso rispetto a chi non soffre (o non pensa di soffrire) a socializzare con gli altri (anche se virtualmente), a cercare un confronto, a condividere sta­ti d’animo e preoccupazioni, a comuni­care.

Un segno forse del fatto che, a volte, il passaparola e il confronto tra chi ha gli stessi problemi può essere un mezzo più veloce per arrivare al proprio obiet­tivo rispetto alla consultazione di un web sanitario.

L’aspetto forse più inte­ressante emerso da queste indagini è che a fare uso di blog, social network e altri strumenti partecipativi disponibili in rete siano i malati cronici e quelli colpiti da malattie rare, più propensi rispetto agli altri a stabilire relazioni con coloro che soffrono della loro stes­sa patologia.

Anche i medici hanno iniziato a im­piegare più assiduamente gli strumenti del web 2.0. Negli Stati Uniti, l’Istituto Manhattan Research, in un report del 2010, ha stimato che oltre il 65% dei medici legge contenuti web 2.0 prove­nienti da. blog, chat, forum e social network, mentre oltre il 20% contribuisce regolarmente a crearne di nuovi.

Iniziano poi ad affermarsi anche in Italia social network dedicati nei quali i medici appartenenti a una stessa com­munity possono scambiarsi informazioni sui casi clinici, cercare consigli per effettuare una diagnosi e condividere le proprie conoscenze, ai quali si contrappongono social network di pazienti e cittadini pronti a sfruttare le potenziali­tà del mezzo per creare una massa criti­ca, condividere le proprie storie, giudicare medici e strutture sanitarie. e gesti­re/condividere i propri dati sanitari.

Ca­nali aperti su Facebook e Twitter (che da soli possono contare su oltre 800 milioni di utenti) si candidano inoltre a trasformare la comunicazione medico-­scientifica e la stessa relazione medico­paziente. E poi ancora blog e strumenti di social media come Facebook, Twitter e YouTube vengono sempre più spesso usati da organi istituzionali, associazio­ni di pazienti e di volontariato, e società scientifiche per lanciare campagne di sensibilizzazione su specifici argomenti sanitari o per promuovere la salute dei cittadini.

Lo stesso Ministero della Salute, in un corposo dossier pubblicato alla fine del 2010 e contenente le linee guida per la comunicazione on line, suggeri­sce a tutte le strutture sanitarie che ope­rano in Italia il loro impiego per realiz­zare un’attività di comunicazione più efficace in tema di tutela e promozione della salute e per stabilire con i cittadini relazioni più coinvolgenti.

Ce n’è abbastanza per chiedersi che ruolo potranno avere questi strumenti in Italia, e come sfruttarne le potenziali­tà per migliorare la comunicazione, la formazione e l’assistenza in sanità.

Roma 12/03/2012

Autore: Redazione FNOMCeO

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