Report: la salute della donna in un seminario dell’Istituto superiore di Sanità

La Società Italiana di Farmacologia (SIF) e l’ISS hanno proposto nei giorni scorsi il terzo seminario nazionale sulla salute della donna. Ecco il report completo della due giorni a cura della Commissione Donna della FNOMCeO.



Dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità:
“… c’è ora un insieme di evidenze che indicano che la ricerca medica ha fatto una attività di genere. I luoghi scelti, i metodi usati e le analisi dei dati riflettono una prospettiva maschile in molti campi importanti. (…) il pregiudizio di genere è evidente non solo nei campi di ricerca ma anche nella formulazione di un largo numero di studi. Laddove le stesse patologie colpiscono sia gli uomini che le donne, molti ricercatori hanno ignorato le possibili differenze tra i sessi rispetto agli indicatori diagnostici, ai sintomi, alla prognosi e alla effettiva efficacia dei diversi trattamenti. (…) fintanto che i ricercatori continueranno ad usare come modello gli uomini, le cure mediche delle donne continueranno ad essere compromesse”


Il convegno organizzato dalla Società Italiana di Farmacologia (SIF) e Istituto Superiore di Sanità (ISS) è iniziato con la tavola rotonda “La medicina di genere, un’occasione da non perdere”, moderata da Flavia Franconi (Responsabile del gruppo di lavoro che si occupa di Medicina di Genere nella Società Italiana di Farmacologia e Vice Presidente della Società Italiana per la Salute e la Medicina di Genere) e da Achille Caputi (Presidente della SIF). La prof. Rita Bianchieri dopo aver dedicato una parte del suo tempo alla messa a punto delle differenze tra sesso e genere propone di superare il paradosso donna e di raggiungere l’equità di genere mediante l’incontro delle scienze sociali e biomediche. Poi la Prof. Antonella Picchio ha sottolineato come il raggiungimento della equità e della salute sociale si può dare un grande impulso allo sviluppo economico e sociale. Il traguardo della salute sociale e l’inserimento del genere nella sanità, come auspicato dall’OMS e dalla road-map di Lisbona della UE, secondo la dott. Isabella Rauti, è una sfida che tutti i giorni si rinnova e che richiede una costante attenzione di tutti gli attori.  Il prof. Andrea Lenzi evidenzia che ancora oggi, quando si parla tanto della femminilizzazione della sanità, ci sono poche donne ordinarie, mentre nel ruolo dei ricercatori queste sono la maggioranza.  la situazione delle facoltà mediche. Il dott Giovanni Ascone evidenzia  la necessità della prevenzione genere mirata dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Il Dott. Francesco De Santis, delegato alla ricerca di Farmindustria, dichiara che gli sponsor industriali sono disponibili ad ampliare la ricerca clinica nell?ottica di genere e chiede che questo avvenga armonizzando le normative a livello mondiale. Il prof Guido Rasi, Direttore Generale del Agenzia del Farmaco (AIFA), non ha potuto essere presente ed a suo nome a parlato il dott. Siviero che ha annunciato che l’AIFA costituirà un gruppo di lavoro specifico per la sperimentazione farmacologica nelle donne. 
Il prof. Stefano Vella ha presento il Progetto Strategico Nazionale “La Medicina di Genere come Obiettivo Strategico per la Sanità Pubblica: l’Appropriatezza della Cura per la Tutela della Salute della Donna”, un progetto che grazie alla multidisciplinarità porterà risposte significative sia in campo strettamente medico-preventivo fino ad arrivare a suggerimenti per i decision makers, un contributo necessario allo sviluppo sociale ed economico del paese.


Nel pomeriggio è stato affrontato il tema “Diabete mellito”, malattia cronica che affligge il 5-6% della popolazione e che principalmente colpisce i gruppi socialmente svantaggiati. Nel nostro paese, le più colpite sono le donne anziane (oltre i 75 anni) del Mezzogiorno (5,2%), seguite da quelle del Centro (4,5%) e del Nord (3,9%). Questa malattia elimina purtroppo la protezione conferita alle donne rispetto al rischio di patologie cardiovascolari ed in effetti le diabetiche muoiono di più degli uomini diabetici di malattie cardiovascolari (2,2 volte verso 1,7 degli uomini). Negli ultimi anni si è osservata una riduzione di mortalità nei maschi, ma non nelle femmine, quindi per invertire l?attuale tendenza dobbiamo conoscere le differenze sui fattori di rischio, quali il profilo lipidico (prof. Cesare Sirtori), il rischio trombo-embolico (prof. Rosanna Abbate), il danno endoteliale (Prof. Maria Grazia Modena), per programmare nuove strategie terapeutiche (prof. Giuseppe Rosano), infine il Prof. Giovanni Biggio ha parlato della epigenetica e delle sue conseguenze sulla salute. La relazione sull?epigenetica è stata seguita dalla lezione magistrale del  prof. Claudio Franceschi affronterà le correlazioni tra i nostri geni, il genere e la longevità; in particolare verranno illustrati i dati demografici e genetici ottenuti sui cosiddetti centenari (soggetti sani con età intorno ai 100 anni) che dimostrano come in numerosi casi l?associazione tra polimorfismi genetici e longevità è genere-specifica.
Successivamente è stata affrontata la tematica delle “malattie autoimmuni”; in primo luogo verranno evidenziate le differenze tra il sistema immunitario maschile e femminile (prof. Angela Santoni). Il prof. Guido Valesini ha parlato delle malattie autoimmuni che colpiscono prevalentemente il sesso femminile (in Italia, 250.000 donne soffrono ad esempio di artrite reumatoide). Mentre, la Prof. Sandra Brunelleschi parlerà di asma bronchiale, che presenta una incidenza età-genere-specifica. Nella fascia di età 2-5 anni, essa infatti è più frequente nei maschi (2:1 rispetto alle femmine), per avere un brusco cambio di tendenza dopo i 20 anni. La prof. Monica Boirivant e la prof. Anna Teresa Palamara affronteranno rispettivamente il problema delle malattie infiammatorie e delle infezioni in una prospettiva di genere. Infine, il prof. Walter Malorni dell’ISS che riporta i risultati di una ricerca eseguita in collaborazione con la prof. Flavia Franconi dell’Università di Sassari e che evidenzierà come il destino delle cellule sia genere-specifico.

Autore: Redazione FNOMCeO

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