Report: le donne e i farmaci

Report. n. 1/09


Centro Studi e Documentazione


LE DONNE E I FARMACI


Recentemente il Comitato Nazionale di Bioetica ha approvato il parere sulla “sperimentazione farmacologica sulle donne”.
Nel parere si evidenzia che, sebbene le donne siano le maggiori consumatrici di farmaci, la sperimentazione tende a non tenere in sufficiente considerazione la loro specificità e il cambiamento delle condizioni di salute femminile con un conseguente incremento di danni avversi all’assunzione di farmaci. Il CNB propone linee bioetiche per una equa considerazione della donna nella sperimentazione, rilevando la necessità di una differenzazione, mostrando, al contempo, i pericoli di una farmacologia “neutrale” rispetto alle differenze sessuali.
La donna non può essere assimilata all’uomo, come una mera variabile, ma ha una specificità che la sperimentazione è chiamata a tenere in considerazione per promuovere una medicina che riconosca adeguatamente le pari opportunità uomo/donna.
Nel documento il CNB, al fine di incrementare la sperimentazione farmacologica differenziata per sesso, propone di sensibilizzare le autorità Sanitarie e incentivare le aziende farmaceutiche a sostenere la sperimentazione distinta per sesso, anche se poco redditizia, incentivando progetti di ricerca sull’argomento; promuovere la partecipazione ai trials clinici delle donne con una adeguata informazione sulla importanza sociale della sperimentazione femminile; garantire una maggiore presenza delle donne come sperimentatrici e come componenti dei comitati etici; sollecitare una formazione sanitaria attenta alla dimensione femminile nell’ambito della sperimentazione farmacologica: incrementare una cooperazione internazionale con attenzione alla condizione femminile nell’ambito della sperimentazione clinica.


 IL MERITO DELLA RICERCA


Tutte le statistiche pongono in evidenza come le donne abbiano un’attesa di vita più lunga rispetto agli uomini nelle medesime circostanze economico-sociali, ma la loro vita sembra avere “meno salute”. Dunque esse vivono più a lungo ma con problemi di salute maggiori rispetto agli uomini.
La conseguenza è che  si rileva un aumento nel consumo di farmaci da parte delle donne ma si rileva altresì meno studio sugli effetti dei farmaci stessi o meglio ancora uno studio non adeguato rispetto alla specificità femminile.
Le donne dunque sono maggiormente esposte a possibili reazioni avverse, con effetti collaterali e indesiderati più frequenti e più gravi rispetto agli uomini.
Si tratta di una questione bioetica emersa nella letteratura internazionale, in modo particolare negli USA.


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Si consideri al riguardo, che la FDA (Food and Drug Administration) ha attualmente un ufficio che si occupa specificatamente della salute delle donne e della loro partecipazione ai trials clinici.
Anche in Italia qualcosa lentamente si muove: nel 2005 il Ministero della Salute ha istituito il tavolo di lavoro sulla “Salute delle donne e farmaci per le donne”.
Nel 2007 è stato istituito un gruppo di lavoro “Approccio di genere alla salute”, con l’obiettivo di implementare la raccolta di dati statistici sulla salute femminile, promuovere ricerca e formazione in tale ambito.
Nel 2008, infine, è stato pubblicato il Rapporto sullo “stato di salute delle donne in Italia” che, nel contesto della considerazione generale della salute femminile, tocca anche la questione farmaci.
Il Documento riporta, infine alcuni dati citati dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) dai quali si rileva che su un totale di 4.196 sperimentazioni dal 2000 al 2006 vi è stato un progressivo incremento di studi specificamente svolti su donne (412) incentrati in larga maggioranza a strategie terapeutiche per patologie femminili quali il carcinoma mammario e il controllo dell’osteoporosi in post-menopausa.
La percentuale di donne reclutate nella sperimentazione (se confrontate con gli uomini) rimane comunque bassa infatti si parla di “inappropriatezza rappresentativa” e la donna è spesso considerata una “variazione” del modello maschile.
Il problema assume una valenza particolare se si tiene conto del recente cambiamento delle condizioni di salute/malattia delle donne, nel contesto del mutamento generale della condizione femminile, e del fatto che alcune malattie considerate “maschili”, tendono oggi ad essere più frequenti nelle donne.


P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO


        
Roma,14/01/2009

Autore: Redazione FNOMCeO

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