Report. n.7/09
- PREMESSA
L’ISTAT recentemente, mentre ancora infuria la polemica sulla denuncia “sanitaria” nei confronti degli immigrati clandestini, ha pubblicato un’indagine sulle “condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari della popolazione straniera in Italia”.
E’ bene ricordare, prima di entrare nel merito della ricerca, che recentemente il nostro Consiglio Nazionale ha preso una chiara posizione sul problema denuncia “sanitaria” dei clandestini che si pone in netto contrasto con le norme del codice deontologico medico e odontoiatrico.
- IL CAMPIONE
Il campione complessivo dell’indagine che comprende 60.000 famiglie, ha consentito di realizzare un focus sui cittadini stranieri residenti in Italia ed iscritti in anagrafe. Sono state intervistate 3.500 persone straniere fino a 64 anni di età.
- I RISULTATI
I bisogni di salute sono risultati abbastanza simili a quelli della popolazione italiana e mediamente in migliori condizioni di salute.
C’è da osservare che spesso i migranti che non godono più buona salute tornano al loro Paese di origine non solo per obiettive limitazioni nell’accesso ai servizi pubblici, ma anche per la scarsa conoscenza di altre e possibili opportunità di assistenza.
L’80,3% dichiara di stare bene o molto bene contro il 71,8% degli italiani. Si osservano, tuttavia, situazioni di criticità per alcune etnie; è il caso degli stranieri di origine marocchina che evidenziano, rispetto ad altre popolazioni e agli stessi italiani, una peggiore salute percepita, in particolare quella di tipo mentale.
Sembrano, peraltro, confermarsi le condizioni di salute meno favorevoli delle persone di status sociale più basso, per cui il vantaggio “dello stare meglio” si assottiglia o addirittura si annulla se si includessero nel collettivo gli irregolari “incontrollabili”.
Il 18,4% contro il 24,6% degli italiani ha effettuato una visita medica nelle quattro settimane precedenti l’intervista, e il 6,8% contro il 9,6% ha effettuato accertamenti diagnostici.
Il tasso di ricovero è più basso per gli uomini stranieri rispetto a quelli italiani e va nell’analoga direzione per le donne quando si escludono i ricoveri per parto.
Più frequente invece è il ricorso ai servizi di emergenza (pronto soccorso), il 7,0% degli stranieri rispetto al 4,0% degli italiani ( per la maggiore incidentalità sul lavoro).
Nel percorso della maternità le donne straniere si rivolgono in misura nettamente maggiore delle italiane all’assistenza presso un consultorio pubblico durante la gravidanza ( 38,3% contro 13,7% ).
- LE MALATTIE PREVALENTI DELLA POPOLAZIONE STRANIERA
Il 21,7% delle persone straniere di età inferiore ai 65 anni ( 24,2% donne e 19,4% tra gli uomini) dichiara di aver sofferto nelle 4 settimane precedenti l’intervista, di una qualche patologia in forma acuta. Si tratta di patologie che colpiscono l’apparato respiratorio (11,9%), malattie del sistema osteomuscolare (2,8% uomini, 3,2% donne), malattie dell’apparato digerente e denti (2,7%), traumatismi (3,2% uomini, 1,6% donne).
Rispetto ai cittadini italiani la graduatoria delle patologie è pressoché simile, sebbene complessivamente la prevalenza delle persone che hanno sofferto di almeno una patologia in forma acuta nelle 4 settimane precedenti l’intervista, confrontata standardizzando per età, sia più alta tra gli italiani (27,4% contro il 22,8%) sia per gli uomini che per le donne.
La quota di stranieri non anziani con limitazioni non temporanee (almeno 6 mesi) nelle attività quotidiane è esigua sia per le limitazioni gravi (0,6% rispetto al 2,3% tra gli italiani) sia per quelle non gravi (4,4% rispetto al 6,1%) a conferma che, anche considerando altri tipi di indicatori, le persone straniere residenti in Italia godono ottima salute.
La prevenzione risente molto della forte eterogeneità delle popolazioni straniere presenti in Italia, sia in termini di differenze culturali che di genere. I tassi standardizzati per età tra italiani e stranieri in merito al controllo del colesterolo, glicemia e misurazione della pressione arteriosa, risultano a favore degli italiani con un scarto medio del 10 – 15%.
Anche per quanto riguarda la medicina di genere, le donne straniere generalmente ricorrono meno agli screening dei tumori femminili: solo la metà (51,6%) delle donne straniere si è sottoposta ad un pap – test in assenza di disturbi o sintomi, contro il 71,8% delle donne italiane.
Analogamente per la mammografia si evidenzia un minor ricorso delle donne straniere nelle fascia di età raccomandata: il 42,9% tra i 50 – 64 anni di età vi ha fatto ricorso, contro il 73,1% delle italiane.
Per quanto riguarda i ricoveri esiste un dato simile tra stranieri (2,1%) e italiani (2,2%); ma per le donne straniere in età fertile (18 – 34 anni) il tasso di ricovero risulta quasi il doppio 5,1% contro il 2,8% delle donne italiane, tra i motivi del ricovero prevale quello del parto riferito da ben il 61,3% delle straniere ricoverate in questa fascia di età.
Il pronto soccorso rappresenta per gli stranieri la modalità prevalente di accesso al ricovero ospedaliero: nel 54% dei casi, infatti, il ricovero è stato consigliato da un medico del pronto soccorso contro il 27,2% del ricovero dei cittadini italiani.
Gli stranieri ricorrono poco (40%) al privato rispetto agli italiani (60%) e si dicono molto soddisfatti del SSN; la figura professionale che gode di maggiore fiducia, come per gli italiani, è il medico di famiglia (68,6%) ed è la persona a cui prevalentemente ci si rivolge quando è necessario prendere una decisione per la propria salute (60,6%).
La popolazione straniera residente in Italia ha, invece, meno fiducia nel medico specialista privato; se per i cittadini italiani la quota è pari al 35,9%, questa si dimezza al 15,9% per gli stranieri.
Il percorso della maternità vede le donne straniere ricorrere maggiormente ( ed è comprensibile) a ginecologi delle strutture pubbliche (57,6%) rispetto al (16,5%) delle donne italiane e una quota,come detto, consistente di donne è stata assistita prevalentemente presso un consultorio pubblico (38,3%) rispetto ad una quota del (13,7%) tra le italiane.
La tendenza delle straniere è quella di “medicalizzare” meno la gravidanza e di sottoporsi con meno periodicità ai controlli che rimangono comunque superiori al numero indicato nel protocollo dell’OMS. C’è comunque una più scarsa informazione rispetto alla possibilità di ricorrere ad esami di diagnostica prenatale tra le donne straniere: ne erano a conoscenza il 63,1% contro l’88,4% delle donne italiane.
Tra le straniere la quota di donne che partorisce con un parto cesareo è più bassa (24,9% contro il 35,9%).La quota è comunque superiore a quella del 15% indicato come livello massimo dall’OMS. Quindi, nonostante l’età media al parto per le straniere sia più bassa, si confermerebbe l’esistenza di un problema di eccesso di medicalizzazione del sistema italiano. La prevalenza dell’allattamento al seno è più elevata per le donne straniere (88% contro 80,7%), ma la durata media più bassa si registra tra le donne rumene (5 mesi) rispetto a quella complessiva delle straniere pari a 7,3% in linea con quella italiana.
P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO
Roma 05/03/2009
Autore: Redazione FNOMCeO