Report. n. 10/09
XI RAPPORTO LAUREATI – OCCUPAZIONE
E’ stato presentato recentemente a Bari da parte del Consorzio Interuniversitario ALMALAUREA, l’undicesimo Rapporto su “ occupazione e occupabilità dei laureati”.
Il Rapporto ha coinvolto 300 mila laureati di 47 università italiane: 140 mila laureati post riforma (anno 2007) intervistati ad un anno dalla laurea; 105.439 laureati di 1° livello; 30.355 laureati specialistici (3+2) e 7.715 laureati specialistici a ciclo unico ( Medicina – Veterinaria – Giurisprudenza).
L’XI Rapporto, partendo dall’assunto della Dichiarazione di Bologna (1999) siglata dai Ministri Europei dell’Istruzione Superiore “L’EUROPA DELLA CONOSCENZA E’………INSOSTITUIBILE FATTORE DI CRESCITA SOCIALE ED UMANA E ELEMENTO INDISPENSABILE PER CONSOLIDARE ED ARRICCHIRE LA CITTADINANZA EUROPEA…….”. Analizza, nel dettaglio, i dati di spesa, inconfutabili, che segnalano lo sforzo insufficiente del nostro Paese in questa direzione.
La spesa pubblica nel campo dell’istruzione universitaria è pari allo 0,78% del PIL, contro il 2% dei paesi Scandinavi, 1,02% del Regno Unito, 1,16% della Germania, 1,21% della Francia e l’1,32% degli USA.
Per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo, l’Italia destina l’1,10% del PIL risultando così l’ultimo fra tutti i Paesi più sviluppati.
Il risultato di tutto ciò è che fra gli italiani di età 25 – 34 anni i laureati sono 17 su cento, mentre in Germania sono 22, nel Regno Unito 37, in Spagna e negli USA 39, in Francia 41 e in Giappone 54.
Tutto ciò rende poco competitiva, a livello internazionale, la nostra offerta di risorse umane “qualificate” sui mercati internazionali, specie in questo momento di crisi mondiale.
Nel Rapporto l’evoluzione della condizione occupazionale è stata analizzata dal 2001, anno prima dell’avvio della riforma, al 2008; in questo periodo in condizioni di partenza di parità, ad un anno dalla laurea si hanno i seguenti risultati:
- il tasso di occupazione
risulta in calo, nell’ultimo anno, di 0,5 punti percentuali;
- il tasso di disoccupazione
nell’ultimo anno, aumenta di 3 punti percentuali;
- la quota dei laureati occupati
negli ultimi 7 anni, si contrae di 6 punti percentuali.
Resta confermato che al crescere del livello di istruzione, cresce anche l’occupabilità ed il reddito.
Il mondo del lavoro guarda indubbiamente ai laureati con crescente attenzione; d’altronde i laureati sono in grado di rispondere meglio ai mutamenti del mercato del lavoro.
Nell’arco intero della vita lavorativa (25 – 64) la laurea risulta premiante; chi è in possesso di un titolo di studio universitario presenta un tasso di occupazione di oltre 10 punti percentuali migliore di chi ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore (78 contro 67%).
Anche il reddito premia i titoli di studio superiori: misurato per la stessa classe di età (25 – 64), è più elevato del 65% rispetto a quello percepito dai diplomati di scuola secondaria superiore.
A cinque anni dal conseguimento della laurea, la stragrande maggioranza dei laureati è comunque inserita nel mondo del lavoro.
Il tasso di occupazione per i laureati del 2003 è pari all’84% (ma altri 7,4 proseguono gli studi); la stabilità del lavoro coinvolge il 70% degli occupati; l’efficacia del titolo di studio nel mercato del lavoro è elevato, il titolo di studio è almeno "abbastanza efficace" rispetto al lavoro svolto per il 91% dei laureati occupati.
Nota dolente è rappresentata dalle retribuzioni che, nell’ultimo quadriennio, seppure superiori ai 1.300 euro, hanno visto il valore reale ridursi di circa il 6%.
Il guadagno mensile netto a cinque anni dalla laurea è in media di 1.343 euro.
Nella classifica dei laureati post – riforma, redatta da Almalaurea, è il Medico a guadagnare di più con 2.026 euro, seguito dall’Ingegnere (1.678), dall’Economico – Statistico (1.405), gli ultimi l’Insegnante (1.069) e lo Psicologo (1.061).
Tra i laureati di primo livello nel 2007 ad un anno dalla laurea, i più occupati risultano i medici e i professionisti sanitari (84,4%) l’ulteriore 2,5% (86,9%) lavora ed è iscritto ad una scuola di specializzazione. Secondi i chimici farmaceutici con il 33,1% che arriva al 44,8% con chi lavora ed è iscritto ad una scuola di specializzazione.
Per quanto riguarda sempre i laureati di 1° livello ad un anno il guadagno netto è pari a 1.304 ( medico e professioni sanitarie), 930 per chimici – farmaceutici.
Per quanto riguarda i laureati specialistici del 2007 ad un anno, la condizione occupazionale è molto alta per medici e professioni sanitarie (97,7%) meno per i chimici-farmaceutici 38,0%, con il 23,9% che cercano occupazione e il 38% che non cercano.
Per quanto riguarda la tipologia dell’attività lavorativa i laureati medici specialistici ad un anno il 91,8% sono a tempo indeterminato, il 3,1% autonomi, il restante a tempo determinato e rapporti di collaborazione/consulenze.
Per quanto riguarda il guadagno mensile netto per il medico è pari a 1.530 euro e per il settore chimico-farmaceutico 1.162 euro con una media di 1.178 euro.
I laureati specialistici a ciclo unico (medici, veterinari, architetti, farmacisti)
I laureati specialistici a ciclo unico rappresentano una realtà molto particolare, mostrando un tasso di occupazione nettamente inferiore alla media (43%), a causa dell’elevata quota di chi prosegue la formazione con attività necessarie alla professione. E’ il caso dei laureati in Medicina, che hanno un peso rilevante nel collettivo esaminato, iscritti alle scuole di specializzazione. Considerando, infatti, anche chi è impegnato in attività di formazione retribuite, il valore aumenta notevolmente: 79%, circa 4 punti in più di quelli rilevati tra i colleghi di primo livello e specialistici. Gli specialistici a ciclo unico, frequentemente impegnati in attività formative retribuite, mostrano un tasso di disoccupazione del 9%.
Il lavoro stabile coinvolge 36 laureati su cento, l’atipico 45 laureati su cento. A un anno dalla laurea il guadagno è di 1.140 euro mensili netti. Tra i laureati specialistici a ciclo unico la laurea sfiora la massima efficacia (98%).
Differenze di genere
Gli uomini guadagnano il 23% in più delle colleghe (1.158 euro contro 942). Per entrambi, le retribuzioni nominali sono lievemente in aumento rispetto all’indagine 2006: +1,4 e +2% per uomini e donne rispettivamente. Ma in termini reali, ovvero tenendo conto della svalutazione monetaria, le retribuzioni degli uomini sono diminuite di 3,4 punti percentuali, mentre quelle delle donne di circa 3 punti.
Le differenze retributive di genere sono rilevanti e risultano confermate sia tra quanti lavorano soltanto (nell’indagine più recente, 1.087 euro per le donne e 1.308 per gli uomini), sia tra coloro che studiano e lavorano (634 contro 861, rispettivamente).
Le differenze di genere sono confermate all’interno di ciascun gruppo, in particolare in quello psicologico, dove gli uomini a dodici mesi dalla conclusione degli studi, anche perché più frequentemente proseguono il lavoro iniziato prima della laurea, guadagnano il 77% in più delle colleghe (1.278 contro 721 euro delle donne).
Le differenze di genere all’interno dei vari percorsi di studio si attenuano, pur restando significative, se si considerano i soli laureati che hanno iniziato a lavorare dopo la laurea, lavorano a tempo pieno e non sono contemporaneamente impegnati negli studi specialistici: complessivamente, il divario si ferma al 5,4%, sempre a favore degli uomini (1.258 euro contro 1.193 delle donne).
Un’analisi approfondita, che ha tenuto conto del complesso delle variabili che possono avere un effetto sui differenziali retributivi di genere (percorso di studio, iscrizione alla specialistica, prosecuzione del lavoro precedente alla laurea, tempo pieno/parziale), mostra che a parità di condizioni gli uomini guadagnano in media 160 euro in più al mese.
P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO
Roma 19/03/2009
Autore: Redazione FNOMCeO