Report n. 19/2011
TRAPIANTI D’ORGANO IN CALO
Donatori più anziani, meno decessi per cerebrolesioni nelle rianimazioni e una sostanziale stabilità dei "no" a donare. Sono questi gli elementi alla base del calo del 9,1% dei trapianti realizzati in Italia, dai 3.163 del 2009 ai 2.874 del 2010. La flessione è registrata dal Centro nazionale trapianti (Cnt).
La buona notizia, in sintesi, è che sempre meno giovani muoiono per trauma; la cattiva è che ci sono sempre meno organi trapiantabili disponibili nelle rianimazioni, primo anello nella catena del processo di donazione. «Il punto – spiega Alessandro Nanni Costa, direttore del Cnt – è che negli ultimi anni si sta modificando l’epidemiologia nelle rianimazioni: diminuiscono dell’8,7% le morti di pazienti cerebrolesi e, in generale, calano del 14,9% i decessi al di sotto dei 40 anni».
Ciò significa che i potenziali donatori sono sempre di meno e sempre più anziani, con tutto ciò che questo comporta in termini di reale possibilità di impiego dell’organo: i donatori effettivamente utilizzati sono il 6,2% in meno rispetto al 2009. Eppure, la qualità del sistema tiene. La rete nazionale trapianti è stata in grado di contenere l’impatto della minore disponibilità di organi limitando all’1% la riduzione degli accertamenti di morte cerebrale. Una popolazione di donatori potenziali più ristretti, insomma, è stata trattata in modo più efficiente.
Resta il fatto che la diminuzione di organi disponibili, combinata con le opposizioni a donare (cresciute dal 30,4 del 2009 al 31,5% del 2010), rende critica la possibilità di sviluppo del sistema ed esige contromosse. A partire da un’analisi di processo, già in atto, che dovrà investire le rianimazioni italiane per aumentare gli accertamenti di morte cerebrale.
Il secondo obiettivo è contrastare il rifiuto a donare. Con campagne di comunicazione ai cittadini ma soprattutto con la formazione adeguata del personale che, nelle rianimazioni, è deputato a interagire con le famiglie dei potenziali donatori. Quello delle opposizioni è un problema comune a tutta l’Europa: la Spagna, prima nella Ue per numero di interventi, ha la stessa difficoltà dell’Italia a superare il muro delle opposizioni.
Vanno poi sviluppati programmi che sfruttino al massimo le potenzialità dei donatori anziani, la cui età media è passata da 50 a 55 anni. Un dato che spiegherebbe il crollo dei trapianti di cuore – organo per cui 55 anni sono proprio l’età limite di trapiantabilità – da 355 a 273 interventi tra 2009 e 2010. Altra risorsa cui guardare sono i trapianti di rene da vivente, cui si sta lavorando particolarmente a Padova e a Bologna.
C’è poi un ampio bacino cui attingere: le grandi regioni del Sud, che stanno progressivamente riducendo l’ampia forbice che le separa dalle migliori performance realizzate al centro-nord (in Toscana come in Piemonte). Lazio, Sicilia e Campania sono le realtà su cui il Centro nazionale trapianti mira a investire maggiormente in termini di implementazione di standard di attività e di efficienza.
Roma 26/04/2011
Autore: Redazione FNOMCeO