1200 aggressioni l’anno, tre al giorno: sono quelle che vengono denunciate all’Inail dai professionisti della salute. A parlare di quella che è ormai un’emergenza di sanità pubblica è stato, ieri sera alle 20.30, il Tg2, con un reportage che pone al centro la violenza contro i lavoratori più esposti: quelli delle piccole guardie mediche, soprattutto se donne.
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Il reportage si compone di tre servizi. Il primo, ha introdotto il fenomeno, per voce del Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, e di Ombretta Silecchia, una dottoressa aggredita a Bari da un paziente durante il suo turno di guardia medica.
“Buona parte di tutte le segnalazioni fatte in Italia – circa il 25% – riguardano la Puglia”, ha dichiarato Anelli. “È un’emergenza che va affrontata dalle istituzioni, con la massima serietà e la massima celerità. Quello che vogliamo è tornare a casa sani e salvi dalle nostre famiglie”, ha proseguito la dottoressa.
Nel secondo servizio, Marina Ciciulla, guardia medica di Nicolosi, in provincia di Catania, ha fatto da guida ai telespettatori in un viaggio dentro la sua postazione di guardia medica. “Non credo che esista un lavoratore che lavori di notte da solo. Noi lo facciamo”, ha dichiarato. La dottoressa ha poi fatto riferimento al caso di Anna Sciuto, la collega aggredita due anni prima proprio nella stessa sede, senza che da allora sia cambiato niente per migliorare le condizioni di sicurezza. “Ogni volta che vengo qui a lavorare, non so mai se ritorno a casa”, ha concluso.
Infine, nel terzo servizio, Vito Calabrese ha raccontato i fatti di quel giorno di cinque anni fa in cui la moglie, Paola Labriola, psichiatra, fu uccisa da un paziente nel centro di salute mentale di Bari in cui lavorava. “Se quella mattina ci fossero state misure di sicurezza maggiori, la tragedia si sarebbe potuta evitare”.
Autore: Redazione