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Ricerca biomedica e sperimentazione animale: un conflitto o un confronto?

La domanda che si pone la comunità scientifica riguarda per l’appunto il futuro della ricerca senza la sperimentazione e con l’unico apporto dei così detti "metodi alternativi" che, per precisione, vengono definiti dagli scienziati "metodi complementari" (vedi). Sivio Garattini, in uno dei suoi numerosi interventi, ha ricordato che non è vero che i metodi alternativi
possano al momento soppiantare la ricerca. La complessità dei sistemi
biologici necessita di prove su specie animali. Porre ulteriori ostacoli
alla sperimentazione animale in Italia ci allontanerebbe
dall’Europa e dalla possibilità di essere competitivi nella ricerca
biomedica e nelle positive ricadute.
Su questo punto in particolare c’è la mozione 239,
a prima firma Paola Taverna (M5S), in merito alla promozione delle
“metodologie alternative alla sperimentazione animale con la finalità di
abbandonare progressivamente l’uso degli animali a fini scientifici”. Questa mozione non è stata approvata in forma integrale, ma ne sono state richieste modifiche e soppressioni, richiamando la Direttiva Europea 2010/63 “sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici“, che regola l’utilizzo di animali nella sperimentazione biomedica e che è stata recepita in modo restrittivo dal Governo rispetto al testo originale.
E’ comunque molto difficile assumere posizioni manichee su una questione che ha senza dubbio  ricadute etiche e filosofiche ed è stata trattata da un’ampia letteratura; in ogni caso va precisato che la sperimentazione animale non è vivisezione, cioè la sezione o il taglio di
un essere vivente, una pratica che non avviene nei laboratori e che ogni
esperimento deve essere approvato da un comitato etico. La redazione di Wired ha provato per esempio a smascherare uno dei tanti tentativi di cattiva informazione, spesso pretestuosa e polemica, ma non sostanziata da argomentazioni efficaci e tantomeno da evidenze scientifiche (vedi). Anche Galileo Scienza ha dato il suo contributo giornalistico alla questione intervistando Marco Nobile e Raffaele Nicastro, post-doc
dell’Università Bicocca di Milano, coinvolti in un progetto di ricerca
sul cancro presso il Laboratorio di Metabolomica Sysbio: scienziato computazionale il primo, biotecnologo il secondo.(vedi) Gli errori medici hanno portato alla costruzione di un sistema normativo rigoroso, di cui la sperimentazione sugli animali è parte fondamentale, per la tutela dei pazienti e della loro salute, per impedire che sia l’uomo a diventare “cavia”. Nel  1937 per esempio, quando un medicinale a base di sulfamidici fece parecchie vittime perché conteneva un solvente di cui non era stata valutata la tossicità in studi sugli animali.
Importanti spunti di riflessione arrivano però anche dalla posizione impropriamente definita "animalista", classificazione forse troppo grossolana per indentificare una corrente di pensiero, e di studi, che ha una lunga e importante tradizione. Ad attestarlo per esempio la titolata rivista "Animal Studies"

(vedi)

o altre riviste
prestigiose con gli stessi meccanismi di peer-review del resto del mondo accademico
internazionale, come il Journal of Animal
Ethics edito
da University of Illinois; molte ricerche pubblicate su The Monist all’American Philosophical Quarterly; centri di ricerca  come l’Oxford Centre for Animal Ethics diretto da Andrew Linzey, o
l’istituto ICAS – Institute for Critical Animal Studies.
Si delinea quindi un confronto di tesi, laddove sostanziate da argomentazioni solide, che è sempre utile alla libera discussione, lontana da manipolazioni mediatiche o estremismi idelogici ammantati da principi etici.

Autore: Redazione FNOMCeO

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