Dopo tre giorni di relazioni e dibattito si è concluso a Nuoro il Su Gologone Simposia, workshop internazionale dedicato alle evidenze e ai dilemmi legati allo Stato Vegetativo, promosso dalla Federazione Regionale degli Ordini dei Medici della Sardegna.
Tanti gli elementi emersi dal simposio e offerti alla futura discussione scientifica per tentare di ridefinire sulla base di evidenze quello che in molti hanno chiamato l’enigma degli stati vegetativi. Elementi nuovi o comunque innovativi a partire soprattutto dalla considerazione che la ricerca basata sull’imaging è ormai estremamente avanzata in tutto il mondo e che può offrire temi di approfondimento e orientamento anche alle altre branche del sapere. Proprio in questo senso le relazioni centrali del workshop sono state quelle di Adrian Owen, dell’università di Cambridge, di Joseph Giacino, di Boston e di Stephen Laureys, dell’università di Liegi, tutte focalizzate su metodi e risultati delle ricerche sulle possibilità di comunicazione di pazienti in stato vegetativo attraverso l’uso della risonanza.
Se quindi da un lato il Su Gologone Simposia ha offerto un panorama attendibile di come la ricerca stia approfondendo il tema del “cosa ci sia in realtà oltre la soglia di questi stati”, dall’altro la pratica clinica e la giurisprudenza, affrontano altri dilemmi quotidiani, sia di carattere teoretico, che di carattere giuridico. Quali errori si commettono in ambito diagnostico, si è chiesto Aldo Amantini; quali sono le caratteristiche etiche dello stato di mancanza di coscienza, si è domandato il britannico Guy Kahane; quali problematiche mediche e assistenziali è opportuno affrontare della definizione e somministrazione della nutrizione artificiale, ha sottolineato Maurizio Muscaritoli; è ancora possibile parlare di Stato vegetativo permanente o è meglio riferirsi a uno stato transitorio, ha sottolineato Anna Estraneo.
Domande e riflessioni che contribuiscono a riformulare gli stessi principi del diritto del soggetto, come ha descritto il giurista Francesco Busnelli, pur nel solco dei riferimenti giurisprudenziali condivisi. E qui il dialogo – così come sottolineato anche da Giovanni Comandè, Nicholas Schiff, Rosemary Barkett, Amedeo Santosuosso e Ann Power – deve estendersi sia tra le discipline, che tra le differenti visioni antropologiche e filosofiche, laddove esistono ancora differenze sostanziali tra la tradizione americana e quella europea, con le loro differenti concezioni di autonomia, libertà, autodeterminazione. In questo senso sono risultate rilevanti anche le relazioni di Joseph Fins, celebre bioeticista newyorkese che ha riassunto il percorso storico dei casi più eclatanti in ambito medico-giuridico americano (tra cui i casi Quinlan e Wallis) alla ricerca di una definizione di diritto individuale di persone in stato vegetativo e di Remo Bodei, filosofo italiano docente a Los Angeles, che si è domandato dal punto di visto filosofico ed ermeneutica “quanto vale” la vita di una persona incapace di comunicare e totalmente dipendente dalle cure.
Il simposio si è concluso non con un documento finale, ma con un “arrivederci”: Su Gologone potrebbe infatti trasformarsi – questo è nelle intenzioni di Luigi Arru e Agostino Sussarellu, promotori dell’appuntamento – in un appuntamento fisso per la comunità scientifica, un forum internazionale da svolgersi con cadenza annuale.
Autore: Redazione FNOMCeO