Ricerca scientifica, conflitto di interessi e Comitati Etici

Report n.29/09

RICERCA SCIENTIFICA, CONFLITTO DI INTERESSI E COMITATI ETICI

Si è tenuto recentemente presso l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) un interessante, quanto delicato (per l’argomento trattato) convegno su: “Etica della ricerca e ricerca dell’etica in oncologia. Il ruolo dei Comitati Etici”.
Inevitabile il discorso sullo sviluppo esponenziale di nuovi farmaci, la normativa sulle sperimentazioni cliniche e le scelte terapeutiche che devono essere scientificamente adeguate ed eticamente accettabili.
Altrettanto inevitabile e determinante, quanto alle scelte terapeutiche, il ruolo dei Comitati Etici che costituiscono organismi indispensabili per la tutela del paziente, della ricerca, del medico nonché dell’istituzione cui afferiscono.
Durante il convegno è stato convenuto come i Comitati Etici, per quanto capillarmente presenti sul territorio, non siano ancora del tutto pienamente “decollati” a causa di problemi che ne condizionano l’attività dal punto di vista normativo,organizzativo ed etico.
Inoltre appare assai problematico integrare le diverse componenti della ricerca clinica (ASL – industria, Enti regolatori) in un’ottica condivisa di tutela del percorso clinico scientifico e di rispetto del paziente. Il problema rimane aperto e si auspica un ottimizzazione del loro ruolo e funzionamento.
Nello stesso periodo, a proposito di sperimentazione clinica in oncologia, è apparso un interessante articolo su Corsera di Donatella Barus della Fondazione Veronesi dove, con molta serenità e obiettività, (senza infingimenti ed ipocrisia)viene affermato e riconosciuto, secondo una ricerca dell’Università del Michigan pubblicata sulla rivista Cancer, che in un terzo delle sperimentazioni in oncologia viene dichiarato qualche tipo di conflitto di interessi soprattutto coinvolgimento delle aziende farmaceutiche.
Nello specifico i dati riportati riguardano 1.534 pubblicazioni scientifiche esaminate: il 17% dichiara un finanziamento da parte dell’industria e il 12% degli autori ricoprono incarichi presso ditte farmaceutiche.
Da parte di studiosi del settore l’intervento finanziario dell’industria non è sempre comunque un fattore negativo, anzi alcuni studi – afferma Silvio Garattini dell’Istituto M. Negri di Milano – “hanno evidenziato che le ricerche con un conflitto di interessi presentano dati più favorevoli.
Le ricerche finanziate sono attendibili o di parte? Sempre Garattini “bisogna essere più critici nei confronti di questi studi e al tempo stesso potenziare la ricerca indipendente come sta facendo l’ AIFA”.
Sull’argomento interviene, con molto realismo, anche l’ex Ministro alla Salute Prof. Umberto Veronesi. “L’industria farmaceutica, in un Paese come il nostro in cui  tutta la ricerca (non solo oncologica) viene finanziato, neppure con l’1% del PIL, assume un ruolo imprescindibile che non va demonizzato. Il problema, dunque, da economico diviene culturale e sociale.Tuttavia l’eticità e la libertà della ricerca va difesa a tutto campo”.
Secondo il Prof. Francesco Boccardo oncologo dell’Università di Genova e presidente AIOM (Ass. ital. Oncologia medica) “le aziende giocano un ruolo fondamentale, perché non esistono istituzioni pubbliche che producono farmaci. Questo comunque non significa che la ricerca perda di credibilità. I sistemi di verifica ci sono e sono rappresentati dai Comitati Etici. Spetta loro vigilare e chiedersi per ogni fase della sperimentazione: ma il paziente cosa ci guadagna?.
L’Italia – conclude Boccardo – è anche il Paese che investe poco in ricerca e se avessimo più risorse potremmo forse svincolarci in parte, non certo dall’industria farmaceutica perché sarebbe un controsenso, ma piuttosto dai suoi obiettivi”.  

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma, 08/06/2009

Autore: Redazione FNOMCeO

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