Si è concluso a Rimini il Corso di alta specializzazione di Etica Medica, organizzato dalla Scuola Etica. Ne parliamo con il direttore della Scuola, Massimo Montesi, già presidente OMCeO di Rimini, e l’attuale presidente dell’Ordine romagnolo, Maurizio Grossi.
Direttore Montesi, la Scuola Etica, senza scopo di lucro, senza autonomia finanziaria e giuridica, ha già realizzato giornate di approfondimento dedicate a" La professione medica tra etica, bioetica e deontologia" nel 2011 e "La sanità tra cura ed economia" l’anno scorso. Di fronte a una proposta come il Corso di alta specializzazione, impegnativa in termini di tempo, quale risposta avete avuto?
Avevamo previsto un numero chiuso di 40 iscritti. Hanno chiesto di poter partecipare anche da altri Ordini e in totale il numero di richieste pervenute è stato elevato. Il corso, articolato in sessioni di otto ore, accreditate in cinque moduli autonomi, tramite la Federazione Nazionale, si è svolto nella sede del locale Omceo da ottobre a dicembre. Abbiamo dato priorità ai nostri iscritti, con un criterio di preferenza verso i colleghi più giovani, per l’accesso ai crediti. Molte sono state le persone che, pur senza poter accedere ai crediti, hanno partecipato. Abbiamo avuto così una presenza plurigenerazionale, con momenti di riflessione, confronto e discussione sempre protrattasi oltre l’orario di chiusura.
Presidente Grossi, a lei chiediamo, invece, quali siano stati i criteri per scegliere gli argomenti da approfondire.
Abbiamo voluto approfondire la conoscenza del Codice declinando l’etica nella professione, prendendo in considerazione gli aspetti giuridici e i risvolti economici.
Molti i temi affrontati: il rapporto medico paziente e rapporto con i colleghi, con le altre professioni sanitarie, i temi etici di fine vita, il tema della terapia del dolore.
La formazione tra etica e deontologia, tema svolto dal preside della Scuola di Medicina dell’Università di Bologna prof.Stefoni, ha toccato un argomento molto sentito dalla professione. L’Università attualmente forma professionisti con buona preparazione scientifica; ma è carente un’adeguata formazione deontologica ed etica. La nostra proposta colma il vuoto e incontra il bisogno di una preparazione e riflessione sugli aspetti etici ed umanistici del nostro lavoro.
Pensiamo per il prossimo anno “scolastico” di poter rendere disponibile il materiale scientifico e le relazioni prodotte per un corso FAD da farsi in collaborazione con la FNOMCeO.
E’ un’idea nata nell’ultima riunione del Comitato Scientifico della Scuola, che è bene ricordare è formato da rappresentanti del mondo ordinistico, universitario, dell’azienda sanitaria locale, con la presenza di una filosofa, la dottoressa Sara Patuzzo, bioeticista dell’Università di Verona.
Nel 2010 avete affrontato il tema "Medici e professioni sanitarie. Quali autonomie, quali responsabilità?". In questo corso l’argomento è stato ripreso da Roberta Chersevani, Coordinatrice della Consulta deontologica nazionale della FNOMCeO, con una relazione dal titolo "Il lavoro d’équipe ed il rapporto con le altre professioni sanitarie". Può ricordare i punti presentati dalla Chersevani?
Con molte relazioni abbiamo avuto dall’aula il riscontro dell’opportunità di continuare ad approfondire il tema specifico. E’ successo anche con la Chersevani che ha evidenziato quegli articoli del nostro Codice che affrontano la tematica del rapporto fra medici e altri operatori.
L’articolo 58, certamente molto conosciuto, ribadisce come i rapporti fra colleghi debbano ispirarsi ai principi di solidarietà, collaborazione e condivisione nel reciproco rispetto delle competenze e delle correlate autonomie e responsabilità. Ogni contrasto di opinione deve svilupparsi, nel miglior interesse della persona assistita, in modo corretto, senza che in nessun caso vi siano atteggiamenti denigratori e colpevolizzanti nei confronti dei colleghi.
Il rapporto con le altre professioni sanitarie è affrontato con l’articolo 66: il medico deve procedere nel rispetto delle reciproche competenze, autonomie e correlate responsabilità, per favorire la più ampia collaborazione e condivisione di procedure e obbiettivi (efficacia e sicurezza). Ho percepito i presenti colpiti dai molteplici compiti del medico che deve anche promuove la formazione interprofessionale, il benessere delle organizzazioni nel rispetto di principi deontologici comuni, nell’integrazione del lavoro e nella valutazione dei processi e degli esiti, nell’ottimizzazione della comunicazione.
In rapporto con altre professioni sanitarie la Chersevani ha ricordato che (art 3) il medico promuove e protegge la sua leadership funzionale, come presidio di armonia, coerenza, efficienza e sicurezza clinico-assistenziale. Trovo molto attuale fra i numerosi altri articoli approfonditi l’articolo 14 perché centrato sull’evoluzione della stessa cultura medica. Infatti l’articolo sulla Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico accompagna il medico verso i compiti di un’organizzazione complessa: prevenzione e gestione del rischio clinico, sicurezza della persona assistita, adesione a buone pratiche cliniche, attenzione al consenso, formazione sulla sicurezza, rilevazione eventi sentinella, errori, quasi-errori. Nell’intervento della Chersevani numerosi i riferimenti ai codici delle diverse professione.
Direttore Montesi, la relazione di Aldo Pagni, presidente onorario FNOMCeO, ha affrontato, invece, i presupposti e l’evoluzione del rapporto medico paziente. Che cosa possiamo evidenziare di quella relazione?
È convinzione di Aldo Pagni che la medicina moderna richieda anche una forma di sapere umanistico perché – dice – sarebbe illusorio pensare a una medicina come un sapere completamente estraneo al mondo della filosofia. Se crediamo che la realtà sia quella in cui ciascuno di noi ha acquisito schemi di pensiero e modi per organizzare scelte personali, nel passare a un nuovo paradigma occorre confrontarsi con teorie scientifiche e con le idee sul valore/significato della vita umana. Quando questo avviene per salti si prova una “dissonanza cognitiva”. Aldo Pagni ha ripercorso anche il rapporto medico paziente: diadico fino agli anni cinquanta (un medico/un malato ), ora attraversato da processi diagnostico-assistenziali e nuove tecnologie. “La comunicazione, – dice – fatta anche del saper ascoltare, ne risente. Le nuove tecnologie della comunicazione, insinuandosi nel rapporto tra conoscenza, memoria ed esperienza, portano il medico a doversi orientare in una giungla d’informazioni, incontrollate e incontrollabili, per interpretare la realtà. Nessun medico padroneggia l’intero apparato tecnologico, ma solo quel frammento che corrisponde alla sua competenza, e ogni specialista sarà portato a considerare le sue scelte come le uniche naturali, e ovviamente insostituibili, provocando una diminuzione dell’interesse per l’unicità psico-fisica ed emozionale dell’uomo”
Personalmente, voglio concludere dicendo che queste lezioni sono per noi l’evidenza di aver imboccato con la Scuola Etica un percorso di utilità per la professione.
Autore: Redazione FNOMCeO