A inaugurare i lavori di AmbientaMente, il 1° Meeting internazionale di Bioetica Ambientale, che vedete illustrato qui, sarà la Lectio Magistralis di Romuald Krajewski, presidente della Uems (Unione europea di Medici Specialisti), che parlerà di “Etica e scienze medico-ambientali: il futuro della Terra nelle nostre mani”.
Proprio a lui, che avrà il compito di illustrare le nuove frontiere del pensiero bioetico ed ecologico a livello globale, l’Ufficio Stampa della FNOMCeO ha voluto porre alcune domande.
Presidente, lei rappresenta gli specialisti europei. Dal vostro osservatorio privilegiato, quali patologie che possono essere correlate all’ambiente avete visto aumentare in questi ultimi anni?
L’Osservazione dell’andamento e dell’epidemiologia delle diverse patologie sono ovviamente affidate, a livello nazionale ed europeo, alle Società medico-scientifiche.
La Uems, da parte sua, si occupa della formazione degli specialisti e degli standard di qualità della pratica medica specialistica nell’Unione europea. Tra le specialità rappresentate nella Uems, la più vicina ai problemi di salute ambientale è la Medicina del Lavoro. Gli specialisti in questo campo rilevano che, a livello mondiale, c’è un incremento nell’incidenza di patologie causate da inquinanti quali l’amianto, le radiazioni, i campi elettromagnetici, i fertilizzanti, gli insetticidi e i pesticidi. Questi inquinanti riguardano soprattutto chi lavora nel campo dell’industria e dell’agricoltura, ma l’intera popolazione vi è esposta.
Parlando di patologie specifiche che possono essere collegate a fattori ambientali, possiamo menzionare l’incidenza crescente di alcuni tumori, patologie respiratorie e allergie. L’eziologia di tali malattie è multifattoriale ma ci sono forti evidenze scientifiche che l’ambiente ricopra un ruolo significativo.
Si possono ipotizzare dei principi bioetici comuni a livello europeo per la tutela della Salute ambientale? Che ruolo possono avere i medici nella formulazione di tali principi?
Dobbiamo tener conto di due diversi ambiti. Il primo è la pratica della medicina dell’ambiente, che non differisce dalla prassi in altri settori della medicina. Si parla sempre di “Salute ambientale”, ma nel senso di trattare le patologie causate dall’ambiente. E qui si applicano i principi generali dell’etica medica, che mettono al centro il paziente, la persona che ha bisogno di cure. Questi principi sono chiaramente sanciti a livello europeo, nazionale e professionale.
Un’altra questione è la salute ambientale intesa come salute dell’ambiente nel suo insieme, non necessariamente vista dalla prospettiva ambientalistica del benessere umano, ma concepita nel senso più alto di “Ecologia profonda” (Deep ecology) del sistema. A questo livello, i medici che si occupano di malattie legate a fattori ambientali forniscono innumerevoli argomentazioni a favore del dare molta più importanza al nostro ambiente nei principi sociali e nelle decisioni politiche.
Per formazione e per esperienza professionale, i medici sono probabilmente più consapevoli dei problemi legati all’ambiente rispetto al cittadino medio, e sono in grado di promuovere e guidare uno spostamento verso nuovi principi bioetici. I medici hanno poi una considerevole influenza sui comportamenti e sugli stili di vita dei loro pazienti, i quali, a loro volta, rappresentano una significativa porzione dell’intera collettività.
Ma le ripercussioni sulla salute umana costituiscono solo una minima parte dell’etica ambientale e sarà necessario uno sforzo da parte della società intera per ottenere un cambiamento significativo dei valori morali correlati all’ambiente. Un impegno ancora maggiore sarà poi richiesto per mettere in pratica questi principi in ambito economico e sociale. Le organizzazioni rappresentative dei medici, da parte loro, sicuramente supporteranno e sosterranno tutte queste azioni.
Questo meeting internazionale si svolge all’indomani della Conferenza Rio+20, a sua volta organizzata dalle Nazioni Unite a vent’anni di distanza dal vertice della Terra di Rio De Janeiro. Cosa è emerso da questo incontro?
La Conferenza Rio+20 era dedicata alla “green economy”, all’eradicazione della povertà e allo sviluppo sostenibile. Ci aspetteremmo certamente che, al di là delle dichiarazioni altisonanti o dell’accertamento dei fatti, ci fosse un vero cambiamento a livello istituzionale e un maggiore impegno per azioni concrete.
Il desiderio, emerso dall’incontro di Rio, di avere una Terra più pulita, più in salute, più accogliente verso le generazioni future, è condiviso e sostenuto dalla consapevolezza sempre più diffusa delle problematiche riguardanti l’ecologia. I medici, ogni giorno, vedono gli effetti di questi problemi sulla salute dei loro pazienti e sicuramente, insieme a tutti i cittadini, supporteranno e parteciperanno attivamente nel modificare il nostro approccio verso l’ambiente.
Autore: Redazione FNOMCeO