Salute e migranti: intervista ad Amedeo Bianco

Mancano solo due giorni al Convegno “Salute e Migranti”, che il 17 e 18 giugno vedrà Taormina animarsi di medici, politici, rappresentanti delle istituzioni provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo (http://www.convegnosalutemigranti.it/).

L’Ufficio Stampa della FNOMCeO aveva annunciato il Convegno un mese fa, con una seguitissima Conferenza Stampa (link). Ora, alla vigilia dell’evento, ha voluto porre, sull’argomento, alcune domande al presidente della Federazione, Amedeo Bianco.

Presidente, a Lampedusa è ancora emergenza sanitaria. Come difendere, anche in questi difficili contesti, il diritto alla Salute, sia dei migranti, sia della popolazione locale?
Come ho dichiarato anche in Conferenza Stampa, la tutela della salute delle popolazioni migranti può essere affrontata con maggiore efficacia, se si avviano programmi comuni di cooperazione con le istituzioni sanitarie dei paesi del Mediterraneo. Le emergenze quali quella di Lampedusa presuppongono risposte che non possono fondarsi sulla buona volontà dei singoli. Occorrono, invece, risposte organizzate, complesse, che non prescindano da un profilo di programmazione che non sia solo individuale.

“Nessun medico denuncerà i clandestini”: così affermavate, a una sola voce con tutto il Comitato Centrale, commentando l’introduzione, nel luglio 2009, del reato di “clandestinità”, tra l’altro recentemente contestato dall’Unione europea. A due anni di distanza, può fare un bilancio? In particolare, può dirci è cambiato qualcosa nell’accesso alle cure degli immigrati irregolari e nella relazione medico-paziente?

È indubbio che esistano tuttora dei circuiti paralleli di cure e di pseudo cure che circondano gli immigrati. Una norma che obbligasse alla denuncia avrebbe alimentato questi circuiti, con grave danno per la salute di tutti. Per fortuna, questo non è accaduto. Uno dei principi fondamentali che riguardano la salute come bene collettivo è, infatti, fondato sul libero accesso alle cure e quindi ogni misura o provvedimento che possa limitare tale libertà rischia di tradursi in un boomerang per la tutela della salute collettiva.

Qual è, invece, in Italia la situazione dell’accesso alle cure per gli immigrati in regola con il permesso di soggiorno? Quali, e di che natura – copertura del Ssn, culturali, religiose … le difficoltà?
Sul piano formale, gli immigrati residenti in Italia hanno la stessa tipologia di accesso alle cure del Sistema Sanitario rispetto ai cittadini italiani. Si è provveduto a colmare importanti asimmetrie, per quanto riguarda la lingua, la cultura, la religione, i diversi concetti della vita e della morte. Compito del medico, infatti, è accogliere tutti i pazienti, senza distinzioni di razza o di etnia, accogliendo anche le loro diversità culturali e il loro modo di essere e di curarsi.

Autore: Redazione FNOMCeO

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