Lo dice uno studio su Jama, riportato da Dottoremaeveroche FNOMCeO
Anelli: “La fiducia è alla base della relazione di cura e allunga la vita”
Nell’epoca dei social, delle notizie disponibili 24 ore su 24, dell’Intelligenza artificiale, quando si tratta di acquisire informazioni sulla salute, il medico è sempre la fonte più affidabile.
A pensarla così – secondo un articolo appena pubblicato su Jama, la rivista dell’American Medical Association che è ritenuta una delle più autorevoli del settore – il 95% degli americani. E la fiducia è bipartisan, prescindendo dall’orientamento politico e da differenze sociali e culturali. All’articolo dedica oggi una scheda Dottoremaeveroche, il Portale “antibufale” della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, dove il cittadino può trovare informazioni sulla salute fondate sulle più aggiornate evidenze scientifiche.
“Questo risultato non sorprende – afferma Filippo Anelli, che della FNOMCeO è il Presidente – e fa il paio con i dati italiani. Secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli e presentato nel nostro convegno dello scorso ottobre sul Servizio sanitario nazionale, ad esempio, la fiducia nel proprio medico di famiglia è massima, superiore a quella riposta in ogni altra figura o istituzione. Bene, dunque, che il medico sia il punto di riferimento anche quando si tratta di acquisire informazioni sulla salute, per determinare, insieme a lui, le proprie scelte. Come, del resto, testimoniato da una precedente indagine condotta per noi dal Censis: l’87,1% degli italiani dichiarava di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiungeva il 90% tra gli over 65 anni), il 72% di sceglierlo come fonte privilegiata delle informazioni di salute. Importante che anche ora, dopo aver attraversato una pandemia con conseguente infodemia, tale fiducia sia ulteriormente cresciuta”.
Ma torniamo all’analisi, condotta su un campione rappresentativo di americani e pubblicata su Jama. Un’organizzazione no-profit molto nota negli Stati Uniti che si occupa di politica sanitaria – un tempo si chiamava Kaiser Family Foundation e oggi semplicemente KFF – ha tenuto sotto controllo l’esposizione all’informazione sulla salute e le convinzioni dei cittadini relativamente a Covid-19, alla violenza da arma da fuoco e alla salute riproduttiva. Dati gli argomenti caldi, con risvolti politici non trascurabili oggi negli Stati Uniti, è probabile che questo sondaggio avrà una forte eco in quel Paese. Ad ogni modo, un team dei ricercatori è risalito a dove le persone si procurano le notizie e di quali fonti di informazione sulla salute si fidano.
Una prima notizia è, appunto, che ci fidiamo dei medici, a prescindere dal nostro orientamento politico. Per essere più precisi, il 95% delle persone che dichiarano di votare per il Partito democratico statunitense ha dichiarato di fidarsi del proprio medico quando gli chiede consigli in materia di salute. Lo stesso vale per chi vota per il Partito repubblicano alle elezioni statunitensi.
La maggior parte delle persone ha una discreta fiducia nelle informazioni sanitarie che arrivano dal Governo, ma la percezione della credibilità delle diverse istituzioni governative varia a seconda dell’inclinazione politica dei cittadini. Ad esempio, l’87% di chi vota democratico ha dichiarato di avere fiducia nei Center for Disease Control and Prevention (i CDC sono un’agenzia federale che si occupa di prevenzione e sorveglianza sulla sanità pubblica negli USA) ma questa fiducia è sentita da meno del 50% dei repubblicani. Quindi – calcolatrice alla mano – se la metà dei cittadini statunitensi vota repubblicano e la metà di loro non si fida delle indicazioni che riceve da un ente come i CDC, possiamo pensare che uno statunitense su quattro potrebbe non seguire le raccomandazioni del governo in tema di salute.
Forte la pervasività delle false notizie in tema di salute: il 96% dei partecipanti al sondaggio pubblicato sul JAMA riferisce di aver sentito parlare della relazione (falsa) tra i vaccini contro il morbillo-parotite-rosolia e l’autismo o dell’efficacia (mai provata) dell’ivermectina contro Covid-19. Da una parte, tuttavia, molti di coloro che sono sottoposti a informazioni errate non credono nella loro veridicità. Dall’altra – ed è la vera buona notizia – l’ultimo anello della catena della comunicazione, il più prossimo alla persona, è il medico. E questo è un grande argine alla disinformazione, arrivando da lui informazioni equilibrate e basate sulle prove che derivano dalla più rigorosa ricerca scientifica.
Ma a cosa è dovuta la fiducia nel medico? Ce lo spiegano altri studi, citati dal team di Dottoremaeveroche.
“Il primo – spiegano i dottori antibufale – rileva che, dei medici e ricercatori, viene apprezzato, oltre che il “sapere”, il “saper fare”, quelle competenze che consentono di risolvere i problemi. In più – e questo ce lo ha detto un altro studio recente – il medico prescrive esami e più in generale un percorso diagnostico per assicurarsi che i suoi sospetti siano corretti: pensiamo ad esempio a un’ipotesi diagnostica che ha bisogno di conferma attraverso un esame del sangue o una risonanza magnetica. Noi pazienti percepiamo questi test come conferma dell’approccio individualizzato del medico ai nostri problemi e vediamo l’insieme della strategia di cura proposta dal nostro medico anche come una sintesi tra il suo sapere, la competenza, e il suo vissuto professionale, la sua esperienza”.
“Queste ricerche – conclude Anelli – forniscono un fondamento scientifico a quella fiducia che i pazienti ripongono nel proprio medico. Una fiducia che è alla base di quell’alleanza terapeutica che è, a sua volta, uno dei fattori determinanti della cura: tanto che, come dimostra un altro studio, il rapporto continuativo con un medico allunga la vita. Una fiducia che è consapevolezza che il medico, attraverso le sue peculiari attività di anamnesi, diagnosi, prescrizione, mette al servizio del cittadino il mix unico di conoscenze, competenze, esperienza e principi etici che lo caratterizza, per compiere, insieme a lui, le scelte migliori per la sua salute e rendere così esigibili i diritti all’autodeterminazione e alla tutela della salute stessa. È questa la vera appropriatezza, che nessuna linea guida, o decreto, o algoritmo potrà mai imporre”.
Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO