Forse occorrerà attendere il 26-27-28 settembre, quando a Viareggio si terrà il Festival della Salute, per avere un quadro sullo stato di avanzamento delle politiche del Governo su Welfare e Sanità e sulle proposte dell’opposizione. L’iniziativa di Viareggio è promossa da settori del Partito Democratico, ma è uno di quegli eventi in cui ci saranno tutti, Governo, maggioranza, opposizione, rappresentanti degli Ordini professionali, dei sindacati, dell’associazionismo e del volontariato, scrittori, giornalisti, tutti quelli che il comitato scientifico, presieduto da Ignazio Marino, ha ritenuto di dover invitare. In tutto, qualcosa come 180 relatori che si divideranno in sessioni di lavoro nei tre giorni della Versilia.
Qualche giorno fa, alla presentazione dell’evento a Roma, è intervenuto Massimo D’Alema, nella sua veste di Presidente della Fondazione Italianieuropei, a cui è affidata l’organizzazione e la direzione scientifica dell’evento. E D’Alema ha dato il senso al tutto, ha spiegato qual è la spinta che dovrà venire da Viareggio: “Siamo di fronte alla tutela di un diritto fondamentale che è un punto essenziale della tenuta dell’unità nazionale. Vogliamo capire, non perché vogliamo impedire”. D’Alema ha aggiunto: “Condivido la necessità di combattere gli sprechi nella sanità italiana. Ma anche le disuguaglianze che ancora esistono tra Nord e Sud e tra cittadini ricchi e poveri. Il Ssn nel Sud soffre e deve essere inquadrato non solo come una fonte di costi – ha precisato il parlamentare del Sud, come ama definirsi – ma anche di investimento per il Paese. Con relativo ritorno economico. Nelle società ricche che invecchiano cresce la spesa per la salute e dunque la tutela del benessere dei cittadini diventa uno straordinario business da cui dobbiamo imparare a far maggior profitto per il Paese”. D’Alema ha quindi legato il tema della sanità all’altro tema che è su uno sfondo sempre più ravvicinato, il federalismo. “Servono più investimenti. Io non so se il federalismo segnerà la fine dello Stato assistenzialista. Non è sempre stato così, non sempre il decentramento del potere ha reso lo Stato più efficiente. Io ho qualche dubbio che si possa fare il federalismo dando più soldi alle regioni ricche mantenendo gli stessi soldi per le regioni più povere. A meno che non ci sia un aumento della pressione fiscale o a meno che non ci sia il mago Zurlì”.
Nella mattinata di domenica 28 interverrà Amedeo Bianco al convegno “La persona al centro di ogni scelta. Medici, pazienti e strutture ospedaliere”, ma nelle altre sessioni ci saranno, oltre al Ministro Maurizio Sacconi, altri esponenti del Governo, della maggioranza e dell’opposizione che si confronteranno proprio sui temi del federalismo in sanità e sulle questioni aperte del Servizio sanitario nazionale.
Un confronto che per ora avviene a distanza, anche se il Consiglio dei Ministri ha varato giovedì 11 settembre il disegno di legge delega sul federalismo fiscale, un atto che apre scenari nuovi nel rapporto stesso tra Stato e Regioni, di cui si avrà maggiore chiarezza nella Conferenza già convocata per il 18 settembre. Uno degli artefici del provvedimento di Palazzo Chigi, Roberto Calderoli (Lega Nord), sostiene che l’approvazione definitiva del federalismo fiscale marcerà assieme alla Finanziaria. Nel confronto di questi giorni si registrano, ovviamente, pareri diversi tra gli esponenti della maggioranza che concordano con l’impostazione del Governo e gli esponenti dell’opposizione che evidenzia aspetti del provvedimento su cui non c’è concordanza di vedute. Ma, in attesa del 18 settembre, il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani (PD), esprime già una posizione articolata sul testo del Governo: “Abbiamo posto al Governo un problema di metodo: è infatti negativo che non si siano tenuti i necessari incontri con le Regioni e le Autonomie locali prima del varo in Consiglio dei Ministri della delega sul federalismo fiscale, secondo un percorso che pure avevamo concordato con il Ministro Calderoli. Non è certo un buon inizio ed è sbagliato fare forzature propagandistiche”. Così Errani, al termine dell’incontro di giovedì con i Ministri Calderoli, Fitto, Ronchi e il Sottosegretario Brancher.
“Non siamo entrati nel merito del testo varato dal Consiglio dei Ministri che ci è stato consegnato oggi (giovedì 11) anche perché non conoscevamo il contenuto delle modifiche apportate. Sarà la Conferenza delle Regioni la prossima settimana a fare le necessarie valutazioni e a presentare proposte.
Abbiamo chiesto e ottenuto che la Conferenza Unificata del 18 settembre sia un momento di avvio del confronto sul nuovo testo che dovrà concludersi con il parere in una successiva riunione della Conferenza.
Riteniamo poi – ha proseguito Errani – che debba esserci la garanzia, già nel testo della delega, delle risorse necessarie per realizzare nelle regioni e negli enti locali l’esercizio delle competenze trasferite, a garanzia di tutti i livelli istituzionali, ma soprattutto per assicurare ai cittadini, e su tutto il territorio nazionale, tutti i diritti, che soprattutto in campi come l’istruzione, la sanità e l’assistenza, sono fondamentali. E questo punto deve trovare una esplicitazione chiara nella delega stessa.
Occorre poi che ci siano sedi e momenti per seguire lo sviluppo del dibattito parlamentare, per fare in modo che le Regioni e le autonomie locali possano apportare, in relazione al dibattito stesso, il loro contributo.
Infine, fra le questioni irrinunciabili, rientra la costruzione di una relazione efficace Governo, Regioni ed Autonomie locali per concertare i decreti delegati che costituiranno l’aspetto applicativo e concreto della delega.
Ma perché prosegua il rapporto Governo-Regioni c’è in agenda una condizione imprescindibile. Nel corso dell’incontro odierno – ha concluso Errani – abbiamo infatti ricordato al Ministro Fitto la necessità di rispettare gli impegni presi a luglio che prevedevano un ulteriore momento di confronto con il Presidente del Consiglio sulle questioni aperte con la manovra prevista nel decreto 112 fra cui la gravissima sottostima del Fondo Sanitario Nazionale”.
La questione finanziaria infatti continua ad essere centrale per il Servizio sanitario nazionale, specialmente per il rientro dal deficit delle Regioni che negli anni scorsi avevano splafonato. E su questo punto, è proprio Sacconi a precisare, attraverso una nota del Ministero del Welfare, che “non saranno soggetti ad alcuna rimodulazione né rinvio dei termini indicati. Anche i Piani di rientro delle Regioni Lazio, Campania, Molise, Liguria e Sicilia sono oggetto di rigorosa verifica con la conseguente adozione di provvedimenti sanzionatori ove il tavolo tecnico individui lo scostamento dagli obiettivi convenuti”. La questione del rientro dal deficit e dei meccanismi virtuosi per la gestione delle risorse finanziarie è un tema ricorrente di Sacconi, pur impegnato in prima linea nella vicenda Alitalia, che ha tenuto banco nell’ultimo mese in maniera intensiva, nell’agenda del Governo, della politica e nell’attenzione dei mass-media. Mai come quest’anno si può dire che d’estate la politica non è andata in ferie, visto il continuo rimbalzo di posizioni, su ogni argomento, tra PdL e PD e altri settori dell’opposizione. Estate calda non solo dal punto di vista meteorologico.
Che ci sia la necessità di un controllo della spesa è cosa risaputa da anni, che ci sia al tempo stesso la necessità di salvaguardare livello e qualità delle prestazioni è altrettanto risaputo. Come anche è chiaro che l’accorpamento in un unico Ministero delle competenze su Lavoro, Salute e Politiche sociali abbia voluto dare un senso di marcia, di una Sanità sempre più incastonata nelle politiche di Welfare. La stessa presentazione del “Libro Verde sul futuro del modello sociale”, all’avvio di questa legislatura, intendeva proporre una visione globale dei problemi. In quella circostanza Sacconi scrisse, tra l’altro, nella prefazione al Libro Verde, che “la organizzazione delle funzioni di indirizzo politico in materia di lavoro, salute e inclusione in un unico Ministero dedicato allo sviluppo sociale può e deve costituire l’occasione per una visione integrata dei vari profili che concorrono al bene-essere dei cittadini”. Un passaggio, questo, strettamente connesso alla strategia di Lisbona, esplicitamente richiamata nel Libro Verde: “Promuovere la salute consente di ridurre la povertà, l’emarginazione e il disagio sociale, incrementando la produttività del lavoro, i tassi di occupazione, la crescita complessiva della economia. Allo stesso modo un aumento della qualità della occupazione e delle occasioni di lavoro per un arco di vita più lungo si traduce in maggiore salute, prosperità e bene-essere per tutti”. Il confronto su questi temi entrerà nel vivo con l’imminente presentazione della legge finanziaria per il 2009, sede nella quale si entrerà nel merito di scelte specifiche.
Autore: Redazione FNOMCeO