Siamo ciò che respiriamo: fumo, salute e Sanità

Report. n. 26/09

SIAMO CIO’ CHE RESPIRIAMO: FUMO-SALUTE E SANITA’

Secondo il Rapporto 2008 sul tabagismo dell’Osservatorio su fumo  alcol e droghe (OSSFAD) dell’Istituto Superiore di Sanità i fumatori del “Bel Paese” ammontano a 11,2 milioni (22% della popolazione) di cui 6,5 uomini e 4,7 milioni donne. Tra il 2008 e il 2007 il numero dei fumatori è però calato di 560 mila unità; tuttavia si inizia a fumare sempre più presto: il 90% inizia prima dei 20 anni e tra i fumatori attuali il 52,9% accende la prima sigaretta già alle 8 del mattino.
Il fumo fa male, anzi malissimo, alla salute e alla tasca di chi fuma ma anche alle tasche degli utenti.
Recentemente, infatti si sono riuniti a Trieste gli esperti del settore per confrontarsi su epidemiologia, prevenzione, impatto clinico-economico delle patologie correlate alla sigaretta e su nuove terapie in occasione del Convegno “Fumo Salute e Sanità” patrocinato dalle Regione Friuli e dall’Osservatorio Sanità e Salute.
In quella occasione è stato sottolineato che per curare tutte le patologie legate al fumo l’Italia in un anno spende (dati 2005) ben 6 miliardi di euro pari al 6.7% della spesa sanitaria globale. A tale riguardo è bene riportare le affermazioni di quanti hanno approfondito e studiato a fondo il problema.
Tra questi Americo Cicchetti della facoltà di Economia all’Università Cattolica di Roma:
“ La ricerca scientifica ha messo in chiara evidenza la correlazione tra l’emergenza di alcune patologie e l’abitudine al fumo.
Adottando come dati di riferimento i ricoveri ospedalieri durante il 2005, uno studio realizzato dal nostro Ateneo ha calcolato che il costo per i ricoveri associati a patologie tabacco-correlate è pari a 3,4 milioni di euro un valore che nel 2005 rappresenta il 3,5% della spesa del SSN.
Proiettando questo dato sugli altri livelli di assistenza ne è emerso che nel 2005 la spesa complessiva per il SSN per le patologie fumo-correlate ammonterebbe appunto a oltre a 6 miliardi di euro, pari al 6,7% della spesa sanitaria nazionale”.
Ancora un clinico il Prof. G. Fasola direttore dipartimento Oncologia dell’Università Maria Misericordia di Udine: “tra gli amanti del pacchetto la metà morirà per ragioni strettamente connesse a questa abitudine e nella metà di questi il decesso avviene tra i 35 e i 69 anni.
A 70 anni, circa l’80% dei non fumatori è ancora vivo contro il 50% dei fumatori.  
Ciò su cui tutti siamo chiamati a riflettere è che, se non vi fosse il fumo di sigaretta, il tumore del polmone, oggi definito un BIG KILLER diventerebbe una neoplasia rara”.
Guardando ancora i dati, l’indagine rileva che i Paesi dove gli uomini fumano di più sono la Federazione Russa, la Bielorussia, l’Ucraina e la Georgia, mentre le donne fumano di più in Austria, Bosnia Erzegovina e in Ungheria; gli ex fumatori in Italia ammontano a 9,3 milioni di persone, ogni anno il fumo provoca 5,4 milioni di morti nel Mondo.
Cosa fare dunque per arginare il fenomeno?

  • Secondo il Rapporto gli alti costi delle sigarette e del tabacco favoriscono la cessazione e scoraggiano l’iniziazione. Negli USA un aumento del 10% dei prezzi ha portato ad una diminuzione del 3,2% negli adulti e del 7,6% nei giovani e addirittura del 14,6% negli adolescenti. Di fronte ad un aumento di 5 euro per pacchetto di sigarette in Italia il 45%, secondo il Rapporto, cambierebbe le proprie abitudini (diminuzione numero di sigarette, e/o cessazione vizio) in particolare il 36,3% fumerebbe meno e l’8,7% smetterebbe di fumare.
  • Chiedere aiuto al proprio medico di base: risulta che nel 2008 il 17,8% degli italiani hanno ricevuto dal proprio medico di famiglia il suggerimento spontaneo di smettere di fumare, secondo il Rapporto sono ancora pochi i medici che forniscono consigli.
  • Altro rimedio mettere in fascia A i farmaci ed eventualmente i sistemi per smettere di fumare. Ci sono infatti diverse pubblicazioni in cui si analizza l’importanza della rimborsabilità dei farmaci per gli esiti della terapia, che concludono affermando che il numero dei pazienti che richiede al medico un trattamento aumenta, ma soprattutto si ottiene un miglioramento degli esiti da 2 a 4 volte rispetto ad una situazione di non rimborsabilità.
  • Come ultimo rimedio socio – sanitario c’è quello di incrementare e di migliorare la qualità dei servizi territoriali per la cessazione dal fumo di tabacco.

Ultima ora

Secondo i nuovi dati DOXA illustrati il 26/05/2009 a Milano in vista della giornata mondiale contro il fumo (31 Maggio), il trend positivo che vedeva una diminuzione di fumatori di 560 mila unità tra il 2007/08 è mutato negativamente, per cui oggi la DOXA ci dice che sono 13 milioni gli italiani che fumano, pari al 25,4% della popolazione.
Piergiorgio Zuccaro presentatore dei dati aggiornati spiega così l’inversione di tendenza: “Forse c’entra anche lo stress da crisi economica, ma il fatto è che moltissimi di coloro che  avevano smesso di fumare non ce l’hanno fatta e hanno ricominciato”.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma 27/05/2009

Autore: Redazione FNOMCeO

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